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da Casa Madre Istituto Missioni Consolata Perstiterunt in Amore Fraternitatis Anno 92 - N

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da Casa Madre

da Casa Madre

Perstiterunt in Amore Fraternitatis

Istitut

o Missioni Consol

at

a

Il Cristo dei Vichinghi. Pietra runica di Jelling.

Prima raffigurazione di Cristo in Danimarca (sec. X)

A

nno

92 - n.10 - 2012

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EditorialE

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LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

PER LA TRASMISSIONE DELLA FEDE CRISTIANA

P. Giuseppe Ronco, IMC

Scrivendo queste note su un tema ampiamente

dibattuto, mi ritorna alla mente un aneddoto di Nasreddin, imam turco vissuto nel XIII secolo ad Eskischir, ma conosciuto in tutta l’Asia e in Cina sotto il nome di Efendi.

"Un giorno, come suo dovere di imam, Nasreddin Efendi doveva presiedere la preghiera comunitaria e fare la predica all’assemblea del venerdì. Non ne aveva però tanta voglia. Allora, prima di iniziare a parlare, fece agli astanti questa osservazione: “Che ne pensate della predica? L’argomento è noto a tutti: credete forse di sapere già il contenuto della mia predica? Se la risposta è no, aspettandovi qualcosa di diverso e profondo, allora è inutile che ve la faccia perché non la capirete. Se la risposta è sì, diventa pure ugualmente

inutile perché l’avete già sentita.

Se metà dicono di esserne già a conoscenza e metà no, allora quelli che la sanno già, la spieghino agli altri!" (Aneddoti di Nasreddin Efendi).

Il Sinodo

La prossima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, in programma dal 7 al 28 ottobre sul tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana», sarà chiamata ad approfondire alcuni temi di fondo suggeriti dall’ Instrumentum laboris.

Frutto della sintesi delle risposte ai Lineamenta

giunte dalle Conferenze episcopali, dai Sinodi dei vescovi delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, dai dicasteri della Curia romana e dall’Unione dei superiori generali - oltre che da istituzioni e singoli istituti di vita consacrata, laici, membri di associazioni e movimenti ecclesiali - il documento fornisce un quadro esauriente dell’attività evangelizzatrice. Ma soprattutto indica ai padri sinodali una molteplicità di temi da approfondire «affinché la Chiesa possa continuare a svolgere in modo adeguato la sua opera di evangelizzazione, tenendo presenti le non poche sfide e difficoltà del momento presente». Delina poi otto scenari - da quello culturale, caratterizzato dalla secolarizzazione, a quelli migratorio, economico, politico, della ricerca scientifica e tecnologica, comunicativo e religioso - come altrettante sfide.

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Che cos'è la nuova evangelizzazione?

“Rispondendo alla specifica domanda, molte riflessioni pervenute sono concordi nell'indicare che la nuova evangelizzazione è la capacità da parte della Chiesa di vivere in modo rinnovato la propria esperienza comunitaria di fede e di annuncio dentro le nuove situazioni culturali che si sono create in questi ultimi decenni” (IL 47).

“Nuova evangelizzazione non significa un "nuovo Vangelo", perché «Gesù Cristo è lo stesso ieri oggi e sempre» (Eb 13,8). Nuova evangelizzazione vuol dire risposta adeguata ai segni dei tempi, ai bisogni degli uomini e dei popoli di oggi, ai nuovi scenari che mostrano la cultura attraverso la quale esprimiamo la nostra identità e cerchiamo il senso delle nostre esistenze” (IL 164).

Per Giovanni Paolo II “La nuova

evangelizzazione non consiste in un “nuovo vangelo”, non deve riguardare i contenuti, ma gli atteggiamenti, lo stile, lo sforzo, la programmazione, il metodo di apostolato, il linguaggio, che devono essere tali da rendere accessibile, penetrante, valida e profonda la risposta all’uomo di oggi, senza per nulla alterare o modificare il contenuto del messaggio evangelico”. (Giovanni Paolo II, Discorso all’apertura dei lavori della IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano a Santo Domingo, 12-10-1992)

Per Benedetto XVI è rispondere alla domanda

fondamentale di ogni uomo : come si realizza il diventare uomo? Come si impara l’arte di vivere? Quale è la strada alla felicità?” (Card. Ratzinger, Conferenza agli insegnanti di religione, in L’Osservatore Romano, 10-12 dicembre 2000)

E per un missionario?

Nuova evangelizzazione significa ripensare in maniera seria l'intero problema missionario mettendo in moto una gigantesca opera di evangelizzazione nel mondo moderno arrivato ad un crocevia nuovo della storia dell'umanità.

É tempo di “fare oggi un grande passo in avanti nell' evangelizzazione... entrare in una nuova tappa storica del suo dinamismo missionario” (ChL35), di “rifondare su base missionaria la nostra pastorale nella moderna società industriale” (Giovanni Paolo II, Discorso alla Conferenza episcopale della Scandinavia, 1 giugno 1989).

Gran parte dell’umanità di oggi non trova nell’evangelizzazione permanente della Chiesa il Vangelo, cioè la risposta convincente alla domanda: Come vivere? È giunto il momento di ricuperare le fondamenta perdute della fede attraverso comuni sforzi, rinnovati e rafforzati.

Il compito del missionario è chiaro: si tratta

di farsi prossimo di ogni non credente, di fare strada con lui, riconoscendolo come vero fratello, "l'altro" che Dio pone sulla nostra strada, cercando di costruire insieme fraternità. Parleremo di Cristo, lo presenteremo come modello di vita e di felicità, fino a che sarà accolto e amato da tutti, fino a suscitare in lui la fede e a riconoscerlo "Signore".

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Quanto alle modalità

1- Occorre un annuncio contestualizzato, che

tenendo conto della globalizzazione in atto e dell'interculturalità necessaria, non circoscriva un aspetto particolare o settoriale dell’esistenza umana o della società, ma l'abbracci nella sua totalità. La nuova evangelizzazione si deve rivolgere a tutto l’uomo e a tutti gli uomini, nella realtà storica in cui vivono.

2- L'ambito della nostra azione è il quotidiano

vivere di ogni persona, ponendo attenzione alla persona stessa, all’ambiente in cui vive, all’intreccio di relazioni che essa tesse. “Non c'è situazione ecclesiale che si possa sentire esclusa da un simile programma” (IL 89). Sappiamo che l’evangelizzazione si riferisce alla condizione umana e si precisa in rapporto all’esistenza quotidiana nella sua concretezza storica. “Pur in contesti di minoranza o di discriminazione la Chiesa non deve perdere la sua prerogativa di restare accanto alla vita quotidiana delle persone, per annunciare da quel luogo il messaggio vivificante del Vangelo” (IL 83). Perciò tutto l’agire della chiesa, quello di ogni persona e di ogni popolo, di religione e di ogni epoca, deve essere rivisitato da un’evangelizzazione appropriata e corretta. Anche l' esperienza cristiana nella sua totalità ha bisogno di un ripensamento, a cominciare dal linguaggio, in quanto il linguaggio religioso è inevitabilmente gergale, clericale, è un linguaggio troppo isolato rispetto al linguaggio comune. “Si è lamentata una eccessiva burocratizzazione delle strutture ecclesiastiche, che sono percepite lontane dall'uomo comune e dalle sue preoccupazioni esistenziali” (IL 69). 3- E’ tempo di caricare di contenuti nuovi l’ad gentes

a cui siamo chiamati. Troppo sovente, infatti, l’abbiamo ridotto a zone geografiche e ad aree culturali minoritarie, dimenticando che l’essenziale dell’ad gentes sono “le genti”, le persone con i loro problemi e le loro credenze religiose.

“Nel contatto con i non cristiani, le comunità cristiane hanno poi potuto imparare che oggi la missione non è più un movimento

Nord-Sud o Ovest-Est, perché occorre svincolarsi dai confini geografici. Oggi la missione si trova in tutti e cinque i continenti. Bisogna riconoscere che anche nei Paesi di antica evangelizzazione esistono settori e ambienti estranei alla fede perché in essi gli uomini non l'hanno mai incontrata e non soltanto perché se ne sono allontanati. Svincolarsi dai confini vuol dire avere le energie per porre la questione di Dio in tutti quei processi di incontro, mescolamento, ricostruzione delle relazioni sociali che sono in atto dovunque” (IL 70).

Queste genti vivono raggruppate in aree culturali o religiose, chiamate areopaghi moderni o cortili dei gentili. In essi si trovano persone di ogni categoria e di età, credenti e non credenti, gente che alla vita dà un senso e una finalità diverso dal nostro, gente che fa della scienza la dea guida della vita, gente che lotta per i diritti fondamentali della persona e per la pace, gente che a volte ha dimenticato la dimensione spirituale innata in ogni coscienza, gente che si erge a dio di se stessa e decide da sé le norme etiche del vivere.

Ci sono i cortili delle religioni diverse dalla nostra, con orizzonti interpretativi della vita che a volte ci lasciano perplessi. In casa nostra troviamo gli ebrei, i musulmani, i buddisti, gli induisti, fieri della loro identità e pronti a organizzarsi in comunità per non lasciarsi omologare.

Non è prospettiva missionaria ridurre il lavoro e l'interesse a solo alcune categorie, dimenticando le altre. Il missionario dovrebbe occuparsi di tutti, secondo la volontà del Signore che ci invia a tutti.

Riscoprire la fede cristiana

E’ utile, come conclusione, conservare nel cuore la riflessione di S. Leone Magno nel suo Discorso sulle Beatitudini. In un momento difficile molto simile al nostro, colmo di problemi politici, economici e sociali, di invasioni barbariche e

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di controversie cristologiche sulla grazia, egli infondeva speranza alla gente del suo tempo e invitava tutti a riscoprire con fiducia la fede cristiana: «Riconosci o cristiano la sublimità della tua sapienza e comprendi con quale dottrine e metodi vi arrivi e a quali ricompense sei chiamato».

“Per evangelizzare la Chiesa non ha bisogno soltanto di rinnovare le sue strategie, quanto piuttosto di aumentare la qualità della sua testimonianza; il problema dell'evangelizzazione non è una questione anzitutto organizzativa o strategica, quanto piuttosto spirituale. «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni. È dunque mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santità. Il segreto ultimo della nuova evangelizzazione è la risposta alla chiamata alla santità di ogni cristiano (Paolo VI, EN 42)”. (IL 158).

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PER LA FORMAZIONE CONTINUA

Sievernich Michael, LA MISSIONE CRISTIANA. STORIA E PRESENTE, Queriniana, 2012

Presentazione di Rosino Gibellini

L’opera del missiologo tedesco Michael Sievernich conclude una trilogia missiologica: – David Bosch, La trasformazione

della missione (BTC 109);

– Stephens B. Bevans – Roger P. Schroeder, Teologia per la missione oggi. Costanti nel contesto (BTC 148); – Michael Sievernich, La missione cristiana. Storia e Presente (BTC 160)

Il termine «missione» è un neologismo, diventato termine tecnico teologico solo agli inizi dell’età moderna nell’ambiente gesuitico; si è presto imposto e fu ufficialmente adottato con la fondazione della Congregazione romana per la propagazione della fede nel 1622.

Anticamente si usavano altre espressioni, come «conversione degli infedeli», «promulgazione del vangelo», «predicazione tra i popoli», «diffusione della fede» (propagatio fidei), e altre. Espressioni e significati che sono affluiti nel termine di «missione» nel Seicento. Nell’Ottocento poi si costituisce in Germania – nelle università di Halle e di Münster – la «missiologia» (o «missionologia») come disciplina teologica.

Ora viene edito nella «Biblioteca di teologia contemporanea» (n. 160) il libro, La missione cristiana. Storia e Presente, che si concepisce come un testo pensato e scritto come manuale di studio di questo ambito della teologia cristiana, ma anche come fonte di informazione e di aggiornamento su storia e problematica della missione cristiana. L’opera è scritta dal teologo tedesco gesuita Michael Sievernich (1945), docente all’università di Magonza, e all’Istituto filosofico-teologico Sankt Georgen di Francoforte sul Meno, e tra i più esperti

missiologi di lingua tedesca.

Se il libro del teologo sudafricano David Bosch, La trasformazione della missione (1991) (BTC 109, 2000) – ormai già un classico –, affronta la nuova problematica della missione cristiana, che ha il compito di trasformare il mondo in ordine all’avvento del Regno di Dio, ma anche di sapersi trasformare per affrontare i nuovi compiti; se il libro dei teologi nordamericani Bevans e Schroeder, Teologia per la missione oggi. Costanti nel contesto (2007, BTC 148, 2010) analizza imodelli di missione, individuando le «costanti» nel variare dei «contesti» storici, culturali e sociali; il nuovo libro, La missione cristiana (1999, BTC 160, 2012) del teologo tedesco Sievernich, si propone come un testo di studio, organicamente composto e condotto per linee essenziali. I tre volumi citati rappresentano quasi una trilogia sulla missione cristiana, aggiornata e documentata.

Nel tempo della globalizzazione, la missiologia si presenta come una necessaria espressione della ecclesiologia. L’opera di Sievernich è classicamente divisa in tre parti: storia, teoria, problematica del Presente.

1. La prima parte traccia in 150 pagine circa una essenziale storia della missione cristiana,

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partendo dalla Bibbia e risalendo, con documentazione e insieme con rapidità, fino al presente. Sono pagine avvincenti e che danno da pensare. La missione cristiana è partita da Gerusalemme e da Antiochia, arrivando fino ai confini dell’Impero romano, e oltre: «La chiesa antica non superò solo i confini dell’impero romano, ma si aprì in tutte le direzioni della rosa dei venti, a ovest e a nord, a est e a sud» (51). Il fattore del successo, secondo lo storico Harnack, è rappresentato soprattutto dall’«elemento caritativo dell’amore e del servizio» (55) delle comunità cristiane.

Il percorso della missione cristiana è entusiasmante, ma ha anche le sue ombre, come, ad esempio, la conversione forzata dei Sassoni ad opera di Carlo Magno; o l’evangelizzazione del nuovo mondo dell’America Latina concepita come «conquista spirituale». Nell’età moderna le modalità della missione sono divise in tre tipi (115-147): a) i tipi sociali-culturali: il commercio, i matrimoni tra i regnanti, e le migrazioni dei popoli; b) i tipi professionali, rappresentati da missionari di ordini e congregazioni religiose; c) e i tipi istituzionali, quando il mandato missionario di Cristo, che sta all’origine, viene promosso dai papi, in particolare a partire dal Seicento con la fondazione della Congregazione de propaganda fide.

2. La seconda parte dell’esposizione ricostruisce le diverse teorie della missione cristiana, da quelle classiche alle più moderne e recenti: la teoria dei semi del Verbo, la testimonianza, la plantatio ecclesiae, l’adattamento e l’inculturazione (su questa categoria è da citare lo studio del missiologo svizzero Giancarlo Collet «…Fino agli estremi confini della terra». Questioni fondamentali di teologia della missione (2002, BTC 128, 2004), evangelizzazione dei popoli e delle culture, la liberazione, il dialogo.

Nella teorizzazione del dialogo – categoria che si fa sempre più presente – meritano menzione il Libro del Gentile e dei tre sapienti (1275) di Raimondo Lullo; il trattatello De pace fidei (1453) di Nicola Cusano; L’epistolario con i Gesuiti in Cina(1689-1714) di Leibniz; viene citato per il suo influsso missiologico anche il saggio filosofico di Kant, Per la pace perpetua (1795); fino al Progetto per un’etica

mondiale di Hans Küng (1990), che è stato fatto proprio dal Parlamento delle religioni mondiali (Chicago 1993). Una interessante integrazione è rappresentata dal capitolo su «La “missione” nella testimonianza delle arti» (233-267).

3. Se la prima parte delinea una storia della missione cristiana, la seconda parte ricostruisce la storia della missiologia; e la terza affronta la problematica del Presente, nel tempo della globalizzazione.

Il primo problema concerne la possibilità della comunicazione: «Si calcola che esistano oltre 2.000 traduzioni della bibbia, tra cui più di 400 traduzioni complete di tutta la bibbia e altre 1.000 traduzioni complete del NT» (285). Un secondo problema è rappresentato dallo scambio dei saperi, che comporta la conoscenza delle culture del mondo, anche delle più complesse, come quelle della Cina e del Giappone. Tra le conoscenze importanti risulta quella delle mappe del globo e delle visioni del mondo.

Un terzo problema è ora quello del dialogo tra le religioni, che viene trattato nella linea conciliare, interpretata come inclusivismo (anche se l’espressione è assente) aperto e dialogico nel pluralismo delle culture e religioni. In definitiva, l’evento missionario «è descrivibile come evento dialogico dell’incontro fra Dio e l’uomo» (349).

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L’ANNO DELLA FEDE

L'anno della fede, voluto da papa Benedetto XVI, si aprirà il prossimo 11 ottobre per chiudersi il 24 novembre del 2013.

Un anno della fede che coincide con due importanti ricorrenze della Chiesa: il cinquantesimo dell'apertura del Concilio Vaticano II e il ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica. E la solenne apertura avverrà proprio nell'anniversario dell'avvio del Concilio, l'11 ottobre, con una celebrazione eucaristica in piazza San Pietro, concelebrata da tutti i padri sinodali, dai presidenti delle Conferenze episcopali del mondo e dai padri conciliari.

E’ stato avviato in rete il sito web, progettato in maniera innovativa e consultabile da tutti i dispositivi mobili e tablet attraverso la scelta di componenti e tecnologie di nuova concezione. Offre l'opportunità di conoscere tutti gli appuntamenti previsti con il Santo Padre e gli eventi di maggior rilievo delle Conferenze Episcopali, delle Diocesi, dei Movimenti e delle Associazioni. Disponibile in diverse lingue. http://www.annusfidei.va/content/ novaevangelizatio/it.html

Il logo che segnerà tutti gli avvenimenti di quest'Anno rappresenta una barca, immagine della Chiesa, in navigazione sui flutti. L'albero maestro è una croce che issa le vele le quali, con segni dinamici, realizzano il trigramma di Cristo (IHS, Iesus Hominum Salvator). Sullo sfondo delle vele è rappresentato il sole che associato al trigramma, rimanda all'Eucaristia.

È pronto anche l'Inno ufficiale dell'Anno della Fede. Credo, Domine, adauge nobis fidem: è il ritornello che permane come invocazione al Signore perché abbia ad aumentare in tutti noi la Fede, sempre così debole e bisognosa della sua grazia.

E’ stato preparato nelle diverse lingue il Sussidio pastorale, Vivere l’Anno della Fede, per accompagnare, in primo luogo, la comunità parrocchiale, e quanti vorranno inserirsi nell'intelligenza dei contenuti del Credo.

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Una immagine del Cristo del Duomo di Cefalù accompagnerà tutti i pellegrini e i credenti nelle varie parti del mondo. Nel retro si trova scritta la Professione di fede. Uno degli obiettivi dell’Anno della fede, infatti, è fare del credo la preghiera quotidiana imparata a memoria, come era consuetudine nei primi secoli del cristianesimo. Secondo le parole di S. Agostino: "Ricevete la formula della fede che è detta Simbolo. E quando l'avete ricevuta imprimetela nel cuore e ripetetevela ogni giorno interiormente. Prima di dormire, prima di uscire, munitevi del vostro Simbolo. Nessuno scrive il Simbolo al solo scopo che sia letto, ma perché sia meditato".

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L’Allamano nell’iconografia

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L’ALLAMANO INTERPRETATO DA DIVERSE CULTURE

P. Francesco Pavese, IMC

È giusto ed arricchente presentare anche quadri

del Fondatore dipinti da pittori di culture differenti da quella europeo o americana, anche se poco conosciuti. Dobbiamo riconoscere che i Missionari e le Missionarie della Consolata sono stati solleciti a proporre ad artisti locali di dipingere o scolpire l’immagine dell’Allamano. Possediamo una grande quantità di tali opere, quadri, disegni, sculture, ecc. Non tutti sono di qualità. Alcuni tentano di presentare un Allamano che non gli rassomiglia affatto. Alcuni usano una tecnica meno che elementare. Tutti, però, sono l’espressione di uno sforzo di donarci l’Allamano visto e compreso con rispetto e simpatia.

In questo mese presento i quadri di due pittori appartenenti a due generi e stili molto differenti. Hanno in comune solo il continente di origine: l’Africa.

Gli occhioni dell’Allamano nei quadri etiopici.

Un giovane artista etiope, Markos Kasella, si è cimentato almeno tre volte a ritrarre l’Allamano. Ovviamente lo stile delle sue opere è quello caratteristico della sua terra. In particolare, vanno notificati, oltre ai colori vivaci dei dipinti, in particolare gli occhi delle persone, che sono molto grandi, senza però

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sfigurare nell’armonia dei volti.

L’Allamano è stato dipinto tre volte così. Uno di questi quadri, quello che presento, è esposto nel refettorio della casa generalizia a Roma. Gli altri due, di dimensioni molto più contenute e solo a mezzobusto, dovrebbero essere ad Addis Abeba, nella casa regionale.

Il quadro a Roma, olio su tela (mm 1.40 x 2.40), è del 1982, eseguito su commissione dei nostri confratelli che operavano in Etiopia. Il volto del Fondatore si ispira alla famosa fotografia di Rivoli. La composizione del dipinto contiene tutti gli elementi che caratterizzano la personalità dell’Allamano, che il pittore ha evidenziato ponendolo al centro della scena, più grande delle altre figure, vestito dei paramenti sacerdotali, in atto di benedire.

La Consolata, dai colori vivaci, un po’ arretrata, è molto vicina a lui e sembra emergere dalla folla. Si può immaginare che voglia suggerire che dietro ogni attività dell’Allamano in favore della gente c’è sempre lei.

In fondo e tra gli alberi, spicca la chiesa, stile etiopico, che i missionari e le missionarie dell’Allamano hanno contribuito a far crescere in quel paese fin dai primi anni del secolo scorso. I presenti sono molto numerosi e tutti guardano l’Allamano loro Padre. I missionari e le missionarie non sono appartati da soli, ma confusi tra la gente, cioè nel loro vero ambiente di apostoli.

Questo quadro, pur precedendo di otto anni la beatificazione dell’Allamano, anticipa tutti gli elementi che poi sono stati evidenziati dalle opere realizzate dal 1990 in poi.

A dire il vero, un quadro del genere potrebbe figurare meglio come pala da altare in una chiesa dedicata all’Allamano. Tuttavia, anche in un refettorio non perde il suo significato. Infatti a chi lo ammira ricorda il primo ideale del Fondatore: continuare l’opera missionaria del card. G. Massaia nel Kaffa, in Etiopia. Conosciamo le difficili e anche dolorose vicende che hanno accompagnato questa missione, a cominciare dalle difficoltà per la scelta del posto, proseguendo all’ingresso dei primi confratelli, agli sforzi per essere accettati

come missionari, fino all’espulsione durante la seconda guerra mondiale e al definitivo ritorno, in forma più modesta. Per il Kaffa il Fondatore ha prima sognato, poi sofferto, poi gioito. Ora è protettore anche di quelle Chiese e dei suoi figli e figlie che in esse continuano ad operare. Tutto questo può ricordare il quadro del Kasella, se lo si ammira con conoscenza storica e intelligenza del cuore.

I volti tondeggianti dell’Allamano in Mozambico.

Nella regione del Niassa, in Mozambico, L. Priscilliano, pittore autodidatta e molto ingegnoso, è stato molto valorizzato dal p. G. Frizzi per illustrare i volumi da lui scritti sulla cultura Maúa. Fortunatamente a questo artista è stato richiesto pure di illustrare la figura dell’Allamano. Così ha prodotto un numero imprecisato di dipinti su tela, su carta, su stuoie; con l’Allamano da solo, assieme alla Consolata, con vicino il Camisassa, con i simboli degli Evangelisti, con gli alberi sacri. Non è facile

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contare le opere del Priscilliano che ritraggono il Fondatore. Sicuramente superano di gran lunga quelle del Traverso che, in Italia, è l’artista che ha dipinto il maggior numero di quadri dell’Allamano.

Presento due di queste opere che mi sembrano rappresentare la produzione di questo artista. Anzitutto: il Fondatore assieme alla Consolata. Olio su tavola (cm 90 x 110 circa), per la chiesa di Mayaka, Niassa. Lo stile di questo autore, come si vede, è caratteristico per quanto riguarda le figure. I volti delle persone, eccetto quelli della Consolata, dell’Allamano e del Camisassa, sono dipinti tutti rotondi; gli occhi sono quasi sbarrati, rivolti verso l’esterno. La facce sono tutte rotonde, esattamente a cerchio, colorate in due tonalità diverse. La colorazione è intensa e molto armoniosa.

In questo quadro, si notino questi particolari: il volto dell’Allamano non è tondo come quello della gente, ma abbastanza tondeggiante. Gli sembra e non gli sembra. Tiene in mano la bibbia aperta sul testo di Isaia 66,18, che è il motto dato ai suoi missionari: «Annunzieranno la mia gloria alle genti». Dietro

l’Allamano c’è la figura della Consolata, molto simile nell’abbigliamento alle donne mozambicane. Che sia l’icona della consolata lo dimostrano le due aureole della Madonna e del Bambino. Più lontano, lo Spirito Santo a forma di colomba che vola in un cielo luminoso. Sullo sfondo le montagne tipiche della zona.

Si deve riconoscere che questo dipinto è davvero caratteristico. Grezzo come tecnica, molto delicato nella concezione. Fa capire come il nostro Padre sia immaginato da chi appartiene ad un altra cultura e cerca di penetrare nel suo interno. Il Priscilliano ci è riuscito bene, perché le caratteristiche fondamentali del Fondatore ci sono tutte: la Consolata e la missione.

Il secondo quadro del Priscilliano che presento è ancora più originale. In esso l’autore ha voluto fare come una sintesi di tutti gli elementi che gli interessano: ci sono i nostri due Padri, l’Allamano

e il Camisassa. Sono loro e non sono loro, ma noi li possiamo intravedere senza difficoltà. Poi c’è la Consolata, il cui corpo prende anche forma di anfora e racchiude in sé tutte le altre figure. Notare il volto della Vergine e quella del Bambino, rivolti l’uno verso l’altro, con un occhio solo, essendo di profilo (un profilo difficilmente riscontrabile). Infine, le teste dei quattro evangelisti. Il Priscilliano inserisce spesso gli evangelisti nei quadri dell’Allamano, perché ne indicano lo spirito missionario. Le figure sono simboliche, conforme alla descrizione dell’Apocalisse: l’angelo, il leone, l’aquila e il bue; a volte c’è solo la testa, come qui, a volte ci sono solo le zampe o altre forme. Questo quadro, olio su tela (cm 30 x 40) è del 2004. È custodito, assieme ad altri simili, nell’ufficio del Postulatore in Roma.

Nei suoi quadri che riproducono l’Allamano, il Priscilliano è attento ad inserire sempre i simboli che ne specificano lo spirito mariano e missionario. Per questo essi sono indicativi anche per noi.

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“L’utopia di Francesco si è fatta... Chiara“

(Raimon Panikkar)

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LA POVERTA’ FRANCESCANA

P. Giuseppe Ronco, IMC

“Povertate è nulla avere e nulla cosa poi volere;

ad omne cosa possedere en spirito de libertate”.

La povertà francescana è atto di libertà. Essa nasce dall’incontro con Cristo povero, si esprime nell’aiuto concreto all’umanità povera ed esclusa, e trova il suo compimento nell’incarnare la povertà come poveri tra i poveri, come ultimi tra gli ultimi.

E’ una delle componenti qualificanti e determinanti della spiritualità francescana della vita e si fonda sulla ferma convinzione di voler servire amorevolmente Dio negli uomini, specie nei più bisognosi, vivendo come loro, con letizia e fede

Suo scopo non è l’immiserimento di se stessi ma un arricchimento, avendo sempre come punto di riferimento e modello Gesù.

E’ una forza liberatrice, che offre ed instaura un modello diverso di vivere da quello vigente nella società consumistica ed edonistica, un modello

che dia il primato ai valori dell’essere di più, anziché a quelli di avere di più, un’attenzione speciale di partecipazione effettiva ai problemi di sviluppo dei più diseredati, di testimonianza per la giustizia e per la lotta contro le strutture inique e contro gli abusi del potere del denaro.

LA POVERTA’ SECONDO FRANCESCO

Le Fonti francescane illustrano con abbondanza l’idea di Francesco sulla povertà. Cercheremo di percorrerla per sommi capi, non riportando le citazioni dirette, ma privilegiando i contenuti. Per Francesco la povertà è soprattutto rinuncia al possesso delle cose materiali a favore dei poveri, e nella Regula scrive: “che vadano e vendano tutto quello che hanno e procurino di darlo ai poveri”. La vera povertà prevede una serie di rinunce, ma è anzitutto rinuncia a se stessi, alla propria volontà, è distacco dal

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proprio ministero, e dal proprio ufficio. Positivamente, è ricerca delle cose del cielo, è letizia nella propria indigenza. Non si fonda sul timore che le realtà terrene possano allontanare da Dio, ma sul desiderio di imitazione di Cristo. Infatti egli scrive: “Dobbiamo piacere al Signore Iddio e seguire i suoi passi e la sua povertà”. Anche prima della conversione Francesco volle fare l’esperienza della povertà e ne rimase tanto innamorato da volerla sposare; infatti una sera: “dopo l’incontro con il lebbroso, si rivestì dello spirito di povertà. Poco dopo, nella misura in cui poté,distribuì tutto quanto per amore di Cristo ; offrì del denaro al sacerdote poverello della chiesa di San Damiano”. Dopo essersi spogliato davanti al padre e al vescovo, dice: “Andrò nudo incontro al Signore”.

indossino vesti povere; alloggino in dimore povere e senza costoso decoro, perché “il monastero dei frati è il mondo”.

Il primo mezzo con il quale i poveri debbono guadagnarsi il necessario alla vita è il lavoro manuale. Ne darà un esempio mirabile Chiara a San Damiano.

Nell’ultima volontà scritta per le clarisse: “Prego voi,mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà. E guardatevi attentamente dall’allontanarvi mai da essa in nessuna maniera, per l’insegnamento o il consiglio di alcuno”.

AUDITE, POVERELLE

Nel 1978 fu scoperto ad Assisi uno dei rarissimi documenti scritti, indirizzati da Francesco alle sorelle di San Damiano. Si tratta di una laude di sapore mistico, scritta in italiano medievale.

Angelo Branduardi nell’album L’infinitamente

piccolo, che raccoglie canzoni tratte dai testi delle

Fonti Francescane, la musicò con strumenti e tonalità tipiche del tempo.

Audite poverelle, dal Signor vocate Ke de multe parte et provincie Sete adunate,

Audite poverelle, dal Signor vocate Vivate sempre en veritate

Ke in obedientia moriate. Non guardate alla vita fora Quella dello spirito è migliora Ve prego per grande amore Che in povertà viviate.

Quelle che son d’infermità gravate E l’altre che son fatigate

Ciascuna lo sostenga in pace E serà in Cielo coronata.

(Codice sec. XIV, f. 57rv custodito nel monastero di San Fidenzio di Novaglie)

Francesco conferma la vocazione di Chiara e delle sorelle a rimanere fedeli a Madonna Povertà, a non rimpiangere la vita del mondo, perché quella dello spirito è migliore. E se la malattia e la fatica bussano alla porta, bisognerà accettarle, offrirle a Dio e continuare a vivere Francesco sceglie la più alta povertà anche

perché è convinto della sua utilità: aiuta le anime ad accogliere l’annuncio del vangelo. La povertà suscita negli altri la generosità, allontana le eccessive preoccupazioni per la vita terrena ed è fonte di gioia.

San Francesco ha voluto manifestare la sua povertà anche nelle vesti; vuole che i suoi frati

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nella pace. Si riceverà così la gloria, come la Vergine Maria.

Appaiono con molta evidenza povertà e radicalismo

evangelico, vissuto fino all’espropriazione di sé,

richiesti da Francesco a coloro che si consacrano al Signore.

Chiara rivendicherà sempre, per sé e per le sorelle, il privilegio di vivere coraggiosamente “l’altissima povertà” (Tommaso da Celano) : per

lei diventa esperienza mistica, vera forma della sequela Christi.

“O beata povertà, a quelle che l’amano e l’abbracciano le ricchezze eterne!

O santa povertà, a loro che l’hanno e la desiderano è promesso da Dio il regno dei cieli e l’eterna gloria e la vita beata senza alcun dubbio è concessa!

O pia povertà, che il Signore Gesù Cristo, il quale reggeva e regge il cielo e la terra, e disse anche e le cose furono fatte, si è degnato al di sopra di

tutto abbracciare! “ (Chiara, Lettera ad Agnese di

Boemia).

Questo stile di vita è profetico. Scegliendo di vivere poveramente, Francesco e Chiara non solo vogliono identificarsi con il Gesù della kenosi totale nel suo mistero di Incarnazione, ma combattono allo stesso tempo il sistema economico e feudale del tempo, mettendo in valore la persona del povero, sacramento di Gesù. “Mira la povertà di Colui che fu deposto nel presepe…Vedi, al centro dello specchio, la sua umiltà e insieme ancora la beata povertà”

(Chiara, Lettera ad Agnese di Boemia).

IL PRIVILEGIO DELLA POVERTA’ (1228)

Le parole del poverello di Assisi ebbero grande forza su Chiara, sì da far dire a Raimon Panikkar che “l’utopia di Francesco si è fatta…Chiara”. “Chiara volendo che la sua famiglia religiosa si nominasse con il nome della povertà, impetrò da Innocenzo III di buona memoria il privilegio della povertà. Quell’uomo magnifico, rallegrandosi dell’ardore così grande della vergine, sottolineò la singolarità del proposito, poiché mai era stato richiesto alla Sede Apostolica un privilegio di tal genere. E, per rispondere con insolito favore all’insolita petizione, il Pontefice in persona, di sua propria mano, scrisse con grande letizia la traccia del privilegio richiesto” (Leg. Ch. 14 FF. 3186).

Ogni volta che Chiara vedeva il Papa, gli chiedeva due cose: l’assoluzione dei suoi peccati e la conferma della sua povertà.

La superiora di San Damiano desiderava dal Papa una bolla, cioè una lettera ufficiale, con l’approvazione della Regola da lei seguita, per ispirazione di San Francesco, cioè la Regola che imponeva la perfetta e assoluta povertà, senza eccezioni e senza attenuazioni.

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Già papa Gregorio IX (1227-1241) le aveva concesso il privilegio della povertà, ma fu Innocenzo IV a confermarlo con la solenne bolla del 1253, presentata a Chiara pochi giorni prima della morte.

Accuratamente arrotolato, col sigillo intatto, fu portato al letto della morente. Era il 10 agosto 1253. Chiara baciò il sigillo dalle due parti, disse d’aprire il documento, di leggerlo. La bolla diceva:

“Innocenzo vescovo, servo dei servi di Dio. Alle dilette figlie in Cristo Chiara abbadessa e alle altre sorelle del monastero di San Damiano d’Assisi, salute e apostolica benedizione. La Sede Apostolica suole acconsentire ai pii voti e benevolmente favorire gli onesti desideri

di coloro che chiedono. 4Ora, da parte vostra ci

è stato umilmente richiesto che ci prendessimo cura di confermare con la nostra autorità apostolica la forma di vita, secondo la quale dovete vivere comunitariamente in unità di

spiriti e con voto di altissima povertà (cfr 2 Cor

8,2), che vi fu data dal beato Francesco e fu da voi spontaneamente accettata, quella che il venerabile nostro fratello vescovo di Ostia e Velletri ritenne bene che fosse approvata, come è ampiamente contenuto nella lettera scritta a proposito dallo stesso vescovo.

Noi pertanto, ben disposti ad accogliere la vostra supplica, ratificando di buon grado quanto sopra ciò è stato fatto dal medesimo vescovo, lo confermiamo col potere apostolico e l’avvaloriamo con l’autorità del presente scritto, nel quale facciamo inserire parola per parola il testo della stessa lettera, che è questo: Rinaldo, per misericordia di Dio vescovo di Ostia e Velletri, alla sua carissima in Cristo madre e figlia Donna Chiara, abbadessa di San Damiano in Assisi, e alle sorelle di lei, presenti e future, salute e paterna benedizione.

Poiché voi, figlie dilette in Cristo, avete disprezzato le vanità e i piaceri del mondo e

seguendo le orme (cfr 1Pt 2,21) dello stesso Cristo

e della sua santissima Madre, avete scelto di abitare rinchiuse e di dedicarvi al Signore in povertà somma per potere con animo libero servire a Lui, noi, encomiando nel Signore il vostro santo proposito, di buon grado vogliamo con affetto paterno accordare benevolo favore ai vostri voti e ai vostri santi desideri.

Per questo, accondiscendendo alle vostre pie suppliche, con l’autorità del signor Papa e nostra, confermiamo in perpetuo per voi tutte e per quelle che vi succederanno nel vostro monastero e con l’appoggio della presente lettera avvaloriamo la forma di vita e il modo di santa

unità e di altissima povertà (2Cor 8,2), che il beato

padre vostro Francesco vi consegnò a voce e in scritto da osservare e che è qui riprodotta. Dato a Perugia, il 16 settembre, l’anno decimo del pontificato del signor papa Innocenzo IV. Pertanto a nessuno sia lecito invalidare questa scrittura della nostra conferma od opporvisi temerariamente. 16 Se qualcuno poi presumerà di attentarlo, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.

Dato in Assisi, il 9 agosto, l’anno undicesimo del nostro pontificato”.

Strinse al seno la pergamena, chiudendovi sopra le braccia in croce. Ora poteva morire

in pace (Cf P. Bargellini, I fioretti di S. Chiara).

• In ultima analisi l’altissima povertà è sequela di Cristo povero fino alla nudità della croce, da cui deriva una mistica della povertà. Nell’andare quotidiano la vita dei poveri è sorretta e nutrita dalla celebrazione dell’eucaristia, in cui la propria povertà si unisce a quella del Povero che si dona.

• La santa povertà è la sintesi della vocazione di Chiara e delle sorelle povere, modalità specifica del vivere il santo Vangelo indissolubilmente unita a sua sorella la santa umiltà. E’ la linea spirituale, contemplativa,

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mistica; nocciolo della sequela; sapienza quotidiana; cammino ascetico.

• L’opzione di vivere in povertà trova, senza dubbio, la sua origine nella carità, senza la quale la povertà non ha senso. Per i nostri Santi, l’appropriazione dei beni è un reale ostacolo all’amore fraterno ed esprime una volontà di dominio sul prossimo, mentre l’accumulazione delle ricchezze porta, come conseguenza, l’impoverimento dell’altro.

• È tempo, per noi missionari, alla luce del messaggio di Chiara e Francesco, di riscoprire e di vivere questi valori nascosti della povertà. È tempo di transitare da una visione negativa della povertà a una visione positiva, legandola non solo alla virtù personale o all’ascesi, ma anche alla giustizia, ai diritti umani fondamentali e all’integrità del creato. Comprenderemo meglio la persona di Gesù e la potenza che il povero ha nell’itinerario della nostra conversione.

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attivitÀ dElla dirEzionE gEnEralE

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GRAZIE A P. OSVALDO COPPOLA

Tutto è un Dono

‘Ogni periodo nella Chiesa è tempo

di grazia’

(Card. Carlo Maria Martini)

A conclusione del mio servizio come Segretario e Procuratore Generale desidero esprimere la mia profonda e sincera gratitudine al Signore che mi ha concesso questo tempo di grazia durato quasi quattro anni. Si, perché ‘tutto è un dono’.

Ho svolto il mio incarico in spirito di fede e di servizio al Signore e al nostro Istituto sentendomi accanto a ciascun confratello. Dalla mia scrivania attraverso il computer sono stato in comunicazione con tutti voi come singoli missionari e come comunità nelle varie missioni. Questo mi ha fatto sentire in comunione con voi nella Missione. Ho cercato di rispondere al meglio alle vostre richieste. Un pensiero di gratitudine va alla comunità di Casa Generalizia. Una comunità composta da confratelli che svolgono un servizio all’Istituto nei vari uffici e che si rinnova annualmente nei suoi membri, c’è chi arriva e c’è chi parte. Mi è piaciuto essere parte di questa comunità. Ho avuto l’opportunità di conoscere personalmente tanti confratelli provenienti da ogni Circoscrizione. Questo è stato per me

motivo di crescita e arricchimento. A tutti loro va la mia gratitudine.

Questo periodo vissuto in stretta collaborazione con voi della Direzione Generale, è stato come vivere nel cuore del nostro Istituto. Con voi ho avuto modo di conoscere meglio la realtà della nostra grande Famiglia Missionaria. Questo mi incoraggia ad amarla di più e a dare con rinnovato entusiasmo il mio contributo

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per migliorare ed essere un valido agente di evangelizzazione nella Chiesa e nel mondo. A tutti e a ciascuno di voi missionari un grazie di cuore per la vostra fraterna collaborazione. Sono molto felice di andare a svolgere come missionario il servizio pastorale in parrocchia in Italia, anche questo è dono del Signore e gli rendo grazie.

Un fraterno cordiale augurio al caro P. Oliveira Tobias perché la sua bella esperienza di vita missionaria continui a portare buoni frutti anche nel nuovo campo di lavoro.

Continuiamo nella comunione di spirito al servizio della Missione della Chiesa nel mondo. Il Signore ci benedica. Maria nostra Madre Consolata ci protegga e il nostro Beato Fondatore ci indichi il cammino incoraggiandoci sempre con il suo paterno invito:

“Coraggio, avanti in Domino!”

Un fraterno abbraccio in Cristo Signore. P. Osvaldo Coppola, IMC

AUGURI A

P. TOBIAS OLIVEIRA

NUOVO SEGRETARIO

GENERALE

Francisco Pedro

Natural da Fundada, concelho de Vila de Rei, Tobias Oliveira esteve mais de uma década no Quénia. Nos últimos anos, foi superior da Casa Regional, em Nairobi, e secretário regional de todos os Missionários da Consolata, presentes naquele país africano. Quase a terminar mais um ciclo de 11 anos de missão, contava agora «dar lugar aos mais novos» e ir para «as linhas traseiras», por exemplo, na direção espiritual de um seminário, ou a dar aulas. Mas acabou envolvido num novo desafio. «Fiz aquela asneira que nós missionários sempre fazemos, acabei por dizer que sim», gracejou o sacerdote, de 69 anos, acabado de regressar de um período de reflexão, em Jerusalém. De partida para Itália, Tobias Oliveira leva na bagagem uma forte experiência de missão e uma ideia clarividente do futuro da evangelização. «Fazer missão hoje com as ideias de há 30 anos não resulta. Devemos é pegar no material que temos, dizer que isto é bom, que é um dom de Deus, que é uma possibilidade fantástica

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AVVICENDAMENTO

NELL’UFFICIO DELLA POSTULAZIONE

P. Francesco Pavese dopo un lungo periodo trascorso come Postulatore, lascia il posto a P. Piero Trabucco.

E’ difficile tracciare il percorso di lavoro finora fatto da P. Pavese. Figura poliedrica e competente, ha scritto numerosissimi studi sul Fondatore, raccolto testimonianze e commemorazioni, che si possono trovare nella sezione dedicata all’Allamano nel nostro sito, da lui curato con amore, dedizione ed entusiasmo. Ha animato innumerevoli sessioni, ritiri ed esercizi spirituali sulla spiritualità del Fondatore, nella maggior parte delle circoscrizioni IMC. Ha curato numerose pubblicazioni, pubblicate in varie lingue, tra cui Così vi voglio e Giuseppe Allamano. Uomo per la missione. Ha collaborato regolarmente con una rubrica per il Da Casa Madre. E’ stato direttore e redattore della rivista Giuseppe Allamano, dalla Consolata al mondo, rendendola non solo rivista di informazione internazionale, ma anche di animazione e di testimonianze. Va sottolineata la grande ricerca di fotografie, quadri, dipinti, sculture, oggetti vari, elenco di opere dedicate all’Allamano (chiese, ospedali, scuole, asili, letteratura etc), che si possono ammirare sul nostro sito. Ha seguito con amore vari casi di grazie e miracoli

ottenuti per l’intercessione dell’Allamano, segnalati e documentati, in attesa di definizione finale.

A lui vada il nostro grazie, la nostra stima e la nostra riconoscenza.

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A P. Piero Trabucco che gli succede, gli auguri di buon lavoro. Toccherà a lui lavorare per la canonizzazione dell'Allamano fino a presentarlo al Papa nel giorno in cui sarà proclamato Santo?

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A TORONTO:

IL CONSIGLIO CONTINENTALE D’AMERICA

P. K ‘Okal Josiah Asa, IMC

Dopo la Conferenza della regione Nord

America, a cui ha fatto seguito, il 1 di settembre, l’ ordinazione sacerdotale del nostro confratello Peter Turrone, nella stessa città di Toronto, la domenica 2 di settembre è iniziato il Primo incontro del Consiglio Continentale. Il XII Capitolo Generale, celebrato in Roma nel 2011 aveva proposto una realtà continentale che ha chiamato ‘Organismo continentale’, composto dai superiori del continente il cui compito era quello di pensare, discernere, programmare sopratutto ciò che riguarda la missione del continente. Le linee guida della Direzione Generale hanno fatto si scegliesse il nome di

Consiglio Continentale per questo organismo,

senza cambiare le sue funzioni.

I superiori del Continente americano, sono arrivati a Toronto, invitati a partecipare anche all’ordinazione del confratello Peter e alla sua ‘Prima Messa’ celebrata la domenica 2 di settembre nella parrocchia di Sant’Andrea. La Regione dell’ Amazzonia non ha potuto essere rappresentata fisicamente in questa prima riunione del Consiglio Continetale per via delle difficoltà ad avere il visto d’entrata in Canadà. Nonostante questa difficoltà il venerdi

mattino abbiamo potuto approfittare della tecnologia per comunicarci con i confratelli delll’Amazzonia, via skype, e realizzare così un dialogo molto costruttivo poiché, attraverso questa comunicazione a distanza, loro hanno potuto conoscere ciò su cui stavamo lavorando e condividere con noi il loro Progetto regionale e le loro opinioni circa la continentalità. Siamo arrivati a Toronto con il fine di ascoltare il cammino di ogni circoscrizione per poter cercare un cammino comune che ci conducesse ad elaborare un progetto missionario IMC per il Continente americano. Questa prima riunione del Consiglio Continentale è stata fatta dopo le Conferenze di tutte le circoscrizioni del continente ed è una piattaforma che vuole raccogliere gli elementi comuni nei progetti delle circoscrizioni che serviranno come base per la elaborazione del Progetto continentale. La assemblea pretende raccogliere questi elementi ed organizzarli in un Pre-progetto.

Oltre al padre Salvador Medina, il Consigliere incaricato di animare il continente, dalla Direzione Generale ci hanno accompagnato anche il padre Generale, padre Stefano Camerlengo ed il Vice-Generale, il padre Dietrich Pendawazima.

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VARSAVIA:

CONSIGLIO CONTINENTALE EUROPEO

P. Ugo Pozzoli, IMC

E' iniziato il 24 settembre a Varsavia il Consiglio continentale Europeo, evento che raduna i superiori delle Regioni Italia, Spagna, Portogallo e i delegati delle comunità dell'Inghilterra e della Polonia. Partecipano anche tre membri della Direzione Generale. Insieme si cercherà di individuare le piste per la stesura di un Progetto missionario che sia contestualizzato alla realtà e alle esigenze del continente Europeo.

Ad aprire l'incontro è stato il Consigliere continentale, padre Ugo Pozzoli, che, attraverso una meditazione sull'invio in missione dei 72 apostoli (Lc 10, 1-21), ha iniziato a mettere in luce alcuni temi che saranno oggetto di discussione nei prossimi giorni: la missione come fedeltà evangelica e testimonianza, la comunità come agente della missione inviato da Cristo, l'importanza di un'adeguata formazione alla missione, lo stile e l'economia della missione oggi in Europa, improntati entrambi a criteri di comunione e responsabilità.

Il Consiglio continentale è stato preceduto da un breve pellegrinaggio alla ricchezza spirituale della Polonia, con visite alla Basilica di Santa Maria e al Santuario della Divina misericordia a Cracovia, al campo di concentramento di

Auschwitz e, infine, al santuario di Częstochowa. Proprio qui, sotto il quadro della Madonna nera, abbiamo messo il nostro incontro nelle mani di Maria, sede della sapienza e madre della misericordia. Domenica sera, di ritorno a Varsavia, il nostro gruppo ha incontrato p. Tomasz Atłas, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. È significativo che questo incontro venga svolto in Polonia. Dopo quattro anni dal nostro arrivo in terra polacca sono molti i frutti dell'entusiastico lavoro dei nostri tre confratelli, i pp. Silvanus Stock (Tanzania), Luca Bovio (Italia) e Jonas Ashenafi (Etiopia). E quindi importante che il continente conosca e appoggi le attività di questa nostra presenza che, oltre al contributo all'animazione missionaria e vocazionale offre anche piste di riflessione e analisi verso un ulteriore sviluppo ad Est della nostra missione. L’incontro prosegue con l’ascolto dei cammini individuati dalle singole regioni durante le Conferenze di circoscrizione e la ricerca comune di possibili punti di convergenza che possano portare ad attività comuni a livello continentale.

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casa

gEnEralizia

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SETTEMBRE 2012

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Il mese di settembre inizia con la pioggia, portando sollievo al grande caldo dei giorni scorsi.

La comunità, finito ormai l’estate, riprende l’orario abituale e il ritmo di preghiera annuale.

Diversi confratelli sono impegnati, nel mese, da varie attività: P. Pavese anima il corso di esercizi spirituali alle Missionarie della Consolata in Grugliasco; P. Pasqualetti, a fine mese, anima gli esercizi spirituali alla comunità di Bravetta; P. Kota dirige un seminario formativo per i laici del Rinnovamento nella parrocchia di Gesù Maestro; P. Marini fa da moderatore al Capitolo generale dei PP. Passionisti; P. Trabucco partecipa come moderatore alla Conferenza del North America a Toronto, e poi di ritorno, anima un corso per laici amici delle Piccole Ancelle a Poti.

Al convegno della rivista Ad gentes, a Pesaro, ha partecipato P. Rovelli, studiando con esperti le ricchezze della missione.

La Direzione generale ha proseguito i viaggi di animazione nelle varie regioni: P. Pozzoli in Inghilterra, PP. Marini, Pendawazima e il Superiore Generale in Canada per la Conferenza e il Consiglio Continentale di America; PP. Stefano, Pendawazima e Pozzoli in Polonia per il Consiglio Continentale di Europa.

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Alcuni confratelli hanno preso in questo mese di settembre le loro meritate vacanze: P. Rinaldo Cogliati, che a Carcano ha celebrato il suo venticinquesimo di sacerdozio il giorno 16, P.Tobias e P. Patrick in Portogallo presso le loro famiglie.

Abbiamo avuto quattro Vescovi di passaggio, convocati per corsi di formazione per Vescovi di recente nomina: Mons. Crippa Giovanni, Mons Ignazio Saure, Mons. Lenato di Tanzania e Mons. Anthony dalla Liberia.

Il 16 settembre la comunità intera è invitata a Nepi, Dalle Missionarie della Consolata, in occasione della celebrazione degli anniversari di professione. Fatto rilevante è che il mese di settembre ha anche visto il passaggio di consegne in due uffici importanti. P.Tobias Oliveira succede a P.Osvaldo Coppola come segretario generale, e P. Trabucco Piero succede a P. Francesco Pavese nell’ufficio di Postulazione. A tutti il nostro grazie e la nostra riconoscenza.

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vita nEllE circoscrizioni

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Italia

COMUNICAZIONE

P. Sandro Carminati, IMC

Oggi, 8 settembre, nella memoria della Natività

di Maria Santissima, un buon gruppo di Missionari conclude il corso di esercizi spirituali a Bedizzole, animati dal p. Mario Barbero, che ringraziamo per il generoso servizio. La nascita di Maria ci ricorda l’importanza del nascere e rinascere continuo, di nuovo, come diceva Gesù a Nicodemo, alla Grazia, all’impegno, alla missione, a quella scelta di vita che è iniziata fin dal nostro Battesimo. La memoria della Natività di Maria e il suo esempio come Madre e Discepola del suo Signore, diventino un augurio e un auspicio per tutti.

Concluso l’estate, con le sue attività di animazione e momenti di riposo, ritorniamo agli impegni comunitari e di servizi pastorali. Come sempre, il prossimo autunno sarà caratterizzato da iniziative tanto di Istituto come ecclesiali. 1- La DG, dopo aver partecipato a tutte le Conferenze di Circoscrizione, convoca il Consiglio Europeo dal 21 al 28 settembre in Polonia, per mettere in evidenza i risultati delle riflessioni e decisioni delle conferenze di Spagna, Portogallo e Italia, con il proposito di delineare sempre meglio il nostro ad gentes in Europa. Inoltre sta preparando l’Assemblea del continente Europa, che sarà celebrata nella prossima primavera; la riflessione dell’Assemblea prenderà lo spunto dal già indetto “Biennio di riflessione sulla missione” per arricchirlo con il contributo europeo e avviare la formulazione/

costruzione del Progetto Missionario

dell’Istituto.

2- A livello ecclesiale, siamo invitati a pregare e accompagnare la celebrazione del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione (7-28 ottobre), accogliere e vivere con animo riconoscente al Signore l’Anno della Fede (con inizio l’11 ottobre) voluto dal Santo Padre in ricordo dei cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano secondo.

3- La Direzione regionale continuerà a proporre gli impegni, sempre a partire dal Capitolo e dalla nostra Conferenza, per rinnovare quello spirito comunitario che favorisce il “salto di qualità” spirituale e di conversione al quale tutti e sempre siamo invitati con fiducia e speranza. Come da programma, il Superiore si renderà disponibile, nel limite del possibile, per visitare e accompagnare le varie comunità durante questo tempo di programmazione.

4- Come richiesto dalla Conferenza, la DR ha preparato un sussidio per animare le comunità

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Italia

locali a riflettere ancora una volta sul PMCV (Progetto Missionario Comunitario di Vita). Questo sussidio non solo verrà inviato a tutti, ma sarà un argomento da trattare durante le prossime visite del Superiore (o Consigliere) alle comunità. Ai Superiori locali è chiesto l’impegno, sovente gravoso, di radunare la comunità non tanto e solo per stendere una programmazione di massima, dividere impegni e responsabilità tra tutti, ma, prendendosi il tempo necessario durante più incontri, rileggere comunitariamente il documento della Conferenza (e altri sussidi), aprire spazi di condivisione e di iniziative atte a far rivivere in noi l’entusiasmo per la nostra vocazione missionaria, per favorire la fraternità, tanto indispensabile all’interno di ogni comunità per essere maggiormente autentici testimoni presso quanti ci conoscono e frequentano. Fondamentale per la riuscita degli incontri e la riflessione comunitaria è la figura e l’impegno del Superiore Locale, molto dipende da lui e dalle sue iniziative. Per tutti è gravoso animare un gruppo di persone, ma è un servizio indispensabile. Al riguardo chiedo ai Superiori locali di animarsi e di esercitare il principio di SUSSIDIARIETA’ ossia: nella comunità locale il superiore ha tutto il dovere di inventare iniziative atte ad animare le singole persone e di intervenire su di esse chiedendo responsabilità e collaborazione; ricorrere al Superiore regionale non è sempre appropriato, lo si coinvolge quando non si riesce più a gestire una situazione.

5- Una attenzione particolare sia rivolta alla crisi economica che la società sta vivendo; pare purtroppo che nei nostri ambienti non vi sia una consapevolezza adeguata: continuiamo a gestire l’economia e le esigenze personali come se la crisi non ci riguardasse. Chiedo il favore che nelle comunità si consideri

seriamente (aiutati dalla lettura comunitaria della comunicazione dell’Economo regionale) l’andamento economico della comunità; si faccia un preventivo delle entrate e delle uscite con il coraggio di verificare se alcune nostre esigenze sono rispettose delle difficoltà reali nelle quali oggi tante famiglie si trovano nel far quadrare il bilancio mensile. La presente crisi economica, se vissuta con spirito evangelico, può diventare una opportunità provvidenziale (il benessere rischia di spegnere il buon spirito, diceva il nostro Padre Fondatore) per riflettere sul nostro voto di povertà, sul nostro stile di vita, per aprirci maggiormente a qualche forma attiva di solidarietà con i più bisognosi, con i tanti che verranno a bussare alle nostre porte chiedendo la nostra collaborazione.

6- Dal verbale del Consiglio:

- Domenica 7 ottobre, durante l’anniversario della beatificazione del nostro Padre Fondatore, in Casa Madre celebreremo l’azione di grazia dei Giubilari di Professione religiosa: ad multos annos.

- Sabato, 13 ottobre parteciperemo con

gratitudine spirituale, all’Ordinazione

sacerdotale del nostro diacono Piero Demaria, a Cuneo.

Sempre con il desiderio di rafforzare le nostre comunità, valorizzare i doni di ciascuno, ma anche venire incontro a continue nuove situazioni comunitarie, non ultima quella della salute di qualche confratello, il Consiglio ha provveduto a delle nomine e destinazioni: - P. Foccoli Tarcisio alla comunità di Martina Franca, per le attività della casa.

- P. Parodi Aldo alla comunità di Cavi come collaboratore delle attività ed economo della casa.

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Italia

- P. Camillo Armando alla comunità di Casa Madre, Torino.

- P. Baldasso Efrem, superiore della comunità di Galatina.

- P. Maggioni Emanuele, parroco e superiore della comunità di S.Maria a Mare.

- P. Coppola Osvaldo, economo della comunità di Galatina.

- P. Serna Jurado José Martìn, economo della comunità di Bravetta.

Alcuni altri Confratelli sono ancora in attesa di definizione e con i quali continua il dialogo. 7- Oltre agli incontri già programmati per gli Animatori, è sentita la necessità di far incontrare i nostri Missionari inseriti nel servizio pastorale diretto perché, con l’aiuto di qualche esperto, si inizi una riflessione adeguata su come essere “chiesa dentro la chiesa e a servizio della chiesa” italiana come missionari ad gentes. Una data indicativa per questo incontro è il 5-7 febbraio prossimo (data però da confermare, tenendo in conto quella dell’annunciata Assemblea Continentale).

8- Infine, rispondendo all’incarico della IIIConfer di dare soluzione al ripristino o meno della comunità di Fossano, il Consiglio, considerato l’iter della questione e valutata la bontà e l’opportunità che la comunità di Certosa/ Fossano ritornino ad essere indipendenti, ripristina la comunità di Fossano nominando superiore ed economo p. Mario Dotta.

Preghiamo con la preghiera Colletta della festa

della Natività: “…la festa della Natività ci faccia

crescere nell’unità e nella pace”, doni essenziali per

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N

or

th America

NORTH AMERICAN REGIONAL CONFERENCE

Consolata Missionaries

We are happy to inform you that the North American Regional Conference began Monday, August 27 in Toronto, Ontario, Canada. Present with us are Father Camerlengo, Superior General and Fr Pendawazima, Vice Superior General, Fr. Medina, Continental Councilor of the Americas and General Councilor Fr. Marini. Also accompanying us is Father Trabucco who is serving as our Facilitator.

The Superior General has invited us to celebrate the Conference as a grace and an availability to the Spirit to live the spirit of the General Chapter.

On Tuesday, August 28 the General Government animated our Regional Conference by providing us with a morning of spiritual retreat and in the afternoon with a power-point presentation

on the theme of “Crossing over to the other bank”. The inspiration of the theme is taken from the Gospel of Mark 4:35-41.

We ask everyone to offer their prayers as we travel towards a restructuring of our communities and as we face the challenges of the future, trusting in Jesus’ help to go forward on this journey of our mission as Consolata Missionaries in the Continent of the Americas. We invoke the protection and care of Our Lady Consolata and of Blessed Joseph Allamano to guide us in this renewal according to the spirit of the General Chapter, and we thank you for your solidarity and your prayers.

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Congo

VIIE CONFERENCE REGIONALE IMC

CAMIV John Kioko Mwana’a Mwania,

Chaque Chapitre Général de notre l’Institut

Missionnaire de la Consolata est suivi des Conférences Régionales dont l’objectif est de lire, de s’approprier, d’assimiler et de concrétiser les Actes dudit Chapitre selon les réalités et les exigences missionnaires actuelles qui s’y trouvent. La fille-aînée de chacune de ces Conférences est le Projet Missionnaire de chaque Région, dont celle-ci se servira pour guide de toute activité religieuse et missionnaire durant les six prochaines années.

« …Il les envoya deux par deux… (Lc 10,1). Voilà le thème figurant au top del’Instrumentum Laboris et inspirant la VIIe Conférence Régionale de l’IMC en RDC. Précédée par une semaine de retraite animée par le Père Général, Stefano Camerlengo, ladite Conférence a débuté le lundi13 août 2012. Tout s’est passé au sein de la Complexe Maison-Régionale.

Le déroulement des activités suivait un horaire

établis. Chaque jour commençait avec la messe et la liturgie des heures animées par différentes communautés locales. Cela s’appliquait aussi à la prière du milieu du jour, du soir ainsi que du chapelet. Il y avait quatre sessions chaque jour, deux dans l’avant-midi et deux dans l’après-midi, toutes interposées par des moments de pose. A part le gouter pendant les poses, tous les repas étaient communautaires, et cela entrainait une bonne ambiance et l’esprit de famille.

Il y avait au total 32 conférenciers dont 27 ayant le droit de voter : le P. Symphorien (Supérieur Régional), le P. Gordon (Vice Supérieur Régional), le P. Urbanus (Conseiller Régional), le P. Flavio Pante (Conseiller Régional), le P. Rinaldo Do (Conseiller Régional), le P. Vitalis(Econome Régional), le P. Samuel, le P. Brown, le P. Geoffrey, le P. Paul, le P. Antonello, le P. Andrew, le P. André, le P. Evans, le P. Emmanuel Bwanamudongo, les P. Fidèle, Tharcicio, le P. Richard Larose, le P. Antoine, les P. Boniface Sambusambu, Sébastian Ntoto

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Ntoto, le P. Jaques, P. Freddy, le le P. Clément, les P. Clovis, Bruno Américani, le Diac. Moïse, ainsi que le Père Général, Stefano Camerlengo, le Père Econome Général, Rinaldo Cogliati, Manuel (année de service – Mater Dei), Benjamin et Kioko (étudiants - Théologat Bx Joseph Allamano). Les deux derniers collaborent avec le P. Paul au secrétariat.

Dans le premier jour, le lundi 13 août 2012, la Conférence a démarré avec la prière d’ouverture dirigée par le P. Symphorien lors de laquelle il y a eu une méditation sur la Parole de Dieu tirée de l’évangile selon Luc (10, 1). Après l’invocation du Saint-Esprit par le chant « Veni Creator », a suivi le Discours d’ouverture par le même Père, qui a déclaré ouvertes les assises de la VIIe Conférence Régionale.

Les présences étaient au nombre de 30 missionnaires, puis l’établissement d’un horaire qui a été voté favorablement. On est alors passé à l’élection des membres du bureau : Président(Père Symphorien), modérateurs(les Pères Urbanus et Flavio Pante, secrétaires(le Père Paul, les étudiants Kioko et Benjamin) et le réglementaire du temps(le Père Freddy). Ayant comme modérateur le P. Flavio Pante, le jour suivant, le mardi 14 aout 2012, a débuté avec la prière de la part du P. André, et suivie de quelques sessions. Après chaque session, il avait des questions et interventions de la part des conférenciers. D’abord, la présentation du Père Régional, qui a donné à la Conférence

un aperçu général de la situation actuelle de la Région. Ensuite, il fallait choisir la méthode à suivre. Après quelques propositions sur la méthodologie, on a procédé au vote d’avis. Puis, a suivi la présentation de l’Econome Régional qui nous a donné une idée générale de la situation économique ainsi que le bilan et les perspectives. Après cet exposé, une place a été accordée à l’Econome Général dont l’exposition a éclairé davantage la situation économique de notre région et de l’Institut entier. Enfin, cette chaîne de présentations a été clôturée par le Père Général, qui a parlé au sujet de deux défis régionaux : économique et personnel. La dernière activité de ce deuxième jour était la présentation générale de différentes communautés et institutions.

Le troisième jour, le mercredi 15 août 2012, débuté à 8h52 par la prière du P. Fidèle, avait comme modérateur le P. Urbanus. Après une petite présentation du procès verbal par le secrétariat, on est vite passé à la présentation les communautés ainsi que les institutions qui restaient. Le reste de la journée a été dédié à telles exposés.

Le quatrième jour de la Conférence, le jeudi 16 août 2012 a commencé à 8h47 avec une prière faite par le P. Rinaldo Do. Le P. Flavio Pante a fait la modération de la Conférence. L’avant-midi on a traité des dimensions en groupes, partant del’instrumentum laboris tout en tenant compte du XIIe Chapitre Général ainsi que de la VIe Conférence Régionale. Dans

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