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[PENDING] Convenzioni, economia morale e ricerca sociologica Vando Borghi, Tommaso Vitale

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Academic year: 2024

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1 Importanti presentazioni dell'ampiezza del programma di ricerca della CE si trovano in Orléan (1994, 2a edizione rivista nel 2004); Salais, Chatel,. Pertanto, nei paragrafi successivi, elencheremo prima le principali caratteristiche della teoria delle categorie di Durkheim e poi il modo in cui Bourdieu accolse Durkheim e le critiche rivoltegli all'inizio del programma di ricerca della CE. Da tutti questi lavori derivano alcune considerazioni teoriche, che furono di cruciale importanza nell'orientare il nascente programma di ricerca della CE, e che riportiamo qui sinteticamente, senza esplorare gli aspetti (peraltro importanti) che li legano tra loro.

In altri termini, queste ricerche hanno portato ad attribuire alle teorie dell'azione un ruolo assolutamente centrale nella lettura storica dei processi di categorizzazione (Cerutti, 1991). Il programma di ricerca della CE trae origine dalla riflessione durkheimiana sui processi di categorizzazione, ma rompe con l'interpretazione prescrittiva di Bourdieu e presta maggiore attenzione alle teorie dell'azione per studiare la dimensione normativa. 6 Per una ricostruzione della centralità di questa questione nella sociologia organizzativa così come nella CE, cfr

Ciò consente di affrontare le convenzioni della teoria sociale ed economica con gli strumenti della teoria dei giochi e dell'analisi strategica. Si tratta di armonizzare le aspettative, cioè di anticipare la decisione dell'altro per una scelta ragionata, come in L'idea di base dell'EC deriva da precedenti lavori sui processi storici di categorizzazione: per confrontare e stabilire un ordine tra cose diverse (fatti, oggetti, processi...) o persone, è necessario fare riferimento al principio di equivalenza, che spiega cosa hanno in comune (Boltanski, 1982; Boltanski, Thévenot, 1983; Thévenot, 1984).

La risposta di EK va oltre la distinzione di Polanyi tra tre forme di scambio per mostrare come si possa identificare una pluralità di forme di coordinamento, ciascuna rispondente a un diverso ordine di valutazione, a una diversa grandezza.

La natura sociale dell’agire economico, presa sul serio

Ciò significa che sono presenti, riconoscibili e ricercabili quadri morali – in senso più ampio: modi di giustificare l’azione – che innervano la logica dell’agire sociale e stabiliscono l’ordine di grandezza delle convenzioni. Puntare sull'economia morale come dimensione imprescindibile per intendere gli scambi e le transazioni in questo senso significa tentare concretamente di intraprendere quella strada, spesso indicata in ambito sociologico, ma raramente percorsa, che mira ad andare oltre la lettura dicotomica di autonomia e creatività individuale, da un lato, e processi di istituzionalizzazione e oggettivazione dall’altro. Ciò significa che fin dall’inizio si cerca di pensare ai punti di connessione tra azione e strutture, tra individuo e collettivo, sforzandosi di riconoscere la circolarità dei processi attraverso i quali gli attori riproducono e innovano quei modelli e regimi di azione che essi, nel tempo, , dirigere l'azione stessa (Dodier, 1993; Lazega, Favereau, 2002; Thévenot, 2006).

L'offesa a questi principi morali, così come un vero e proprio stato di deprivazione, costituivano l'incentivo abituale all'azione immediata. Da un lato, riportando l’osservazione sociologica ai margini dell’agire economico (a monte: le motivazioni dell’azione, spesso interpretate in termini meramente psicologici; a valle: le conseguenze dei processi economici, osservati quasi come proprietà degli attori piuttosto che come componenti dell’azione economica) una dinamica procedurale16) al centro stesso di questi processi: sono infatti le categorie spesso assunte come 'leggi dell'economia', dell'assiomatica dell'interesse individuale, assunte come oggettive e universali, ad essere decostruite e storicizzate. 16 Si pensi, a questo proposito, al fenomeno dell’esclusione sociale, spesso spiegato in termini di presunte caratteristiche intrinseche degli individui che lo sperimentano, piuttosto che tenendo conto della natura relazionale tra le dinamiche che producono ins e quelle che producono out ( Borghi, 2004).

Si comincia con un tale tentativo di analisi, che mette in discussione le forme di giustificazione morale degli attori all'interno di uno specifico regime d'azione - di per sé artificiale e quindi inspiegabile unicamente dalla sua meccanica interna - da rendere possibile non solo il modo di non comprendere . in cui quest’ultimo viene riprodotto, ma anche i margini che gli attori effettivamente hanno a disposizione per prendere le distanze da quel regime, per votare contro di esso ed eventualmente sperimentarne altri (Boltanski, Thévenot, 1991). Solo così tutta una serie di domande sulla logica dell’agire economico, sullo statuto sociale delle forme contemporanee di scambio e transazione nelle organizzazioni e nel lavoro, vengono definitivamente cancellate da una lettura che ne fa coincidere la natura scientifica con il divenire di un mero scienza dei mezzi17, riacquista tutta la sua rilevanza: più in generale, le scienze sociali recuperano il principio secondo cui, anche riguardo all'azione strumentale, il proprio fine non consiste in una mera speculazione sul fine dell'azione o, al contrario, in una descrizione cieca dei mezzi, ma piuttosto in una continua indagine delle relazioni e dei feedback che si instaurano tra essi, nonché dei paradossi che si generano in questa dinamica (Hartmann, Honneth, 2006). D’altro canto, il secondo effetto positivo di questa prospettiva di ricerca consiste nel liberare il concetto di “economia morale” dagli angusti limiti in cui è stato ristretto da molti dei suoi utilizzatori: “La concezione tradizionale dell’economia morale nella politica della scienza. (1) sì.

Per un'applicazione dell'EC, nella direzione qui indicata, in relazione al tema dell'esternalità dell'agire economico, cfr. Sodoende - tra l'altro ipostatizzando una dicotomia tra società di mercato e società non di mercato che nella realtà storica e contemporanea si configurava in in modo molto più complesso e contraddittorio: la prospettiva dell’economia morale escluderebbe la possibilità dei termini con cui le sue categorie si presentano nelle società capitaliste contemporanee. In primo luogo, questo approccio all’analisi dell’agire economico consente di superare una lettura riduzionista-economista, ma anche i limiti intrinseci delle risposte sociologiche all’economismo che si basano esclusivamente sul riferimento alla struttura sociale, alle reti relazionali degli attori coinvolti nel fenomeno oggetto dell'analisi (Thévenot, 1995).

Proprio questo sforzo consente, in secondo luogo, di aggirare, come abbiamo sopra specificato, uno dei principali ostacoli dell'analisi sociologica, ossia il collegamento micro-macro: la prospettiva pragmatica che viene adottata è finalizzata all'"azione strutturante", cioè all'azione strutturante. processo di costante interazione tra la dinamica della situazione e gli elementi categoriali – anch'essi costitutivi della situazione stessa – che la trascendono. Infine, così orientata, la lettura dei processi sociali acquista immediatamente un carattere dinamico, in cui anche l'esito del coordinamento degli attori – il cui perseguimento costituisce uno dei principali obiettivi di analisi dell'EC – è temporaneo, radicalmente incerto. status., revocabile, aperto alla combinazione di soluzioni diverse, sempre messo alla prova, e così via. L'enfasi sul carattere pubblico dei regimi d'azione, come abbiamo sottolineato sopra, ci sembra particolare.

L’enfatizzazione del carattere pubblico dei regimi d’azione Come abbiamo più sopra sottolineato, ci pare siano di particolare

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