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LA TEOLOGIA E LA CREAZIONE: LA QUESTIONE ECOLOGICA COME RICHIESTA DI UN NUOVO DISCORSO TEOLOGICO SUL CREATO

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ROSA MORELLI

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Resumo: a ecologia questiona a teologia. O diálogo ecumênico contribuiu para o surgimento de uma nova sensibilidade. A teologia, se trinitária e bíblica, poderá desenvolver uma nova teologia da criação, atenta ao tema ecológico e em diálogo com as ciências físicas e biológicas.

Palavras-chave: Trindade. Ecologia. Diálogo.

O

gni teologia cristiana è tale se si situa nel Mistero rivelato a Pasqua. Nessun dialogo nessuna parola teologica può diventare incisiva se dimentica Gesù Cristo e questi crocifisso.

E’ questa l’esperienza dei primi cristiani che dovevano affrontare il confronto con un mondo culturalmente stratificato ed impregnato di cultura greca ed ellenistica; è questa l’esperienza di quanti si riconoscono credenti in Cristo Gesù in ogni tempo. La lezione di Paolo resta fon-damentale per una fede che voglia veramente entrare in dialogo con le culture e offrire il contributo che le varie culture si attendono da chi si proclama cristiano.

La centralità del Cristo, Agnello immolato ancor prima della fondazione del mondo, si pone in maniera inaudita tra il chiasso del mercato e il silenzio della chiesa; tra la preghiera e la bestemmia. Si erge dinanzi agli sconvolgimenti di una natura che sembra ribellarsi all’azione di un uomo che, nell’orgoglio intellettuale che la modernità gli ha fornito, LA TEOLOGIA E LA CREAZIONE:

LA QUESTIONE ECOLOGICA COME RICHIESTA DI UN NUOVO DISCORSO TEOLOGICO SUL CREATO*

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l’ha mutata in un oggetto da manipolare a proprio piacimento. Il silenzio della Croce del Risorto dovrebbe guidare ogni azione ed ogni parola

teologica dinanzi alle catastrofi prodotte dall’inquinamento e dalla forsennata corsa agli armamenti, di fronte al disboscamento e a tutte le ferite che il ‘progresso’ ha procurato al mondo: uomini e natura. Eppure, in tempi relativamente recenti, proprio la teologia è stata chiamata

in causa come responsabile dell’attuale crisi ecologica. Le si rimpro-vera un’arroganza che ponendo al centro l’uomo, ha dimenticato la natura; un’arroganza che l’ha vista sempre più confusa con le scienze empiriche, figlie del pensiero moderno.

La creazione è articolo di fede ed impone una corretta teologia della creazione e cioè: riportare nell’alveo che le è proprio il tema del Principio, primo passo, il più qualificante, per un successivo dialogo e collaborazione con l’ecologia; un discorso teologico il più possibile rigoroso, inclusivo cioè di quanto di drammi e di morte la natura non solo subisca ma anche comporti.

LA QUESTIONE ECOLOGICA E LA TEOLOGIA

Da molti decenni si discute intorno alla questione ecologica.

Negli anni ‘70, spinti anche da movimenti quali ‘i figli dei fiori’ e dalle atrocità della guerra in Vietnam, si iniziò a guardarsi intorno, scorgendo, per la prima volta (!), come lo sfruttamento della terra e gli esperimenti nucleari -sempre più numerosi-, generati da una non nobile gara tra le due potenze mondiali - USA e URSS-, trasformavano negativa-mente il pianeta.

Il movimento ecumenico, non a caso, avvertiva la necessità di fare il punto poiché intravedeva con acume che la salvaguardia del creato procedeva sullo stesso binario della questione ecumenica (MORANDINI, 2005). La teologia cominciava a prendere le distanze dalla Teologia della secolari-zzazione di Gogarten e ritornava con occhio purificato alla teologia della creazione. Infatti, dopo secoli di confusione, determinata dal vano tentativo di rincorre le scienze empiriche sul terreno della verifi-cabilità, la Creazione tornava ad essere questione che tocca l’esistenza del credente.

Un regurgito tomista, in campo cattolico, aveva confinato, ancora in tempi recenti, il tema in una protologia tanto distante quanto insignificante per

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l’uomo ed il credente. Il discorso sulle origini si era tramutato in una sorta di metafisica asettica algida e lontana dalla vita di tutti i giorni. Anche la lettura biblica, quale quella di Gerard von Rad1 (1938), finiva con

l’operare esclusivamente a favore dell’ antropocentrismo. Per von Rad infatti, la creazione non è uno specifico della fede di Israele ed è frutto di una riflessione sapienziale successiva. Con tale affermazione se si strappava la creazione biblica da ogni commistione con i racconti dei popoli circostanti, sottolineando la differenza del Dio di Israele dagli dei babilonesi e del popolo ebreo dagli altri popoli, si finiva con il piegare la creazione all’alleanza: il creato all’uomo.

La demitizzazione di Bultmann e la teologia di Barth – per il quale la crea-zione è il fondamento esterno dell’alleanza –, focalizzano l’attencrea-zione sull’umanità e debole risulta la rilevanza teologica della componente non umana del creato.

Ecumenismo e Creazione

Grazie agli incontri del Consoglio Ecumenico delle Chiesel’argomento diventa un vero dibattito e motivo di confronto, già nel 1974, a Bucarest, per continuare a riproporsi nel 1975 a Nairobi e nel 1979 al Massachusetts Institute of Technology con Fede e scienza in un mondo ingiusto, forse “il momento più alto di questa traiettoria” (MORANDINI, 2005, p. 45), in cui vasta è la partecipazione di scienziati e teologi di diverse confessioni. Operando un salto cronologico, gli anni Novanta del secolo XXI rappre-sentano una svolta per la sensibilità verso i temi dell’ecologia. La Convocazione Ecumenica di Seul (1990) su Giustizia, Pace ed Integrità del Creato e, in Europa, le Assemblee di Basilea (1989) e Graz (1997) MORANDINI, 1999), mostrano un affinarsi della sensibilità ed un affiancarsi della teologia a questioni fino ad allora dominio solitario delle scienze biologiche e fisiche.

Tre elementi sono da sottolineare: 1) dalla sostenibilità si passa, con sempre più profonda riflessione, all’etica della vita: integrità del creato significa anche rispetto per le minacce che vengono alle comunità biologiche e il creato viene colto come realtà complessa, irriducibile all’aspetto di puro strumento per la vita dell’uomo; 2) emerge la rilevanza teologica del tema proprio nello spostamento terminologico -da ‘sostenibilità’ ad ‘integrità’- che abbandona una dimensione etico-pratica per un più denso e stimolante approccio che nella riflessione teologica coinvolge

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la relazione tra Dio e mondo; 3) una sinfonia di voci è quella che esplora il rapporto tra teologia ed ecologia:

Nelle varie consultazioni le teologie “classiche” delle chiese cristiane si lasciano interpellare dalle voci di quelle teologie nata col Vaticano II e il tema, privo di controversie interconfessionali, permette un fecondo dialogo ecumenico.

La ricerca ecumenica integra profondamente la sensibilità ecologica anche per la trattazione di tematiche apparentemente distanti (MORANDINI, 2005, p. 47)

Alcuni Tentativi Teologici

Lo sviluppo di un dialogo ecumenico su coordinate di marca ecologica, è un segnale che la riflessione teologica non può non accogliere e che suggerisce anche il luogo in cui il tema viene per sua natura a situarsi: l’unità.

Nei tentativi di Jurgen Moltmann e Leonardo Boff, per citarne solo due di un più ampio e articolato panorama, il tema ecologico trova il suo fondamento nella Tri-unità di Dio e nell’esigenza di giustizia. Per Moltmann si tratta di riportare al centro del discorso il Mistero

trini-tario che la modernità ha dimenticato in nome di un dio orologiaio, sconfessato oggi anche dalle scienze fisiche: “...il Dio uno e trino non è un padrone solitario e apatico che vive in cielo e sottomente ogni cosa, bensì un Dio comunitario, ricco di relazioni e capace di rapporti: Dio è Amore2 (MOLTMANN, 1989, p. 82).

Nelle dinamiche trinitarie lo Spirito rende prossima la creazione a Dio: trascendenza e prossimità amante che rendono Dio compartecipe di ogni sofferenza del creato. L’antropologia e la creazione, nello Spirito, vivono in una solidarietà relazionale che richiede all’uomo ed alla teologia, la riscoperta del Volto del Dio trinitario -una costante di tutta la teologia di Moltmann- .

Leonardo Boff affronta il tema in sintonia con quell’elemento cardine della teologia della liberazione che è la giustizia.

Pur se la teologia della liberazione al suo sorgere non ha l’ecologia tra i temi preferenziali, già la riflessione di Gutierrez a Giobbe, nel 1986, è paradigma di una sensibilità emergente.

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mondialità e mistica.1993), seguito da Grido della terra, grido dei poveri. (1995) e dal numero di Concilium su Ecologia e povertà. (1995), n. 5 da lui curato con Virgil Elizondo.

Il teologo brasiliano arricchisce la sua riflessione con quanto già elaborato sulla Trinità e sacramentarietà, concentra il suo pensiero su Francesco d’Assisi ed apre l’orizzonte alle culture indigene3(BOFF, 1994). Dalla

biologia e dal darwinismo, ricorda, abbiamo ricevuto informazioni sulla co-inerenza di tutte le specie create e questo, assieme al tema trinitario, parla di un cosmo unitario e corresponsabile e compartecipe4

(MORANDI, 2005).

IL PUNTO DI PARTENZA: LA TRINITÀ

Fin dalle prime confessioni della primitiva comunità cristiana, il triduum mortis si mostra come il nucleo della storia del Nazareno: Passione di un Dio che rivela pienamente se stesso nelle scandalose parole del venerdì Santo, nell’assoluto silenzio del sabato, nella Parola definitiva e incontrovertibile della domenica di Resurrezione.

In questo ampio mistero che consuma la storia terrena del profeta galileo, rivelando e anticipando in pienezza la Gloria, svelata e nascosta nelle opere e nei giorni dell’uomo Gesù di Nazaret, ogni teologia trova il suo grembo accogliente.

Nell’ampio grembo spalancato a Pasqua alla comprensione di chi, atterrito e pavido, fuggiva dalla Croce, tutto l’universo trova spazio, l’uomo e con lui: il mondo.

Quanto un discorso teologico sulla creazione trovi nell’arte e non nella teo-logia tradizionale, la sua profondità e giusta direzione appare chiaro guardando le raffigurazioni trinitarie che i pittori dell’Occidente hanno consegnato alla storia di tutti i tempi; qui si ritrova, ben coniugato, acume teologico e intuizione artistica, tutto troppo a lungo snobbato o superficialmente considerate dalla teologia accademica.

Smarriti ad ammirare la purezza delle forme e dei colori, la plasticità delle immagini; crogiolandosi nella presunzione che il discorso teologico afferisce solo ai professionisti della teologia, si è sorvolato sulla pro-fondità di una lettura messa in atto dall’arte pittorica.

Eppure la lettura teologica di un affresco come quello che Tommaso de’ Cas-sai, in arte: Masaccio, dipinge nella chiesa di Santa Maria Novella a

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Firenze, condensa tutta la storia della salvezza -dall’origine alla fine dei tempi- nel corpo abbandonato del Figlio, nella grande figura del Padre, nella Colomba, simbolo dello Spirito Santo, che aleggia tra il Volto del Padre e il capo reclinato, nell’abbandono della morte, del Figlio. Qui è raffigurata e detta, con eguale forza del discorso teologico, la verità

sull’uomo e su Dio, sulla creazione e sul fine verso cui corre il mon-do, quel mondo che il Padre ha tanto amato da donare il suo Figlio prediletto.

Le Tenebre del Venerdì Santo e il Silenzio del Sabato

Il grido del Crocifisso nel momento più oscuro della sua storia terrena è la testimonianza di una reale esperienza di croce, intesa non solo come sofferenza fisica: ciò che rende senza confini la sofferenza del Figlio è il silenzio del Padre.

Come, in un tempo lontano, nel giardino che è Oriente, Dio scompare della scena; così, nell’orto degli ulivi, la comunione di vita e d’amore che ha unito il Padre e il Figlio, -nel sigillo dello Spirito-, durante la storia terrena del Nazareno, è esperita dal Verbo fatto carne, come tenebra muta.

La preghiera, in cui il pathos del Figlio raggiunge l’acme dell’angoscia; il sonno degli amici; la solitudine dal peso insopportabile; la cattura e la serie delle ‘consegne’, fino al ‘crucifige’, tutto è per noi solo il pallido riflesso di quanto accade nell’immanenza della comunione trinitaria. Questo pallido riflesso dà a noi il senso dell’incommensurabile, quando, nel

grido di morte del Crocifisso, una verità incomprensibile, paradossale, viene a manifestarsi: Dio è morto –“avete ucciso l’autore della vita” (At 3, 15)- .

Le tenebre improvvise su tutta la terra; lo sconvolgimento cosmico; lo squarciarsi del velo del tempio sono il modo per dire quanto accade nell’immanenza del Mistero, e quanto viene da noi percepito. Il Figlio che muore nel rantolo dell’agonia consegnando lo Spirito al Padre,

permette, con l’esperienza del reale abbandono, al Padre qualcosa di impossibile e che solo ad un Dio fatto carne è dato realizzare: la ‘consegna’ dello Spirito. Nella morte del Figlio, lo Spirito apre la comunione amante dei Tre ad accogliere ciò che è lontano, infimo, in esilio: tutti gli uomini, tutto il mondo.

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compagnia, non si consuma solo la fine dei giorni terreni del Nazareno. Perché la morte sia la porta della vita, perché essa perda il suo pungiglione, occorre che il Mistero si dilati nell’assoluto esasperante silenzio del Sabato Santo, tenebra ancor più fitta, più opaca, consegnando, nella consegna dello Spirito, completamente il Figlio alla terra dell’esilio, che il Figlio attraversa in pura e perfetta obbedienza.

La Colomba che aleggia sul corpo abbandonato del Crocifisso nella Trinità di Masaccio, è memoria, annuncio e presenza, del Principio. Già profezia, nel Battesimo nel Giordano e nel saluto dell’Angelo, è qui segno di un nuovo e assoluto inizio nella/della Resurrezione.

Come al Giordano il volo della Colomba, -nell’aprirsi dei cieli e nella voce: questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo-, liberando la Parola, è profezia della nuova creazione –“Dio disse” ( Gen 1, 1ss)-; nel Sabato Santo del Triduum Mortis, il volo della Colomba sulla terra informe e deserta, inospitale e nera, nasconde la Parola fatta carne.

Il silenzio del Sabato, che i testimoni della Crocifissione patiscono, è luce priva di sole per i superstiti ed è tenebra inospitale per il Figlio che, obbediente- oltre l’umanamente impensabile- alla volontà del Padre la percorre tutta.

Terra dei morti, dei peccatori, l’inferno in cui il Figlio discende è l’ulteriore orfananza del Padre. Ma Lui lo percorre ugualmente, permettendo al Padre di trasformare il silenzio e lo scandalo del Venerdì Santo, nel silenzio del Sabato: silenzio da cui sgorga la Parola datrice di vita. Nel passaggio dalla morte alla vita, l’umiltà del Figlio è assoluta. Qui lo ha

spinto il suo amore per gli uomini; qui lo ha condotto il suo amore per il Padre.

Nella vita trinitaria tutto è trasparente, tutto è immediato. Con l’incarnazione il Figlio deve fare i conti con il peso della storia come tempo, che vuol dire: pazienza e umiltà. Saper attendere, saper rispettare i tempi che la natura umana gli impone perché la natura dell’uomo e del mondo sia ricapitolata nel mistero trinitario.

Il mistero del Sabato Santo è tra i più profondi della vita del Signore, poiché in esso il Principio -Verbo del Padre (Gv 1, 1ss), per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza del quale niente è stato fatto di tutto ciò che esiste-, è presente nell’assenza della morte, mistero e rivelazione della perfetta umanità del Figlio e della divina perfezione di un Dio a cui nulla è impossibile.

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morte come scandalo, trasforma lo scandalo della morte nella prima parola della nuova vita. Il punto d’arrivo della discesa agli inferi è l’incontro con la luce del Padre: Resurrezione che trasfigura il volto del Figlio. Lo Spirito, datore di vita, lo resuscita dai morti e trasfigura la morte in vita, creazione nuova contro la quale le porte dell’inferno non prevarranno.

L’affresco della Trinità rivela così che da sempre, nonostante i tradimenti dei teologi, il senso della fede ha percepito nel Triduum mortis la fonte di ogni discorso sensato su Dio sull’uomo sul mondo.

La tradizione ortodossa lo ha saputo da sempre e nell’icona della Trinità Angelica di Rubljov, ha letto in una sintesi mirabile l’unità e la distinzione in Dio, l’immanenza e la trascendenza, la presenza ed il nascondimento, l’accoglienza e la restaurazione di tutto il creato nello spazio infinito del Dio Trinitario.

L’Occidente teologico deve imparare a rileggere il Mistero. L’Arte sarà per lui una chiave e una maestra.

Per una Nuova Teologia Della Creazione

Osservando i Crocifissi che gli artisti hanno donato alla storia, il corpo do-lente del Figlio si mostra nella sua naturalità. Quel corpo allungato sulla Croce è testimonianza di una natura che nella lunga evoluzione che la segna è stata ricapitolata dal Figlio che Ricapitola in Dio tutte le cose (Ef 2, 6-11).

Nel lento e millenario cambiamento che ha trasformato il Pianeta terra, nel nascere e scomparire di intere specie, fino alla comparsa dell’uomo, nulla di ciò che è stato è dimenticato dal Dio che lo ha creato. Il Cre-atore ama ogni cosa non perché immortale come Lui -così amerebbe solo se stesso- ma proprio perché caduca e mortale: diversa da Lui. La comparsa dell’uomo non cancella né il ricordo né il segno di quanto c’è

stato prima: nell’uomo tutta la lenta evoluzione è ricapitolata per po-terla consegnare al Creatore per Cristo, Concreatore, così da ricevere definitivamente lo Spirito della vita che sarà eterna e non segnata dalla morte.

Una teologia sensibile all’ecologia sarà una teologia della creazione situata nel Principio che è il Verbo: non lontana protologia ma interpellanza critica all’uomo di tutti i tempi, nei confronti di un mondo che vede tutti i viventi solidali.

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Terrà conto dei dati della biologia, e sarà ecumenica in senso ampio: ascolterà le culture del mondo: perché lo Spirito soffia dove vuole.

Rileggerà la morte come dato naturale; annuncerà la vita eterna.

Dinanzi alle catastrofi ambientali sarà voce che denuncia quanto di indebito e di illecito si nasconde dietro ogni sconvolgimento del Pianeta; sarà vicinanza compartecipe per le vittime; sarà annuncio e profezia di un divenire diverso, rivolto agli uomini di buona volontà.

Lontana da un antropocentrismo arrogante, sarà voce di quel Dio che chiama le stelle ad una ad una ed esse Gli rispondono.

THE THEOLOGY AND THE CREATION: THE ECOLOGIC QUESTION AND A NEW THEOLOGICAL DISCOURSE ABOUT THE CREATION

Abstract: Ecology questioning theology. Ecumenical dialogue has enabled the creation of a new sensibility. Theology, Trinity, and if the Bible, will develop a new theology of creation, paying attention to ecology and in dialogue with the physical and biological sciences-

Keywords: Trinity. Ecological. Dialogue.

Notas

1 Il testo a cui si fa riferimento è del 1938 anche se già in un articolo del 1936 von Rad parlava della creazione come di un autentico problema teologico: Il problema teologico

della fede vetotestamentaria nella creazione (1938).

2 Cf. Moltmann (1989, p. 82). L’interesse del teologo alla tematica è testimoniato da una nutrita bibliografia. Qui ricordiamo, insieme al testo già citato, Futuro della creazione (1980); Dio nella creazione, (1986); La fonte della vita. Lo Spirito Santo e la teologia della

vita (1998); Il passo del Duemila. Progresso e abisso (2003).

3 Cf. Também Boff L (1990; 1980; 1994).

4 L’elaborazione teologica conosce anche altre zone geografiche: il Nord-America, l’Asia, l’Africa. Per una buona bibliografia: Morandini (2005, 70-90).

Referências

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BOFF, Leonardo. Nuova era: la società planetaria: sfide per la società e il cristianesimo, Assisi: Cittadella, 1994.

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_____. Grido da terra, grido dei poveri: per una nuova ecologia cosmica. Assis: Cittadella, 1995.

BOFF, Leonardo; ELIZONDO, Virgil. Ecologia e povertá: grido della terra, grido dei poveri. Concilium, 31, n. 5 , 1995.

VON RAD, Gerard. Scritti sul Vecchio Testamento. Milano: Jaca Book, 1984. MARTELET G. E se Teilhard dicesse il vero. Milano: Jaca Book, 2007. MARTELET G. Evoluzione e creazione: dall’origine del cosmo all’origine dell’uomo. Milano: Jaca Book 2003.

MOLTMANN Jurgen. Futuro della creazione. Brescia: Queriniana, 1980. MOLTMANN, Jurgen. Dio nella creazione. Brescia: Queriniana, 1986. MOLTMANN, Jurgen. La creazione crea futuro: una politica ispirata alla pace e un’etica della creazione in un mondo minacciato. Brescia: Queriniana, 1989. MOLTMANN, Jurgen. La fonte della vita: lo Spirito Santo e la teologia della vita. Brescia: Queriniana, 1998.

MORANDINI, S. Ecumenismo ed ambiente. In MUSU (a cura di), Uomo

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MORANDINI S. Teologia ed ecologia. Brescia: Morcelliana, 2005. MORANDINI S. Teologia e fisica. Brescia: Morcelliana, 2007.

MONTALMANN, Jurgen. Il pano del Duemila: progresso e abisso. In: GI-BELLINI, R. Prospettive teologiche per il XXI secolo. Queriniana: Brescia, 2003. p. 27-48.

* Recebido: 30.09.2010. Aprovado: 20.10.2010.

** Docente di dogmatica presso la PFTIM, ISSR San Roberto Bellarmino (Italia). E-mail: morelli.rosa2003@libero.it

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