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L immagine del Brasile nella critica presencista

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Academic year: 2021

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L’immagine del Brasile nella critica presencista

Le relazioni culturali tra Portogallo e Brasile nel periodo che abbraccia, all’incirca, i due rispettivi modernismi sono state già oggetto di importanti studi, quale ad esempio quello di Arnaldo Saráiva1.

È stato opportunamente fatto notare come, proprio in coincidenza con due dei momenti più alti, più fertili, delle rispettive letterature nel ventesimo secolo, le relazioni culturali tra Portogallo e Brasile attraversassero una fase decisamente critica, anche se proprio gli studi condotti hanno ridimensionato l’immagine di una netta interruzione dei contatti tra le due letterature; ridimensionamento che, tuttavia, non disconosce la necessità – da parte brasiliana – di affermare la propria identità anche mediante una rottura con la tradizione culturale europea, portoghese in particolare, e che riconosce allo stesso tempo – da parte portoghese – una prevalente ignoranza dei nuovi valori venuti alla ribalta al di là dell’oceano. In questo contesto non mancarono episodi d’iniziative culturali luso-brasiliane; tuttavia, è stato evidenziato come solo a partire dagli anni trenta si verificò in Portogallo una nuova attenzione verso la cultura brasiliana e si crearono le basi di una nuova possibile influenza di scrittori brasiliani nei confronti di scrittori portoghesi. Ciò avvenne anche grazie all’azione di alcune pubblicazioni culturali portoghesi, tra cui sono segnalate “Descobrimento”, la “Revista de Portugal” e, appunto, “Presença”.

Quello che intendo proporre in questa sede è il risultato di una ricognizione dello spazio dedicato dalla rivista di Coimbra alla cultura brasiliana, per verificare i tempi, i modi e gli obiettivi di questo spiccato interesse e cercare di derivarne l’immagine del Brasile – o, per meglio dire, della nuova letteratura brasiliana – presso la critica presencista.

Ho accennato ai tempi dell’interesse della “Folha de Arte e Crítica”2 nei confronti della cultura brasiliana: effettivamente, quest’apertura non si rivela sin dai primi numeri della rivista. Le pagine che ripercorrono la storia di “Presença” – in primis quelle scritte da João Gaspar Simões, protagonista diretto di quell’avventura – evidenziano come i contatti con il Brasile e i suoi autori moderni furono stabiliti soprattutto dal 1931, e come un ruolo importante fu svolto, in questo senso, da Adolfo Casais Monteiro, che da quell’anno entrò a far parte della direzione della rivista al posto di Branquinho da Fonseca. Leggendo, pagina dopo pagina, la collezione di “Presença” ci si rende conto che la situazione è leggermente più interessante di quanto non emerga dalla ricostruzione storica: i contatti con il Brasile non furono stabiliti soprattutto dal 1931, ma soltanto da quel momento in poi. Anzi, non si coglie nei primi trenta numeri della rivista – ossia, nei suoi primi quattro anni di attività – il minimo riferimento al Brasile, ai suoi autori, alle opere prodotte, ad avvenimenti o iniziative culturali verificatisi in quel paese di lingua portoghese. L’unica eccezione – invero, l’unica menzione dell’aggettivo brasileiro nel periodo citato – si rileva nel n° 13 (giugno 1928), nel quale un’anonima nota redazionale lamenta – a proposito di una certa inerzia dell’editoria lusitana – che, “em português as maiores obras de Wilde só estejam traduzidas em brazileiro”3.

Causa un certo stupore la totale assenza di riferimenti al Brasile, in una rivista da subito molto attenta alle tendenze e alle manifestazioni essenziali della cultura internazionale contemporanea4. La folha di Coimbra entrò in un circuito di relazioni con altre pubblicazioni straniere; nella sezione “Correio” – peraltro pubblicata non in modo regolare – appaiono elencati i nomi dei periodici e dei libri ricevuti da “Presença”: la mancanza di contatti con il Brasile risulta ancora più sorprendente quando si osserva che tra i corrispondenti della “Folha de Arte e Crítica” sono menzionate riviste o libri provenienti da altri paesi sudamericani (Argentina5, Uruguay6, Perù7, Venezuela8, Ecuador9) o

centroamericani (Messico10 e Cuba11). Alla luce di questi contatti con paesi altrettanto lontani geograficamente, ma sicuramente meno affini per lingua e tradizione storico-culturale, si potrebbe concludere che, nei primi anni della sua attività, “Presença” si comportò in linea con la generale

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2 crisi di rapporti tra la cultura portoghese e quella brasiliana, che si traduce in una quasi ostentata ignoranza reciproca. Per rimanere nell’ambito dei contatti con testate culturali consorelle, osserviamo che la prima menzione di un periodico brasiliano si avrà solo nel 1932 (nel n° 36 di novembre): si tratta della “Revista Nova”12 di São Paulo, allora al secondo e ultimo anno di vita, diretta da Paulo Prado, Mário de Andrade e António de Alcântara Machado, divulgatrice delle idee del modernismo. Negli anni successivi, la rubrica “Correio” registrerà – sempre in modo piuttosto episodico – i nomi di altre tre pubblicazioni brasiliane: la rivista “Rumo”13 e il “Boletim de Ariel”14,

entrambe di Rio de Janeiro, e la “Pernambuco”15. Questo – tanto per fare un riscontro – a fronte di ben diciannove testate argentine menzionate.

Il primo scrittore brasiliano ad essere ospitato sulle pagine di “Presença” è Ribeiro Couto, con quattro poesie che appaiono nel n° 31-32 (marzo-giugno 1931) e che parlano soprattutto della dimensione natale del poeta di Santos, ossia quella del porto, dei marinai, dei pescatori, delle navi. Ribeiro Couto – collaboratore di “Presença” da Parigi – funzionò da trait d’union con la letteratura d’oltre oceano: non solo i suoi versi inaugurano la presenza brasiliana nella rivista (e nel 1933 pubblicherà per le Edições Presença la sua raccolta Província), ma è sua anche la prima nota critica, dedicata a Dois poetas de Alagoas, che nel numero successivo accompagna la pubblicazione di versi di Jorge de Lima e del giovanissimo Aloysio Branco, un nome che risulterà meno noto degli altri due. Nel suo articolo, il poeta-critico brasiliano informa i lettori di “Presença” sulla peculiare suddivisione in gruppi regionali che caratterizza il modernismo brasiliano, il quale cerca di raggiungere, con i mezzi ed i modi che gli sono propri, un obiettivo comune ad altri movimenti culturali contemporanei, ossia l’affermazione dell’individuo, la liberazione della vita soggettiva, valori più volte affermati dalla stessa rivista di Coimbra.

Non può essere un caso che questi autori brasiliani trovino ospitalità proprio nel numero in cui Adolfo Casais Monteiro entra a far parte della direzione di “Presença”. Ed è proprio il neodirettore il primo critico portoghese ad esprimersi (nel n° 34 dell’inizio del 1932) sulla nuova poesia brasiliana, con un articolo dedicato a due suoi importanti esponenti, lo stesso Ribeiro Couto e Manuel Bandeira. Qui affiorano i primi elementi relativi all’immagine che in Portogallo comincia a prendere corpo riguardo alla nuova letteratura brasiliana: Casais Monteiro rileva nella poesia di Ribeiro Couto una peculiarità riscontrabile anche in altri nuovi poeti di quel paese: quella di essere una poesia dell’intimità, ma di una intimità che si apre allo spettacolo del mondo, alla ricchezza emozionale della vita; è questo ciò che impressiona il giovane critico di “Presença”: se tutta la poesia moderna, per reazione a quella classica, si incentra sui conflitti interiori di un’anima che si isola dal mondo circostante, la poesia di Ribeiro Couto e di altri giovani poeti brasiliani riesce a riconquistare la realtà esterna senza per questo diminuire la capacità di esprimere la vita interiore; anzi, è proprio grazie ad una sincera conoscenza del proprio io che ottiene un’intimità con gli esseri e con le cose. Dunque, una nuova poesia estremamente feconda, che si radica nel vissuto, nell’esperienza personale, e che è ancor più efficace perché si esprime attraverso una lingua estremamente semplice, che non indugia mai alla retorica e si realizza per mezzo di parole estremamente cariche di significato, dense, dinamiche. La lettura di Libertinagem di Manuel Bandeira conferma l’impressione di novità, di spontaneità ed espressività della giovane poesia brasiliana; di più, fa scoprire a Casais Monteiro un mondo nuovo, un Brasile “já livre de Portugal e de França”, che ha realizzato “a descoberta dum sentido da vida propriamente brasileiro”. S’impone agli occhi del critico portoghese la forza di un lirismo spontaneo, che scaturisce dalla vitalità del poeta, che ignora le metriche e i classici, che parla di qualsiasi cosa con parole che superano l’antinomia tra lingua letteraria e lingua popolare; ciò permette ai giovani poeti brasiliani – commenta Casais Monteiro – di esprimere “uma maneira de ser tão diferente da nossa!”. Un’immagine della nuova poesia brasiliana come liberazione completa, purificazione, innocenza, rivelazione delle fonti più segrete della poesia.

Un’impressione che riecheggia nelle parole che lo stesso Casais Monteiro dedicò a Jorge de Lima, nella recensione al suo romanzo O Anjo. Il giovane critico si dimostra cosciente del suo ruolo di pioniere, in Portogallo, nella scoperta della letteratura brasiliana; infatti, nonostante gli accordi

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3 accademici e i proclami relativi ad un intercambio culturale, questa continua ad essere colpevolmente ignorata16. O Anjo è definito “um dos mais belos livros de ‘poesia de romance’ da literatura brasileira do presente”. Dopo aver definito questo genere ibrido, Casais Monteiro indugia ancora una volta nell’elogiare la capacità dell’autore di inserire nell’opera elementi della realtà concreta – “que sabem a Brasil de verdade” – pur partendo dalla propria esperienza interiore, una delle qualità della nuova letteratura brasiliana che sembrano colpire maggiormente il direttore di “Presença”, al pari della capacità di fare poesia senza ricercare ossessivamente uno stile, un modo.

Lo stesso Jorge de Lima sembra dar ragione al critico portoghese nella sua Defesa da poesia che “Presença” pubblica nel giugno del 1935, nella pagina che segue la presentazione di tre componimenti di un’altra scrittrice valorizzata dalla rivista di Coimbra, Cecília Meireles17. La

poesia è descritta da Jorge de Lima come una forza che esiste di per sé, le cui dimensioni “são bem maiores que as do mar”; una forza difficile da captare, da trasferire sulla carta: gli artifici della composizione poetica ne pregiudicano l’espressione perché il vero poeta è superiore a questi espedienti, eccede il tempo, le mode, le idee dominanti, si fa veicolo – se ne è capace – di un’energia che nasce da forze trascendenti ed eterne. Il poeta moderno, invece, è troppo dipendente dal suo tempo, dal capitalismo e dalle accademie e si è allontanato dalle fonti superiori della poesia18. Un’estetica pienamente in sintonia con le idee affermate dai principali teorici di

“Presença”, sin dai primi numeri.

Tuttavia, quando un altro critico, Albano Nogueira, recensisce la raccolta poetica Província, di Ribeiro Couto, egli appare negativamente impressionato da quella che definisce una lenta, evidente e molto curiosa evoluzione nel poeta brasiliano, quel cammino verso un accentuato e ricercato abbandono degli attributi poetici (quali la ricchezza di ritmo e di immagini) dall’autore ritenuti estranei all’essenzialità della poesia. Questa calcolata riduzione dei propri versi ad uno “esqueleto poético” deriverebbe dalla ricerca di un preciso atteggiamento, che però, secondo Albano Nogueira, finirebbe col produrre – nelle realizzazioni meno riuscite – un effetto di freddezza e incomunicabilità, di mero capriccio poetico alla ricerca di una banalità convenzionale, col risultato che “a poesia afoga-se em palavras e conceitos sem qualquer espécie de interêsse poético”. Inoltre, se nel citato articolo del nº 34, Casais Monteiro scriveva che il poeta santista riusciva ad armonizzare le sue più tipiche caratteristiche brasiliane con gli echi di grandi poeti portoghesi come Cesário e Nobre, secondo Albano Nogueira, Couto si stava allontanando da quelle stesse influenze per affermarsi come poeta vero, anche se in modo ancora insicuro.

Non mancano considerazioni inerenti al romanzo. Nella recensione dedicata a Calunga di Jorge de Lima (nel n° 46, ottobre 1935), Alberto de Serpa esalta la nuova identità conquistata dalla letteratura brasiliana, affermando anzi il primato di questa su quella europea, relativamente al romanzo:

O romance brasileiro e a poesia brasileira começaram por não existir. Romance e poesia, vindos do outro lado do Atlântico, tinham o sabor dos do lado de cá. Agora, não: A poesia brasileira, embora ainda se lembre de Cesário e de Nobre19, sabe a Brasil. O romance, sem lições da Europa, emancipou-se e dá-nos um panorama rico como cá não temos.

Ancora una volta, agli occhi di un presencista, la letteratura brasiliana esprime naturalezza, umanità, legame con la terra, novità, forza espressiva e capacità di suggestione.

Lo stesso Alberto de Serpa metterà in risalto, in un successivo intervento, l’attenzione che si deve a questo Brasile che sta costruendo la propria letteratura: se in certi autori traspare ancora l’intenzione di emanciparsi dai modelli, non mancano scrittori capaci di occultarla e di offrire semplicemente autentiche ed originali opere d’Arte. Uno di questi è Jorge Amado, cui Serpa dedica una poesia intitolata Mar Morto, evidentemente ispirata dall’omonimo romanzo dello scrittore baiano, recensito nella breve nota collocata nell’ultima pagina dello stesso numero (il 49 del giugno 1937)20. Mar Morto viene definito un romanzo profondamente brasiliano ma allo stesso tempo

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4 vivono e si alimentano grazie alla vicinanza del mare. Il tutto è trattato da Jorge Amado con profondo amore e comprensione per la vita umile di quella gente, da cui scaturisce una grande poeticità. Lo stesso Jorge Amado è segnalato come nome di spicco nell’interesse presencista per la letteratura brasiliana, sia da José Régio21, sia da Adolfo Casais Monteiro. Quest’ultimo, nell’evocare la scoperta da parte del pubblico portoghese delle nuove produzioni intellettuali d’oltre oceano, mette in risalto l’opera di alcuni romanzieri, primo fra tutti l’autore di Jubiabá22.

A fianco dello scrittore baiano (anche se un gradino più in basso), Casais Monteiro pone José Lins do Rego, di cui aveva già recensito, nelle pagine di “Presença” (nel n° 50, Dezembro 1937), il romanzo Pureza. Com’era già accaduto in altri casi, il critico elogia la capacità di raggiungere un’estrema semplicità, sia d’intreccio, sia di stile; la stessa semplicità dell’ambiente in cui si svolge la storia condiziona i personaggi e sembra condizionare anche l’autore, capace di rappresentare la sensualità in modo estremamente naturale e discreto, senza indugiare in quel tropicalismo – una fisicità un po’ morbosamente esotica – in cui cade la maggioranza dei romanzieri brasiliani quando esprime situazioni analoghe.

Se Casais Monteiro denuncia questo tropicalismo, João Gaspar Simões parla altrove di un carattere primitivo del romanzo brasiliano: primitiva è la visione che il romanziere contemporaneo ha dell’Uomo, da cui deriva una mancanza di finezza psicologica23; in autori come Érico Veríssimo

e José Lins do Rego, Simões osserva un eccessivo compiacimento nello studio delle psicologie primitive, degli ambienti popolari, mentre i grandi scrittori sono quelli capaci di studiare tanto le psicologie elementari quanto quelle complesse. Tra questi, il Brasile conta – secondo Gaspar Simões – Graciliano Ramos, il cui S. Bernardo è considerato uno dei migliori romanzi brasiliani contemporanei. Inoltre, per il critico portoghese, manca al romanzo brasiliano una convinta ricerca dell’obiettività, una capacità di essere realisti a prescindere dalle simpatie e dalle passioni nei confronti dei personaggi.

Adolfo Casais Monteiro fu autore, nel n° 53-54 (novembre 1938), di due note in cui tracciava un bilancio dell’intercambio culturale luso-brasiliano24, una realtà che cominciava finalmente a prendere corpo grazie all’effettiva conoscenza delle opere delle nuove generazioni dei due paesi:

De há meses para cá começa a desenhar-se, se não um efectivo intercâmbio intelectual entre Portugal e o Brasil, pelo menos aquilo que o tornará efectivo: troca de livros, troca de revistas, não ao acaso, mas orientada em geral de modo a que as novas gerações dos dois países se conheçam no que ambas possuem de vivo. A única ligação eficaz entre os intelectuais de dois países, quando não existem relações pessoais, só pode ser aquela que se baseia no conhecimento mútuo por meio das obras em que uns e outros revelam a sua maneira de ser.

Se la nuova letteratura brasiliana aveva conquistato gli intellettuali di “Presença”, alcune riserve meritava, ai loro occhi, la critica di quel paese. Adolfo Casais Monteiro osservava infatti che, al di qua dell’oceano, si era dedicata molta più attenzione critica agli scrittori brasiliani, mentre in Brasile ci si era limitati a pubblicare estratti da opere di scrittori portoghesi. I lusitani, insomma, brillavano nei confronti dei brasiliani per acutezza critica e volontà di comprensione. Casais Monteiro così puntualizzava:

O movimento nasceu, parece-nos, em Portugal, e suscitou-o principalmente o facto de termos descoberto, em especial na obra de alguns romancistas, um Brasil intelectual que desconhecíamos. Foi a nova literatura brasileira que nos conquistou. O mesmo é dizer que não se trata duma simpatia teórica, do género das habituais manifestações de amizade luso-brasileira, mas dum real interêsse provocado por uma realidade viva: as obras dêsses artistas novos […].

Questo limitato interesse era imputato, in parte, ad un concomitante problema editoriale, ossia alla scarsa diffusione di libri di scrittori portoghesi contemporanei in Brasile; ciononostante, per il giovane presencista, la critica in Brasile non era all’altezza del valore dei nuovi artisti25.

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5 Nella sua seconda nota, Casais Monteiro commentava la pubblicazione a Rio de Janeiro della rivista “Esfera”, che a quell’intercambio affermava di dedicarsi nel sottotitolo. In primo luogo, veniva denunciato lo squilibrio esistente tra la collaborazione di scrittori portoghesi – molto scarsa – e quella di scrittori brasiliani; in secondo luogo, la letteratura portoghese presentata su “Esfera” non rappresentava il suo reale valore e le sue effettive potenzialità26.

Peraltro, in Brasile, l’immagine dello scrittore portoghese moderno era molto condizionata dai buoni rapporti là instaurati da António Ferro, intellettuale molto legato al regime salazarista, di cui fu uno dei principali fautori di propaganda. Una conferenza pronunciata dal giornalista portoghese Armando de Aguiar presso la Associação Brasileira de Imprensa di Rio de Janeiro identificava lo scrittore moderno portoghese come nazionalista, costruttivo, tradizionalista alla maniera di António Ferro, di cui si suggeriva il ruolo di capofila del movimento. Simili affermazioni provocarono la reazione di José Régio – egli stesso definito nella conferenza come un “autêntico novo” – in una nota pubblicata nel n° 47 (Dezembro 1935), in cui si dissociava dall’etichetta di nazionalista e dall’ombra, soprattutto ideologico-politica, di António Ferro27.

“Presença” registrò con interesse la notizia dell’apertura in Brasile, per iniziativa di Jorge Amado e con l’appoggio della rivista “Dom Casmurro”, di un concorso di romanzi portoghesi inediti. Affermava il romanziere baiano nel suo articolo Intercâmbio cultural luso-brasileiro a proposito del concorso:

Para êle esperamos da imprensa portuguesa, especialmente dos jornais de cultura, uma simpática colaboração no sentido da sua maior divulgação. O facto de um jornal de cultura brasileira oferecer dois prémios literários a escritores portugueses será mais um sinal de que os brasileiros querem corresponder às provas de carinho e de compreensão que têm recebido do público e dos intelectuais portugueses.

La redazione di “Presença” rispondeva alla sollecitazione in questi termini:

Um concurso aberto no Brasil para romances portugueses – é novidade que, de-facto, vinca reais progressos do intercâmbio cultural luso-brasileiro. Os nossos agradecimentos a Jorge Amado e a Dom

Casmurro. Parece ir passando o tempo em que o famoso intercâmbio se limitava à retórica de

discursos ocos ou esperteza de videirinhos...

Tuttavia, due osservazioni venivano fatte ai termini del concorso: il fatto che il premio di 5.000 scudi prevedeva la cessione gratuita dell’originale del romanzo ad una casa editrice prestabilita, che si trovava ad acquistarne i diritti per un prezzo (il valore del premio) inferiore a quello di mercato, e il fatto che il concorso si limitava a romanzi inediti.

Gli ultimi due numeri di “Presença” diedero spazio anche ad Alphonsus de Guimaraens Filho28, Mário de Andrade e Vinícius de Moraes29, a conferma di una certa predilezione per scrittori

di natura intimista, ove si eccettui probabilmente Jorge Amado. La seconda serie della rivista non andò oltre. S’interruppe così quel legame, quello scambio che – parafrasando le parole del suo principale interprete, Adolfo Casais Monteiro – avvicinava le nuove generazioni dei due paesi attraverso la conoscenza di ciò che di più vivo entrambe possedevano, quelle opere che rivelavano reciprocamente la rispettiva maniera di essere.

Enrico Martines

1 Arnaldo Saráiva, O Modernismo Brasileiro e o Modernismo Português, Subsídio para o seu estudo e para a história das suas relações, Porto 1986.

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3 L’espressione della nota redazionale introduce anche, seppur in modo molto velato e indiretto, una delle questioni che causarono maggior attrito tra le due culture, ossia il problema dell’esistenza di una lingua brasiliana distinta da quella portoghese. A proposito del problema ortografico, qualche anno più tardi (nel n° 37 del febbraio 1933), “Presença” pubblicherà un breve e scherzoso componimento poetico di Guilherme de Almeida, dal titolo Com S ou com Z, che – come si dice in una nota redazionale posta in ultima pagina – voleva essere una satira alla ponderosa questione della grafia del nome Brasil; incertezze definite come “coisas académicas, coisas reumáticas, coisas neurasténicas, que põem na boca o tédio de um bocejo”, ma che avevano meritato studi come quello di Assis Sintra (Sintra con S o con C? – si chiede sarcasticamente la nota), il cui titolo era ironicamente ripreso dalla poesia di Guilherme de Almeida.

4 “Presença” dedicò fin dall’inizio le sue pagine alla letteratura francese, russa – Proust e Dostoievski furono due dei nomi più celebrati – ma anche spagnola e italiana; ad un grande nome come Goethe fu dedicato un numero speciale in occasione del centenario della sua morte.

5 Le riviste argentine menzionate sono (tra parentesi i numeri di “Presença” in cui sono citate): “Nosotros”, Revista mensual de Letras, Arte, Historia, Filosofía y Ciencias Sociales, Buenos Aires (n° 12, 9 maggio 1928; n° 16, novembre 1928; n° 18, gennaio 1929; n° 20, aprile/maggio 1929; n° 23, dicembre 1929; n° 26, aprile/maggio 1930; n° 28, agosto/ottobre 1930; n° 31/32, marzo/giugno 1931; n° 36, novembre 1932); “El Progreso”, Organo de la Sociedad de Fomento de Vila Logano, Buenos Aires (n° 26, n° 28, n° 31/32); “Renovación”, Organo de la Unión latino-americana, Buenos Aires (n° 28); “El Burro”, Asociación editora, Buenos Aires, Circular Previa (n° 29, novembre/dicembre 1930); “Riachuelo”, Organo del Ateneo Popular de la Boca, Buenos Aires (n° 31/32, n° 36); “Sur”, Revista trimestral bajo la dirección de Victoria Ocampo, Buenos Aires (n° 36); “Claridad”, Revista de Arte, Crítica y Letras. Tribuna del Pensamiento Izquierdista, Buenos Aires (n° 36; n° 43, dicembre 1934); “Letras”, Revista de Arte y Ciencias, Director Arturo Cambours Ocampo, Buenos Aires (n° 36, n° 43); “Megáfono”, Directores Sigfrido A. Radaelli, Erwin F. Rubens, Víctor Max Wullich, Buenos Aires (n° 36, n° 43); “Boletín del Museu Nacional de Bellas Artes”, Director Otilio Chiappori, Buenos Aires (n° 43, n° 47); “A Fouce”, periódico galego, Bôs Aires (n° 47; n° 48, luglio 1936); “Revista de Instrucción Pública”, Rosario (n° 47); “Frente Único”, Organo de Frente Único Popular Argentino y Federación Antiguerrera de Mujeres Argentinas, Córdoba (n° 48); “Hechos e Ideas”, Revista radical, Buenos Aires (n° 48); “Escuela”, Revista mensual de Educación, Rosario (n° 48); “Através de las letras y las artes”, Suplemento de “El Argentino”, La Plata (n° 48); “Norte”, Periódico literario, Buenos Aires (n° 48; n° 51, marzo 1938); “Columna” (n° 51); “Fábula” (n° 51).

Dall’Argentina, “Presença” ricevette e segnalò i volumi: La Campaña del General Bulele, di Luis Reissig (n° 16); Antena, di Marcos Fingerti (22 poemas contemporaneos, 1929, Editorial Tor, Buenos Aires, Ilustraciones de Adolfo Travascio; n° 23); Poemas en prosa, di Antonio Burich (n° 47); Retazos de Pampa, di Manuel Cotta (n° 47); Poesias, Antología Hispano-Americana, a cura di Lucilo Pedro Herrera (n° 47); Cerro Nativo, di Carlos B. Quiroga (n° 47); De Israel a Cristo, di Maria Raquel Adler (n° 47); Sur Atlántico, poemas, di A. Cambours Ocampo (n° 47); Romancero de Niñas, poemas, di Luís Cané (n° 47); Pinceladas, cuentos de mi ciudad, di Antonio Rubén Ferrari (n° 47); Peldaños, di Braulio Mate (n° 47); Morgan y su libro «La sociedad primitiva», di Alfredo L. Palacios (n° 48); Ensaios sociales, di Miguel Gratacos (n° 48); Mi Deslumbramiento en el Amazonas, di Gaston Figueira (n° 48); El controlor de los nacimientos, del Dr. Juan Lazarte (n° 51).

6 Le riviste uruguaiane menzionate sono: “La Cruz del Sur”, Revista de Arte y Letras, Montevideo (n° 23, n° 28, n° 31/32, n° 36); “Cartel”, Panorama mensual de literatura, arte y polémica, San José-Montevideo (n° 28); “América Nueva”, Artes, Ideas, Acción, Solidaridad, Montevideo (n° 36). Inoltre, “Presença” ricevette dall’Uruguay Arte y Cultura Popular, Curso de conferencias de difusión cultural, Montevideo, Abril-Noviembre de 1932 (n° 43) e i volumi Preludios, di Juan Carlos Abella, Lírida, cantigo de la Poesia, di C. Sabat Ercasty, e Desamor, poemas, di Jules Remember (n° 47).

7 Le riviste peruviane menzionate sono: “La Sierra”, Órgano de la juventud renovadora andina. Revista Mensal de Letras, Ciencias, Arte, Historia, Ciencias Sociales y Polémica, Lima (n° 23, n° 28); “Abcdario”, Hojas de ciencias sociales, letras y crítica, Lima (n° 29); “Letras”, Literatura, Arte, Bibliografia, Lima (n° 43); “Revista de Economía y Finanzas”, Lima (n° 48).

8 Dal Venezuela “Presença” ricevette i volumi: Barrabas y otros relatos, di Arturo Uslar Pietri (n° 16); Candelas de Verano, novelas, di Julián Padrón (n° 51).

9 Dall’Ecuador è riportato l’arrivo della rivista “Cuadernos Pedagógicos”, Quito (n° 43).

10 Le riviste messicane menzionate sono: “Circunvalación”, México (n° 16, n° 18); “Bolívar”, Boletín de la confederación nacional de estudiantes, en el centenario de la muerte del libertador, México (n° 29); “El Espectador”, Teatros, cines, arte, literatura, México (n° 31/32); “El libro y el pueblo”, México (n° 36); “El Maestro Rural”, Órgano de la Secretaria de Educación Pública, para los maestros rurales, México (n° 48). Dal Messico giunsero anche i volumi: Atalayas del Sureste, di Aurelio Velazquez, Mérida, Yucatan (n° 31/32); Legislación del trabajo en los siglos XVI, XVII y XVIII: relaciones entre la economia, las artes, y los oficios en la Nueva España (n° 48).

11 Le riviste cubane menzionate sono: “Musicalia”, La Habana (n° 16, n° 20, n° 25); “Orto”, Revista mensual ilustrada, Manzanillo (n° 26, n° 28, n° 31/32, n° 36, n° 43, n° 47, n° 48, n° 51); “1930”, Revista de Avance, La Habana (n° 26, n° 29); “Revista Bimestre Cubana” (n° 48). Da Cuba giunse anche il volume Gemas y Trofeos, poesias, di José Machado (n° 51).

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12 “Revista Nova”, SP, 1931/32, 10 numeri in 8 fascicoli, diretta da Paulo Prado, Mário de Andrade e Antônio de Alcântara Machado. Secondo lo stesso Mário de Andrade, pubblicò “pouca literatura, pelo menos literatura gratuita. Muita crítica e muitos estudos de qualquer ordem que tenham imediata correlação com o Brasil”.

13 Citata nel n° 43 (dicembre 1934) con l’indicazione del nome dei redattori: Carlos Lacerda, Evandro Lins e Silva, Moacyr Werneck de Castro.

14 Citato nel n° 48 (luglio 1936): “Boletim de Ariel”, mensário crítico-bibliográfico, (1931-1939) de Agripino Grieco, Gastão Cruls e Lúcia Miguel Pereira. Commenta Agripino Grieco al riguardo: “Mais tarde, fundei com Gastão Cruls o ‘Boletim de Ariel’, que durou sete anos e onde colaborou a melhor gente do Brasil. Não tínhamos preocupações de escolas, de paróquias literárias. Queríamos apenas talento nos colaboradores. Foram tambem saindo os livros, muitos deles reeditados depois, e aqui estou, a entrar nos 70, ainda amigo da literatura”. Rivista diretta da Gastão Luís Cruls, tra il 1931 e il 1938.

15 Citata nel n° 51 (marzo 1938). Nello stesso numero, la rubrica “Correio” informa di aver ricevuto due libri dal Brasile: O Amanuense Belmiro, di Ciro dos Anjos (Os Amigos do Livro, Belo Horizonte), e Poemas di Adalgisa Nery (Pongetti, Rio de Janeiro).

16 Nell’ultimo paragrafo della sua nota, Casais Monteiro afferma: “Creio ser o primeiro a falar em Portugal dêste livro por todos os motivos admirável. As academias fazem acôrdos, os diplomatas discursos, os jornais falam em intercâmbio intelectual – mas continuamos a ignorar a literatura do Brasil. Quási ninguém sabe cá que Jorge de Lima é um dos maiores poetas do Brasil. Agora continua-se ignorando que êle é um dos seus grandes criadores em prosa”.

17 La pubblicazione di altri sette componimenti di Cecília Meireles nel n° 53-54 (novembre 1938) è accompagnata da una nota del direttore fondatore José Régio, in cui si afferma, tra l’altro: “Ora uma coisa que me espanta é não ter ainda encontrado o nome de Cecília Meireles a-par dos de tantos bons poetas brasileiros. Deve ser isso desconhecimento meu: Porque há nos versos de Cecília Meireles uma graça poética e um dom de universalidade que qualquer dos seus maiores compatriotas lhe pode invejar. “Presença” honra-se publicando um ramo dos seus versos iluminados de intenção e ritmo. Acaso é vulgar – pregunto – ler a gente, nos dias de hoje, versos assim poéticos?”.

18 Riguardo alla situazione della poesia brasiliana, Lima afferma significativamente: “[…] pouca poesia tem existido no Brasil, pouco lirismo puro, tem elevado a literatura brasileira, mas contra êsse veio insignificante de poesia nunca pôde por exemplo a pretenciosa ‘Escola de Recife’ com sua poesia social, com sua poesia científica dos Tobias e outros”. 19 Le influenze già segnalate sia da Casais Monteiro, sia da Albano Nogueira relativamente alla poesia di Ribeiro Couto. 20 Nel n° 53-54 sarà João Meneres de Campos a dedicare una poesia con lo stesso titolo a Jorge Amado, ispirandosi evidentemente allo stesso romanzo. Non è peraltro Jorge Amado l’unico destinatario di omaggi di questo tipo; in quello stesso numero 53-54, l’ultima delle tre poesie di Adolfo Casais Monteiro pubblicate, Fácil, si riferisce a Manuel Bandeira e alla sua Estrela da Manhã: “quero inteiro a flor nocturna melhor ó Manuel Bandeira do que a Estréla da Manhã”; peraltro, il nº 51 (marzo 1938) aveva già pubblicato una poesia di Jorge de Lima “para Carlos Queiroz”, il presencista di Lisbona, dal titolo Poema às ingénuas meninas.

21 Régio, nella già citata nota introduttiva che accompagnava la pubblicazione di Alguns poemas de Cecília Meireles, scrive: “Já se sabe muito bem em Portugal que o Brasil tem hoje bons poetas e bons romancistas. Já os nomes dos maiores nos são familiares e queridos. Jorge Amado, Você que escreveu as páginas admiráveis do Jubiabá, deixe-me salientar o seu nome; que salientar o seu não é diminuir nenhum!”.

22 Nella nota intitolata Estado presente do intercâmbio intelectual Luso-Brasileiro, pubblicata all’interno della rubrica “Comentário” del n° 53-54 (novembre 1938), Casais Monteiro loda “[...] as obras dêsses artistas novos, dos quais nada mais justo do que destacar, como principais causadores da atitude dos intelectuais e do público portugueses, José Lins do Rêgo e mais ainda Jorge Amado”.

23 L’affermazione di João Gaspar Simões era apparsa in un articolo pubblicato nel “Diário de Lisboa”, a proposito dell’ultimo romanzo di Érico Veríssimo. Il critico portoghese spiegava: “Em minha opinião o que é especialmente primitivo no romance contemporâneo brasileiro é a visão que o romancista tem do Homem. É por essa visão ser primitiva que o estilo de tais romances o é também. Em todo o caso, a estrutura do romance brasileiro moderno – a sua técnica – já não é primitiva. Por vezes é, até, excessivamente civilizada. Pelo menos nada fica a dever à simplicidade”. A queste affermazioni aveva replicato un articolo, peraltro anonimo, pubblicato nel giornale brasiliano “Dom Casmurro”, in cui si controbatteva che la mancanza di finezza psicologica dei romanzieri brasiliani si spiegava con la loro necessità di ritrarre un ambiente sociale e umano primitivo. João Gaspar Simões risponderà nel penultimo numero di “Presença” – il primo della seconda serie (novembre 1939) – obiettando che l’ambiente sociale dei romanzi di Érico Veríssimo è invece, in gran parte, un ambiente “civilizado”.

24 La prima era la già citata Estado presente do intercâmbio intelectual Luso-Brasileiro; la seconda era intitolata Sôbre um pseudo órgão do intercambio Luso-Brasileiro.

25 L’immagine è confermata da alcuni giudizi estremamente negativi espressi, nelle pagine di “Presença”, su lavori di critica condotti in Brasile: si veda la recensione di Adolfo Casais Monteiro ad una História e crítica da poesia brasileira a cura di Edison Lins (n° 50, dicembre 1937), di cui il critico portoghese denuncia la generale mancanza di critica, il disordine organizzativo e persino la pessima redazione, nonostante traspaiano alcune qualità nel giovane autore e questi abbia proceduto, nel suo panorama della poesia brasiliana, ad una severa revisione di valori; o ancora, nel nº 1 della seconda serie di “Presença”, la nota dedicata dallo stesso direttore al volume A Poesia de Jorge de Lima

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(ensaio de interpretação crítica) di Manuel Anselmo, che stronca soprattutto il critico. Interessante notare come Casais Monteiro affermi che gli esempi citati da Anselmo per indicare l’influenza su Jorge de Lima di Cesário, in verità denunciano – senza che il critico se ne accorga – quella di Manuel Bandeira, definito “o iniciador do quotidianismo na poesia brasileira, mas num sentido bem diferente, sob todos os pontos de vista, do que há com êsse carácter na poesia de Cesário”. Allo stesso modo, il critico portoghese sottolinea l’incongruenza della lista di autori citati da Anselmo come teorici del modernismo brasiliano, una lista che contiene i nomi di Amando Fontes, José Lins do Rêgo, Plínio Salgado. Infine, Casais Monteiro critica il fatto che Anselmo definisca nazionalismo letterario il tono prevalente dei romanzi di Jorge Amado, Jorge de Lima, Lins do Rêgo, José Américo de Almeida, Érico Veríssimo, Graciliano Ramos, e altri, solo perché questi autori trattano argomenti nazionali, peculiarmente brasiliani.

Manuel Anselmo avrà spazio, nel numero successivo, per rispondere in questi termini alle critiche rivoltegli da Adolfo Casais Monteiro: “Efectivamente a obra de um Lins do Rêgo, de um Amado, de um Plínio Salgado (leia Casais O Estranjeiro e O Esperado), de um Amando Fontes (sobretudo o de Os Corumbus), pode documentar a forte acção dos motivos nacionais brasileiros, autónomos, característicos e pessoais, na realização dos seus romances. Daí, o seu nacionalismo literário, no sentido da originalidade que deriva da linguagem, dos caracteres psicológicos e étnicos revelados, da realização formal das suas páginas, do conteúdo da própria sensibilidade que os percorre. Porque o caso não é singular mas sim colectivo, continuarei a considerar de puro nacionalismo literário êsse movimento, graças ao qual devemos ao Brasil algumas das melhores poesias e romances, em língua portuguesa, do nosso tempo. Isso não quere dizer, evidentemente, que os seus autores sejam... nacionalistas”.

26 La pecca era attribuita alla persona responsabile per la parte portoghese, tale Afonso de Castro Senda, i cui scritti erano definiti, senza mezzi termini, comici e falsi, con pretese di grande stile, esemplificativi del caos mentale e della condizione di “analfabeta” di colui che li firmava. Il primo numero della seconda serie di “Presença” pubblicò la risposta risentita di Afonso de Castro Senda alle critiche rivoltegli da Adolfo Casais Monteiro.

27 Il numero successivo (48, luglio 1936) ospita una lettera di replica di Armando de Aguiar, commentata dallo stesso Régio.

28 Il n° 1 della seconda serie di “Presença” pubblica la sua Sonata da minha dor, a fianco del Soneto Inglês di Manuel Bandeira.

29 Il n° 2 della seconda serie (ultimo numero in assoluto della rivista, datato febbraio 1940) pubblica un Trecho do idílio “Balança, Trombeta e Battleship ou O Descobrimento da Alma”, di Mário de Andrade, così come sei poesie di Vinícius de Moraes (O Riso, Epitáfio, Soneto I, Soneto II, Soneto III, Soneto IV) datate da Oxford, Londra ed Estoril.

Referências

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