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MARIO VITTORINO E IL «DE DEFINITIONIBUS» NELL’OPERA ESEGETICA E MANUALISTICA DI CASSIODORO

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MARIO VITTORINO E IL «DE DEFINITIONIBUS»

NELL’OPERA ESEGETICA E MANUALISTICA DI

CASSIODORO

MÁRIO VITORINO E O “DE DEFINITIONIBUS” NA OBRA EXEGÉTICA E

MANUALÍSTICA DE CASSIODORO

Patrizia Stoppacci

Università degli Studi di Perugia

Riassunto: Mario Vittorino, retore pagano

vissuto nel sec. IV, è da sempre indicato come una delle fonti principali dell’opera esegetica e manualistica di Cassiodoro1. Tra le opere che gli vengono ascritte si ricordano soprattutto la traduzione dell’Isagoge di Porfirio e i trattati logici dedicati a sillogismi ipotetici, definizioni e topica, testi che hanno esercitato una grandissima influenza nella stesura dell’Expositio psalmorum (= EP)2 e nella compilazione del libro II delle Institutiones (= INST)3 di Cassiodoro, dedicato alle

saeculares litterae, tra le cui pagine l’autore

tardoantico è effettivamente menzionato o citato più volte. Lo scopo di questo contributo, tuttavia, è quello di smentire tale ipotesi e di dimostrare quanto segue: a) che Cassiodoro conosceva l’opera di Mario

Resumo: Mário Vitorino, orador pagão que

viveu no século IV, tem sido sempre indicado como uma das principais fontes da obra exegética e manualística de Cassiodoro. Entre as obras que lhe são atribuídas citam-se sobretudo a tradução do Isagoge de Porfírio e os tratados lógicos dedicados a silogismos hipotéticos, definições e tópicos, textos que exerceram uma grande influência na elaboração do

Expositio psalmorum (= EP) e na

compilação do livro II da Institutiones (= INST) de Cassiodoro, dedicado às saeculares litterae, em cujas páginas o autor tardo-antigo é efetivamente mencionado ou citado várias vezes. O escopo deste ensaio, todavia, é o de desmentir tais hipóteses e de de-monstrar o que segue: a) que Cassiodoro não

1 Per i dati biografici e l’opera completa di Mario Vittorino si rimanda a P. HADOT, Marius Victorinus.

Recherche sur sa vie et ses œuvres, Paris 1971, pp. 13-57 (con notizie biografiche). Cf. anche la voce C. MARIUS VICTORINUS, in Nouvelle histoire de la littérature latine. V: Restauration et renouveau, cur. R. Herzog – P. Lebrecht Schmidt, Turnhout 1993, pp. 390-404 (con molti aggiornamenti).

2 Edizioni in: J.GARET (ed.) Magni Aurelii Cassiodori Senatoris uiri patricii, consularis et Viuariensis

abbatis opera omnia in duos tomos distributa ad fidem manuscriptorum codicum emendata et aucta, notis, obseruationibus et indicibus locupletata … opera et studio J. Garetii monachi ordinis Sancti Benedicti et Congregatione Sancti Mauri, in Patrologiae cursus completus. Series Latina, cur. J.-P. Migne, vol. LXX, Parisiis 1847, coll. 9-1056; M.ADRIAEN (ed.), Magni Aurelii Cassiodori Expositio

psalmorum, Turnhout 1958 (CCSL, 97-98); P. STOPPACCI, Tra Costantinopoli e Vivarium. Fonti greche e

fonti latine nel Commento ai Salmi di Cassiodoro, «Euphrosyne» 44 (2016), pp. 103-26.

3 Cfr. R.A.B.MYNORS (ed.), Cassiodori Senatoris Institutiones, Oxford 1937. Per una rassegna aggiornata

delle fonti del manuale (autori e opere) si rimanda alla traduzione tedesca con commento di: A. PRONAY, Cassiodorus Senator. Einführung in die geistlichen und weltlichen Wissenschaften

(Institutiones divinarum et saecularium litterarum), Hildesheim 2014 (Spudasmata, 163); P. STOPPACCI, Liste di autori nell’opera manualistica di

Cassiodoro: le ‘Institutiones’ tra la scuola antica e la bibilioteca di Vivarium, «Filologia mediolatina» 24 (2017), pp. 1-48.

(2)

11

Vittorino meno bene di quanto comunemente si pensi; b) che nel momento in cui si è dedicato alla stesura dell’EP e delle INST, Cassiodoro non possedeva una copia integrale del De definitionibus (= Def), ma probabilmente una raccolta di excerpta messi insieme di sua mano per fini compilatori.

Parole chiave: Mario Vittorino, De Definitionibus, Cassiodoro

conhecia tão bem a obra de Mário Vitori-no quanto se pensa comumente; b) que no momento em que se dedicou à elaboração do EP e das INST, Cassiodoro não possuía uma cópia integral do De definitionibus (= Def), mas provavelmente uma coleção de

excerpta à sua disposição para fins

compilatórios.

Palavras-chave: Mário Vittorino, De Definitionibus, Cassiodoro

Il piano della dialettica secondo Mario Vittorino, Boezio e Cassiodoro

Il cap. De dialectica delle INST (lib. II

III

1-18), dedicato alla terza disciplina

del trivio, propone un curriculum studiorum di impostazione tardoantica e ricalca in

modo fedele il programma teorizzato nell’opera di Mario Vittorino, che comprende

in ordine lo studio di Isagoge, Categoriae, Peri hermeneias, Syllogismi categorici,

Syllogismi hypothetici, Definitiones e Topica

4

. Tale schema viene riproposto in modo

coerente nelle tre recensioni delle INST giunte fino a noi

5

: la recensio maior Ω (in due

libri) e le due redazioni interpolate (chiamate Φ e Δ), che restano tuttora di

datazione e attribuzione controverse. Come osserva Luca Obertello in merito alla

fortuna boeziana nel sec. VI, «è significativo che Cassiodoro abbia conservato questo

ordinamento senza tener conto delle opere di Boezio, dalle quali avrebbe potuto

4 Cfr. HADOT, Marius Victorinus cit., p. 112.

5 Oltre alla recensio maior in due libri, ci sono pervenute due redazioni interpolate, che tramandano

solo il libro II dedicato allea artes liberales; cfr. P.COURCELLE, Histoire d’un brouillon cassiodorien, «Revue des Études Anciennes» 44 (1942), pp. 65-86; L.HOLTZ, Quelques aspects de la tradition et de

la diffusion des Institutions, in Flavio Magno Aurelio Cassiodoro.Atti della settimana di studi

(Cosenza-Squillace, 19-24 settembre 1983), cur. S. Leanza, Soveria Mannelli 1986, pp. 281-312; F. TRONCARELLI, Vivarium. I libri, il destino, Steenbruge-Turnhout 1998. L’unica differenza strutturale che si ravvisa tra la recensio maior e le due interpolate riguarda il capitolo sui Topica (cap. II III 15-6), che nelle due redazioni minori risulta collocato in appendice e amplificato con brevi passaggi ripresi da Marziano Capella. Cfr. MYNORS (ed.), Cassiodori Senatoris Institutiones cit., pp. 125-7. Per lo status quaestionis, le

caratteristiche delle redazioni Φ/Δ e ulteriori aggiornamenti bibliografici si rimanda ai seguenti contributi: P.STOPPACCI, Cassiodorus Senator, in TE.TRA: La trasmissione dei testi latini del Medioevo.

Medieval Latin Texts and their Transmission. IV, a cura di P. Chiesa – L. Castaldi, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, 2012 (Millennio Medievale, 94; Strumenti e studi, n. s. 32), pp. 114-29; EAD., A

proposito di una recente edizione digitale: la redazione Δ delle «Institutiones» di Cassiodoro.

Stratigrafia di un manuale, «Scriptorium» 69 (2015), fasc. 2, pp. 236-71; EAD., Composizione, genesi e

fortuna della redazione Φ delle «Institutiones» di Cassiodoro, «Latomus», 76 (2017), fasc. 2, pp. 409-43.

(3)

12

desumere un ordinamento ben più ricco, comprendente per esempio anche i due

Analitica e gli Elenchi sofistici»

6

.

In effetti, se ci limitiamo a valutare le fonti che Cassiodoro ha effettivamente

utilizzato per la stesura del testo manualistico, noteremo che questi ha assemblato

le parti del capitolo dedicato alla dialettica attingendo a tre auctoritates precise, che

costituiscono le fonti reali del brouillon del lib. II (in particolare dei capitoli II

III

9-17)

7

:

- Boezio (per le parti relative a Isagoge, Categoriae e Peri hermeneias)

- il Peri Hermeneias dello pseudo-Apuleio (per i sillogismi categorici)

- Mario Vittorino (per le sezioni su syllogismi hypothetici, definitiones e topica).

Tuttavia, nella bibliografia posta alla fine del capitolo (lib. II

III

18), là dove

sono indicate le letture necessarie per l’apprendimento dell’ars dialectica, si trovano

riferimenti bibliografici diversi e perfino discordanti

8

.

1) La recensio maior Ω propone un repertorio bibliografico basato sulla

produzione di Vittorino: le sue traduzioni della Logica vetus (con i commenti

di Boezio a Isagoge e Peri hermeneias e di Vittorino alle Categoriae), il Peri

hermeneias dello pseudo-Apuleio (per i sillogismi categorici) e infine la

triade delle monografie logiche di Vittorino.

2) Nelle recensioni interpolate Φ/Δ il canone bibliografico presenta ben altra

composizione: Vittorino scompare per lasciare campo a Boezio. In primo

luogo sono consigliate le traduzioni boeziane di Isagoge (a. 509), Categoriae

(a. 511), Peri hermeneias (a. 512) con relativi commentari boeziani; seguono

lo pseudo-Apuleio (Peri Hermeneias), Boezio (De syllogismis hypotheticis) e

Cicerone (Topica) con il commento di Boezio in otto libri

9

.

6 Cfr. L. OBERTELLO, Severino Boezio, Genova 1974, p. 266. Sono escluse da tale curriculum quattro

opere aristoteliche fondamentali, che nei primi secoli del basso Medioevo rientreranno nel canone della Logica nova: gli Analytica Priora, gli Analytica Posteriora, i Sophistici Elenchi e i Topica.

7 La composizione dei résumés è nota grazie agli studi condotti da Courcelle e Holtz; cfr. COURCELLE,

Histoire d’un brouillon cassiodorien cit., pp. 65-86; HOLTZ, Quelques aspects de la tradition cit, pp.

281-312. Per il testo cfr. MYNORS (ed.), Cassiodori Senatoris Institutiones cit., pp. 109-30.

8 Cfr. MYNORS (ed.), Cassiodori Senatoris Institutiones cit., pp. 129-30 (per valutare a pieno le

differenze, occorre valutare il testo della recensio maior e l’apparato dedicato alle redazioni interpolate).

(4)

13

Le differenze esistenti tra le fonti reali e le indicazioni bibliografiche sono

frutto di una vera e propria stratigrafia, che in larga parte viene a dipendere dal

ricorso a programmi scolastici diversi e dai mutamenti intercorsi nell’arco della

biografia di Cassiodoro, che si articola in tre momenti storicamente distinti e

diversamente collocati sotto il profilo geografico e culturale: quello

romano-ravennate, quello bizantino e quello calabrese

10

.

1) Il brouillon ω, abbozzo del secondo libro concepito per la scuola romana

progettata in collaborazione con papa Agapito, documenta l’uso di fonti non

aggiornate: Pierre Courcelle e Luca Obertello hanno, infatti, evidenziato che le fonti

usate nel cap. De dialectica risalgono ad un periodo anteriore al 512 ca.: pertanto, è

verosimile che Cassiodoro abbia assemblato l’ossatura del capitolo molto presto,

utilizzando materiali scolastici d’antàn, in ottemperanza ai principi della dialettica

tardoantica, codificata da Vittorino

11

.

2) La bibliografia consigliata nelle recensioni Φ/Δ è interamente riferita a

Boezio e manifesta un’ottima conoscenza della sua opera: non solo vengono citati il

De syllogismis hypotheticis

12

e il commento ai Topica

13

, ma si consigliano le editiones

primae dei commentari all’Isagoge e al Peri hermeneias

14

. Nel complesso, rispetto al

10 Si noti che le fonti che sono state effettivamente usate per allestire il capitolo coincidono con la

bibliografia di Φ/Δ nei primi tre paragrafi (Isagoge, Categoriae e Peri hermeneias) e con quella di Ω negli ultimi tre (syllogismi hypothetici, definitiones, topica): è dunque evidente che Cassiodoro non ha mai

aggiornato le fonti reali impiegate nel brouillon, ma solo il repertorio bibliografico delle redazioni, perché più economico. L’esistenza di uno scarto diacronico emerge anche dai riferimenti interni al testo delle tre redazioni: dall’uso del futuro adottato nelle redazioni interpolate si passa al perfetto della recensione definitiva; i riferimenti a persone e situazioni evidenziano uno stacco cronologico; si colgono oscillazioni riguardanti la fisionomia linguistica dell’opera di Prisciano: Attico sermone (Δ),

antico sermone (Φ), latine (Ω); cfr. COURCELLE, Histoire d’un brouillon cassiodorien cit., pp. 78-9.

11 Per la storia del brouillon cfr. COURCELLE, Histoire d’un brouillon cassiodorien cit., pp. 65-86; HOLTZ,

Quelques aspects de la tradition cit., pp. 281-312. In concreto nel brouillon l’autore impiega opere di datazione alta: le traduzioni boeziane dell’Isagoge di Porfirio (a. 509), delle Categoriae (a. 511) e del Peri hermeneias (a. 512), cioè i primi tre trattati dell’Organon aristotelico; sono invece databili al sec. IV le opere dello pseudo-Apuleio (De syllogismis categoricis) e Vittorino (De syllogismis hypotheticis, De definitionibus e Topica).

12 Quest’opera nel sec. VI era poco nota: essa circolava unita alle monografie boeziane del codex

Renati, manoscritto assemblato a Costantinopoli attorno agli anni 525-526; per la sua storia cfr. O. PECERE, Cassiodoro e la protostoria di un «corpus» di scritti di Boezio, «Segno e testo» 12 (2014), pp. 149-221.

13 Quest’opera verrà riscoperta e rimessa in circolazione solo nel sec. XII.

14 Nelle redd. Φ/Δ si citano le editiones primae dell’opera di Boezio (ante 513), in Ω invece le editiones

secundae (ante 516), fenomeno che lascia intravedere aggiornamenti cronologici, oltre che bibliografici.

(5)

14

brouillon e alla recensio maior, si intuiscono novità importanti, quasi certamente

recepite a Costantinopoli, più difficilmente in Occidente, dove le opere di Boezio non

erano ancora diffuse per via della tacita censura imposta dal potere ostrogoto

15

.

3) Infine, nella recensio maior Ω, terminata ai primordi della fondazione

calabrese, la bibliografia fa riferimento in modo esclusivo a Mario Vittorino, fatta

eccezione per i commentari boeziani all’Isagoge e alle Categoriae (editiones

secundae)

16

. In questa redazione si profila un programma di impostazione

tradizionale, in linea con quello della scuola tardoantica (sec. V-VI) e più adatto alle

esigenze di un pubblico composto da simplices fratres, per i quali l’opera vittoriniana

poteva risultare più fruibile di quella boeziana, infinitamente più complessa e

raffinata. Questa impostazione tradizionalista è resa ancor più cogente dall’aggiunta

del lib. I, dedicato alle diuinae litterae, in linea con le esigenze spirituali della

comunità monastica vivariense, certamente poco incline a confrontarsi con la

complessa e raffinata produzione boeziana

17

.

Cercheremo ora di verificare se i dubbi esposti nella parte prefatoria di

questo conributo siano fondati o meno.

a) Le Institutiones di Cassiodoro e l’opera di Vittorino: errori ed incongruenze

15 La bibliografia ispirata a Boezio, citata nelle redd. Φ/Δ, sembra rimandare ad una realtà diversa da

quella vivariense. Facendo un confronto, notiamo che gli aggiornamenti bibliografici subiti dalle varie redazioni evocano due diversi contesti: le redd. Φ/Δ delineano un programma più moderno e aggiornato, rivolto a un pubblico privo di una specifica connotazione religiosa, reso più sfuggente nei suoi tratti reali dalla mancanza di riferimenti storici concreti, ma aperto alla modernità della produzione logica boeziana (mancano per esempio le allocutiones rivolte agli abituali interlocutori dell’autore, cioè i monaci di Vivarium, compensate da un forte interesse per la tradizione culturale di matrice ellenistica, più spiccato nella red. Δ). La red. Ω invece contiene molti riferimenti alla simplicitas fratrum e ai rudes (principianti) e soprattutto ha subito l’aggiunta del lib. I dedicato alla sacrae litterae; inoltre essa offre un curriculum studiorum più adatto ad una comunità monastica.

16 In questo caso si citano le editiones secundae, rispettivamente in cinque e sei libri, più recenti

rispetto a quelle evocate nelle redd. Φ/Δ.

17 In questo caso, Cassiodoro rinvia ad un contesto storico tangibile, perché dice di aver fatto copiare

e deporre nella biblioteca di Vivarium più codici, contenenti rispettivamente le auctoritates e le

expositiones (da non confondere però con i testi trasmessi dal codex Renati). Cfr. MYNORS (ed.),

(6)

15

In base a quanto si è detto, pare di poter dedurre che Cassiodoro avesse

un’ottima conoscenza del repertorio bibliografico consigliato, in particolare delle

opere di Mario Vittorino. Un esame dettagliato della lista proposta nella recensio

maior porterà, tuttavia, a riconsiderare e a mettere in discussione le fondamenta

stesse di tale deduzione

18

.

Secondo Pierre Hadot, Cassiodoro conosceva molto bene le tre monografie

logiche di Vittorino, cioè il De syllogismis hypotheticis, il De definitionibus e il

commento ai Topica, avendole utilizzate tra il 538 e il 548 per la prima stesura

dell’Expositio psalmorum (= EP), benché il nome di Vittorino appaia nel

commentario esegetico solo una volta

19

. Di diverso avviso è Michel Ferré

20

: poiché

il commento ai Topica e il trattato De syllogismis hypothecis sono perduti, non è

possibile operare riscontri puntuali col commento esegetico e tanto meno col

manuale dedicato agli studia liberalia. Ferré pertanto ridimensiona il ruolo che

Vittorino avrebbe svolto nella composizione dell’opera di Cassiodoro e ipotizza che

questi abbia assemblato la parte sui sillogismi (e forse anche i Topica) mettendo a

frutto semplici reminiscenze scolastiche. In effetti Cassiodoro nelle INST dice di aver

studiato la dialettica in gioventù, sotto la guida di Dionigi il Piccolo, dunque doveva

possedere una formazione generale piuttosto solida (anche se lontana nel tempo e

un po’ sbiadita) sia in materia di sillogistica, sia in materia di topica (che egli

definisce argumentorum sedes).

Resta tuttavia un ulteriore problema, sollevato da Hadot e condiviso nella

sostanza da Maïeul Cappuyns

21

: la bibliografia proposta nella recensio Ω (cap. II

III

18 Analoghe considerazioni sono state avanzate in merito alla presunta conoscenza dell’opera

boeziana da parte di Cassiodoro; cfr. M.LEJBOWICZ, Cassiodorii Euclides. Eléments de bibliographie boécienne, in Boèce ou la chaîne des savoirs. Actes du Colloque international de la Fondation Singer-Polignac (Paris, 8-12 juin 1999), cur. A. Galonnier, Louvain-la-Neuve 2003 (Philosophes médiévaux, 44), pp. 301-39.

19 Il nome di Vittorino appare in un passo che pare da attribuire ad una revisione dell’EP occorsa in

una fase tardiva della biografia cassiodorea; cfr. HADOT, Marius Victorinus cit., pp. 313-65.

20 Cfr. M.FERRE, L’influence de Boèce sur le second livre des ‘Institutions’ de Cassiodore, «Cassiodorus»

6-7 (2000-2001), pp. 231-47; ID., La genèse du second livre des ‘Institutions’ de Cassiodore, «Latomus» 61 (2002), pp. 152-62; ID.,Cassiodore professeur de dialectique dans le Commentaire sur les Psaume, in Dire, demonstrer, convaincre, cur. A. Laks - M. Marcy, Nancy, 2004 (Philosophie antique, 4), pp. 95-129 (alle pp. 98-109).

21 Cfr. HADOT, Marius Victorinus cit., pp. 313-65; M. J. CAPPUYNS, Cassiodore, in DHGE XI, Paris 1949,

(7)

16

18) presenta delle difficoltà. Tra le opere di Mario Vittorino citate le uniche

storicamente documentate sono la traduzione dell’Isagoge porfiriana

22

e le tre

monografie dedicate a sillogismi, definizioni e Topica (di queste si è conservata solo

quella dedicata alle definizioni)

23

. I riferimenti a presunte traduzioni vittoriniane di

Categoriae e Peri hermeneias e al commento alle Categoriae sono invece da

accogliere e valutare con estrema cautela, perché si tratta di opere non altrimenti

documentate: Cassiodoro è infatti l’unica fonte (del tutto isolata) ad offrirci tale

notizia

24

. Lo stesso Boezio, per esempio, non ne fa alcuna menzione nei suoi lavori

di commento e traduzione, dettaglio molto importante questo, perché il Filosofo cita

sempre i commenti prodotti in epoca antecedente in modo accurato e circostanziato.

In effetti, se sottoponiamo il passo ad una attenta lettura critica, notiamo che

esso presenta una serie di incongruenze e lacune che è impossibile ignorare, tali da

metterne in discussione non solo l’attendibilità, ma anche l’autenticità. Vediamo in

dettaglio i problemi che la lista presenta.

1) La prima incongruenza riguarda i riferimenti all’Isagoge di Porfirio:

Cassiodoro consiglia infatti di usare la traduzione dell’Isagoge fatta da

Vittorino

25

e il commento di Boezio, per esattezza l’editio secunda in cinque

libri, basata sula traduzione di Boezio

26

; tuttavia, associare la traduzione di

Vittorino con il commento di Boezio è poco appropriato sul piano

metodologico, perché tra i due testi manca una piena e puntuale coincidenza

testuale

27

.

22 L’esistenza dell’opera è attestata da Boezio, che l’avrebbe anche commentata, inserendo nel suo

testo passi della versione vittoriniana autentica.

23 Del De syllogismis hypotheticis resta solo il resumé fatto da Cassiodoro nel manuale.

24 Cfr. HADOT, Marius Victorinus cit., pp. 398-9, dove si esprimono seri dubbi sull’effettiva esistenza di

queste opere, fatta eccezione per la traduzione dell’Isagoge. Le notizie offerte da Cassiodoro, in effetti, hanno dato vita ad una tradizione vulgata, che solo di recente è stata messa in discussione. Nei repertori più recenti la paternità vittoriniana delle traduzioni e dei commenti a Categoriae e Peri hermenieas è di fatto respinta: sono considerate autentiche solo la traduzione dell’Isagoge (perduta), il De definitonibus (conservato), il De syllogismis hypotheticis (perduto) e il commento alla Topica (perduto); cfr. HERZOG-LEBRECHT SCHMIDT (cur.),C. Marius Victorinus cit., pp. 390-404.

25 La traduzione dell’Isagoge fatta da Vittorino è perduta: si sono conservate solo le citazioni inserite

in tradizione indiretta nel commento di Boezio.

26 La prima versione del commento (cioè l’editio prima in due libri) è basata sulla traduzione di

Vittorino e dunque preferibile alla secunda, perché più aderente al testo sopra indicato.

27 La fonte reale usata nel paragrafo sull’Isagoge è la traduzione boeziana (che viene tra l’altro citata)

(8)

17

2) Dubbi di autenticità pesano anche sui riferimenti alla traduzione e al

commentario di Vittorino alle Categoriae aristoteliche

28

; in effetti non

abbiamo prove che dimostrino in modo inconfutabile l’esistenza di tali opere:

Boezio stesso non ne fa menzione e – in assenza di riferimenti storici concreti

– non possiamo sostenerne con certezza l’effettiva esistenza

29

.

3) Altra incongruenza riguarda la parte relativa al Peri hermeneias

30

: non

esistono prove a carico dell’esistenza di una traduzione di Vittorino dell’opera

aristotelica; inappropriato è anche l’accostamento con il commentario di

Boezio ivi indicato (cioè l’editio secunda in sei libri), che si basa sulla

traduzione fatta dallo stesso Filosofo e non su quella presunta di Vittorino

31

.

4) Una lacuna prodottasi per omoteleuto nell’archetipo Ω delle INST ha dato

luogo ad un grave guasto nei passi riguardanti i sillogismi categorici e quelli

ipotetici

32

; ciò che si legge nei testimoni della recensio maior è quanto segue:

Apuleius

vero

Madaurensis

syllogismis

hypotheticis

dixit

33

,

ove

(sgrammaticature a parte) si attribuisce ad Apuleio un’opera sui sillogismi

ipotetici mai scritta. Nessuno si è accorto del guasto e dell’incongruenza, né

Cassiodoro che ha licenziato il codex archetypus (riprodotto senza

emendamenti nel ms. Bamberg Patr. 61), né i copisti che hanno vergato i suoi

discendenti

34

.

5) La parte relativa alle definizioni non presenta apparenti contraddizioni;

l’opera raccomandata (il Liber definitionum) corrisponde a quella

effettivamente usata come fonte nel manuale; essendosi conservata, essa può

essere confrontata in modo diretto con il testo del manuale e col testo del

28 Hadot segnala un errore contenuto nell’elenco fornito dalle recensioni interpolate: il commento di

Boezio alle Categoriae è in quattro libri e non in tre; a tale incongruenza cerca di porre rimedio Courcelle, notando che Cassiodoro avrebbe fatto ricorso ad una recensione del trattato provvisoria, in tre libri, anziché a quella definitiva in quattro. Un frammento di questo secondo commento boeziano alle Categoriae aristoteliche (di fatto perduto) sarebbe stato scoperto da Pierre Hadot nel ms. Bern, Burgebibliothek, 363 (sec. IX terzo quarto): cfr. P.HADOT, Un fragment du commentaire

perdu de Boèce sur les «Catégories» d'Aristote dans le «Codex Bernensis» 363, «Archives d'histoire doctrinale et littéraire du moyen âge» 26 (1959), pp. 11-27; ID., Marius Victorinus cit., pp. 111-3.

29 La fonte reale usata nel paragrafo dedicata alle Categoriae è la traduzione boeziana (citata nel

testo).

30 La fonte reale usata nel paragrafo corrispondente è la traduzione boeziana del Peri hermeneias

(citata nel testo, insieme al commento boeziano, nella fattispecie l’editio secunda).

31 La prima versione del commento (cioè l’editio prima in due libri) è invece basata sulla traduzione

di Vittorino e dunque preferibile alla secunda, perché più aderente al testo sopra indicato.

32 Cassiodoro menziona il trattato sui sillogismi ipotetici sia nella trattazione manualistica, sia nel

Commento ai Salmi, dove però la citazione è cursoria.

33 La lezione corretta dovrebbe essere la seguente: «Apuleius uero Madaurensis syllogismo

categoricos breuiter enodauit; Victorinus de syllogismis hypotheticis dixit».

34 La lacuna è stata sanata solo da Hermann Usener, sulla scorta del testo proposto dalle due redazioni

interpolate (seguito da Mynors nell’edizione oxoniense del 1937); in ogni caso, la menda è frutto di una congettura che ha dato luogo a una contaminatio tra i testi delle tre redazioni: l’esatto tenore del passo della recensio maior resta sconosciuto.

(9)

18

Commentario ai Salmi, che in effetti contiene diversi riferimenti alle

definitiones

35

.

6) Quanto ai Topica, infine, tra i testi consigliati e la fonte usata esiste

presumibilmente piena corrispondenza, ma i Topica di Vittorino sono perduti

e non è possibile fare riscontri diretti tra testo manualistico e testo-fonte

36

.

Nel complesso è possibile notare che i primi quattro riferimenti a Vittorino

presentano ingenuità, sviste ed errori poco comprensibili, specie se consideriamo

che Cassiodoro doveva avere grande familiarità e un’ottima conoscenza con questo

materiale bibliografico. Oltre a ciò, solo la traduzione di Porfirio e i tre trattati logici

citati alla fine dell’elenco possono essere considerati autentici; in assenza di prove

provate, siamo invece costretti a mettere in dubbio l’autorialità delle restanti

traduzioni e dei commentari di Vittorino citati da Cassiodoro e dunque l’attendibilità

del passo in questione.

Sorge dunque una questione: è mai possibile che Cassiodoro si sia sbagliato?

Considerando le cure riservate alle opere prodotte o copiate a Vivarium, non pare

verosimile che le incongruenze rilevate all’interno del passo possano essere sfuggite

all’occhio vigile dell’autore e in subordine a tutti i controlli a cui il testo è stato

sottoposto nel passaggio da una redazione all’altra, culminata nella stesura del

codice archetipo citato nel testimone più antico della recensio maior, il ms. Bamberg

Patr. 61

37

. La domanda ovviamente è molto delicata e suscita forti perplessità,

specialmente se si considera che le indicazioni bibliografiche fornite nelle due

recensioni interpolate Φ e Δ sono più attendibili di quelle fornite nella recensio

maior. Il testo che queste offrono presenta un numero inferiore di incongruenze e le

opere per lo più sono menzionate in modo esatto

38

. Si nota solo una svista, quando

35 Nelle due recensioni interpolate tutto il passo viene omesso; secondo Michel Ferré, Cassiodoro

avrebbe tralasciato la menzione, perché Boezio aveva severamente criticato la monografia vittoriniana.

36 Le redd. Φ/Δ citano traduzione commento di Boezio ai Topica di Cicerone (ambedue in otto libri). 37 L’autenticità dell’archetipo è certificata dal colophon del ms. Bamberg, Staatsbibliothek, Patr. 61

(HJ.IV.15): Codex archetypus ad cuius exemplaria sunt reliqui corrigendi (f. 67v). Che il testo abbia subito ritocchi protratti nel tempo lo dimostrano i passi in cui sono descritti il Codex de grammatica e il manuale De orthographia, opere completate, a detta di Cassiodoro, dopo la stesura della recensio maior.

38 L’errore riguarda il numero dei libri al commento boeziano alle Categoriae, che è di quattro e non

(10)

19

l’autore consiglia lo studio dell’Isagoge di Porfirio nella traduzione boeziana

abbinata al commento di Mario Vittorino (esattamente il contrario di quanto si legge

nella recensio maior). Inoltre, il repertorio bibliografico delle redd. Φ/Δ omette ogni

riferimento al trattato De definitionibus di Mario Vittorino, l’unica opera vittoriniana

che Cassiodoro conosceva con certezza e che con certezza ha utilizzato per la stesura

della sua opera esegetica e manualistica.

Dunque la bibliografia offerta nelle due recensioni interpolate Φ/Δ è più

esatta di quella fornita nella recensio maior; eppure, le redd. Φ/Δ, in base agli

studiosi e ai risultati emersi da indagini pregresse, dovrebbero essere frutto di

rimaneggiamenti posteriori alla morte di Cassiodoro, da attribuirsi a discepoli di

scuola vivariense, e pertanto dovrebbero essere meno attendibili della versione

trasmessa dall’archetipo vivariense, latore dell’unico testo da sempre considerato

autentico, corrispondente cioè alle volontà ultime dell’autore. In conclusione, per

rispondere alle osservazioni avanzate nelle premesse di questo contributo,

possiamo sostenere che in effetti Cassiodoro non pare conoscere a fondo l’opera di

Mario Vittorino, al punto da offrire informazioni poco fondate sia in merito alle

traduzioni (e commenti) che il retore tardo antico avrebbe scritto, sia in merito alla

fruibilità di tale opere in relazione alla produzione messa in campo da Boezio due

secoli più tardi.

b) Modalità di fruizione del De definitionibus nel Commento ai Salmi e nelle

Institutiones

Il De definitionibus (= Def) è l’unica opera logica di Vittorino giunta integra

fino a noi. Il testo, edito in primis da Theodore Stangl (1888) e poi ripubblicato da

Pierre Hadot (1971)

39

, costituisce una sorta di complemento al commentario ai

Topica di Cicerone. La sua fortuna durante l’alto Medioevo è stata pressoché nulla:

39 Cfr. TH.STANGL, Tulliana et Mario-Victoriniana, München 1888. L’edizione più recente è quella

curata da HADOT, Marius Victorinus cit., pp. 331-62; il testo è stato edito sulla base dei mss. München,

Bayerische Staatsbibliothek, clm 14272 (sec. X-XI) [siglato M] e clm 14819 (sec. X-XI) [siglato N] e del ms. Bern, Burgerbibliothek, 300 (sec. XI) [siglato V].

(11)

20

come succede per i trattati logico-retorici di Boezio, il testo scompare per quattro

secoli e poi riappare tra la fine del sec. X e gli inizi dell’XI, inserito all’interno di

raccolte di contenuto logico-retorico, spesso associato all’opera dalettica di Boezio,

tant’è che in principio esso circolava con attribuzione al Filosofo

40

.

Tra le opere vittoriniane il Def è l’unico trattato che possiamo mettere a

diretto confronto col testo del manuale sulle arti liberali, essendo sia il De syllogismis

hypotheticis sia i Topica perduti. Cassiodoro ha infatti utilizzato il Def sia per allestire

il Commento ai Salmi, sia per allestire il brouillon delle INST (cap. II

III

14), pertanto

possiamo presumere che egli sia entrato in possesso dell’opera in una data piuttosto

alta, prima del 538-548, epoca a cui rimonta la stesura della prima redazione del

commentario, detta costantinopolitana dal luogo della sua primitiva stesura; la

seconda redazione, quella definitiva, invece, è databile ai primissimi anni della

fondazione vivariense

41

. Nonostante ciò, come abbiamo già detto, Cassiodoro non

cita il trattato sulle definizioni nella bibliografia generale offerta nelle redd. Φ/Δ (lib.

II

III

18), mentre ne parla nel passo corrispondente della recensio maior, dove

puntualizza: Quindecim quoque species esse definitionum idem Marius Victorinus

diligenter edocuit

42

.

Il testo del Def è stato utilizzato da Cassiodoro per l’allestimento del

paragrafo sulla dialettica delle INST (lib II,

III

, 14), di cui Vittorino costituisce la fonte

esclusiva: in tale capitolo Cassiodoro riprende l’elenco di quindici species

definitionum contenuto nel trattato tardoantico, dieci delle quali ricorrono in forma

più o meno aderente anche in vari loci dell’EP

43

. Mynors suggerisce, a tale riguardo,

che il commentario costituisca la fonte delle citazioni inserite nel manuale, ma si

40 Una copia dell’opera si trovava anche a Reims, come attesta un antico inventario di libri messo in

relazione con la scuola capitolare locale, diretta da Gerberto d’Aurillac; cfr. H.HOFFMANN, Bamberger

Handschriften des 10. und des 11. Jahrhunderts, Hannover 1995 (MGH. Schriften, 39), pp. 78-84 (lemma nr. 8:Diffinitionum librosa p. 80). Per la prima circolazione delle opera logiche boeziane cfr. P.STOPPACCI, Una silloge per tre maestri: il codex Renati e l’ars dialectica tra Gerberto d’Aurillac,

Abbone di Fleury e Fulberto di Chartres, «Mittellateinisches Jahrbuch» 52 (2017), fasc. 1, pp. 1-30.

41 Per la datazione delle diverse redazioni cfr. STOPPACCI, Tra Costantinopoli e Vivarium cit., pp.

103-26.

42 Cfr. MYNORS (ed.), Cassiodori Senatoris Institutiones cit., p. 129, 1-2.

43 Le citazioni sono disseminate per tutta l’estensione del commentario, con una maggiore

(12)

21

tratta di un rapporto di dipendenza da escludere, perché (secondo gli studi condotti

da Pierre Hadot)

44

l’EP omette del tutto le definitiones nr. 1, 6, 11 e 15: occorre,

quindi, congetturare per entrambe le stesure un approccio condotto direttamente

sul testo vittoriniano o in alternativa da una stessa raccolta di estratti

45

.

Per appurare se il tenore delle definizioni esplicitate nel manuale

corrisponda in toto a quelle del commentario o se al contrario vi sia allontanamento,

si è reso necessario mettere a confronto le definizioni comuni alle due opere (le nr.

2-5, 7-10, 12-4) in modo da valutarne l’ipotetica interdipendenza: tale operazione è

stata resa possibile grazie al lavoro di edizione dell’EP condotto da chi scrive (al

presente è infatti in preparazione l’edizione critica della prima quinquagena)

46

. Per

ciascuna delle quindici definizioni sono state riportate in ordine, nelle tabelle

sottostanti, i seguenti elementi: il testo delle INST (red. Ω + red. Φ + red. Δ) e il testo

dell’EP. Il testo dell’EP è stato in via generale ricostruito attraverso la collazione dei

manoscritti, mentre quello delle redazioni delle INST è stato in parte ricostruito

tramite l’apparato di Mynors e in parte attraverso la collazione diretta dei testimoni

manoscritti

47

. La lezione autentica attestata nel De definitionibus di Mario Vittorino

e conservata nei vari testi cassiodorei è messa in evidenza con la dicitura Def.

La collazione e il contronfo hanno messo in evidenza che delle tre redazioni

la più vicina al commento esegetico è la rec. Φ (le cui lezioni collimano quattro volte

su undici con quelle dell’EP, cioè le definizioni nr. 2, 5, 12, 14), mentre si notano

piccole innovazioni, sostanzialmente convergenti, nelle redd. Ω/Δ, il cui testo si

sarebbe dunque lentamente evoluto sotto la spinta delle continue revisioni (che

sono interpretate come sviluppi redazionali d’autore). È inoltre emerso che le

44 L’elenco fornito da Hadot presenza talune inesattezze: cfr. HADOT, Marius Victorinus cit., p. 365. 45 Cfr. HADOT, Marius Victorinus cit., pp. 313-65.

46 Al presente è stato edito il primo volume contenente i Prolegomena e l’edizione della praefatio:

Cassiodoro, Expositio psalmorum. Tradizione manoscritta, fortuna, edizione critica, vol. I, cur. P. Stoppacci, Firenze 2012 (Edizione Nazionale dei testi mediolatini d’Italia, 28/1).

47 Si danno anche i marginalia che corredano il testo della recensio Δ. Si nota un dettaglio interessante:

i marginalia riportano alcune citazioni salmiche desunte direttamente dal testo della prima quinquagena dell’EP (salmi 13-48), là dove il testo esegetico riporta alcune definitiones e dove ricorrono i simboli marginali delle stesse (le cosiddette notae): def. 2: salmo 13, 40; def. 3: salmo 21, 32; def. 7: salmo 18; def. 8: salmo 31; def. 10: salmo 48; def. 12: salmo 17.

(13)

22

lezioni conservate nella red. Φ e nell’EP sono quelle più vicine alla fonte usata, cioè

al Def di Vittorino.

Legenda

Def = Marius Victorinus, De definitionibus

ed. Mynors = Cassiodori Senatoris Institutiones, Oxford 1937 EP = Cassiodorus, Expositio psalmorum

Isid. = Isidorus Hispalensis, Etymologiae

PL 70 = J. Garet (ed.) M. A. Cassiodori Senatoris opera omnia, PL 70, coll. 9-105648 Rec. Δ = Cassiodorus, Institutiones (red. interpolata del lib. II)

Rec. Φ = Cassiodorus, Institutiones (red. interpolata del lib. II) Rec. Ω = Cassiodorus, Institutiones (recensio maior in due libri)

Prima definitio [= ed.Mynors,p. 120, 15-19]

Rec.

Ω

Definitionum prima est usiodes, id est substantialis, quae proprie et uere dicitur definitio, ut est ‘homo animal rationale mortale sensus disciplinaeque capax’. Haec enim definitio per species et differentias descendens uenit ad proprium, et designat plenissime quid sit homo. Rec. Φ Definitionum prima est usiodes, id est substantialis, quae proprie et

uere dicitur definitio, ut est ‘homo animal rationale mortale sensus disciplinaeque capax’. Haec enim definitio per species et differentias descendens uenit ad proprium, et designat plenissime quid sit homo. Rec. Δ Definitionum prima est οὐσιώδης, latine substantialis, quae proprie et

uere dicitur definitio, ut est ‘homo animal rationale mortale sensus disciplinaeque capax’. Haec enim definitio per species et differentias descendens uenit ad proprium, et designat plenissime quid sit homo. EP omittitur49

48 Per i confronti è stata usata l’edizione della Patrologia Latina, a cura di Jean Garet.

49 La prima definizione è citata in modo cursorio nel commento al salmo 2, dove si legge: «Quapropter

dissimilis est ista definitio illi definitioni quae substantialis uocatur, quae per habitas differentias descendit ad proprium» [cfr. EP salmo 2, 7 (ed. PL 70, col. 39B)].

(14)

23

In questo primo caso la lezione id est della recensio Ω concorda con quella

conservata in Φ, mentre in

Δ

si nota un’innovazione di tipo esplicativo.

Secunda definitio [= ed. Mynors,pp. 120, 19 – 121,8]

Rec.

Ω

Secunda est species definitionis, quae graece ennoëmatice dicitur, latine

enuntiatio nuncupatur, quam notionem communi non proprio nomine possumus dicere. Haec isto modo semper efficitur ‘homo est quod rationali conceptione et exercitio praeest animalibus cunctis’. Non enim dixit quid est homo, sed quid agat, quasi quodam signo in notitiam deuocato. In ista enim et in reliquis ‘notio rei’ profertur non substantialis, ut in illa primaria explicatione declaratur, et quia illa substantialis est, definitionum omnium optinet principatum.

Rec. Φ Secunda est species definitionis, quae graece ennoëmatice dicitur, latine

notio [Def + Isid.] nuncupatur, quam notionem communi non proprio nomine possumus dicere. Haec isto modo semper efficitur ‘homo est quod rationali conceptione et exercitio praeest animalibus cunctis’. Non enim dixit quid est homo, sed quid agat, quasi quodam signo in notitiam deuocato. In ista enim et in reliquis ‘notio rei’ profertur non substantialis, ut in illa primaria explicatione declaratur, et quia illa substantialis est, definitionum omnium optinet principatum.

Rec. Δ (+ marg.) 50

Secunda […] species definitionis, quae graece ἐννοηματική dicitur, latine

notio [Def + Isid.] nuncupatur, quam notionem communi non proprio

[…] possumus dicere. Haec isto modo semper efficitur ‘homo est quod rationali conceptione et exercitio praeest animalibus cunctis’. Non enim dixit quid est homo, sed quid agat, quasi quodam signo in notitiam deuocato. In ista enim et in reliquis ‘notio rei’ profertur non substantialis, ut in illa primaria explanatione declaratur, et quia […] substantialis est, definitionum omnium optinet principatum.

50 Rec. Δ (marginalia): «Quae species definitionis non substantialiter quid sit designat, sed id quod

utiliter, euidenter insinuat per actiuum qualiter non per id quod est, / ut est: Beatus qui intellegit super egenum et pauperem, ex hoc demonstrat quid sit beatus» [cfr. EP pss. 13, 5 + 40, 1 (ed. PL 70, coll. 105C + 296B)].

(15)

24

EP … secunda est species definitionis quae graece ἐννοηματική dicitur, latine notio [Def + Isid.] nuncupatur51.

In questo caso la lezione vittoriniana autentica notio è correttamente

conservata dalle recensioni Φ/Δ e dall’EP (e curiosamente anche da Isidoro di

Siviglia), mentre la lezione della recensio maior (enuntiatio) si profila come

un’innovazione non attestata altrove. Si nota ancora l’accordo tra Ω, Φ e EP nel

trasmettere la lezione explicatione contro la lezione explanatione presente

unicamente in Δ.

Tertia definitio [= ed.Mynors,p. 121, 8-14]

Rec.

Ω

Tertia species definitionis est, quae graece pyoedes dicitur, latine ‘qualitatiua’. Haec dicendo quid quale sit, id quod sit euidenter ostendit, cuius exemplum tale est ‘homo est qui ingenio ualet, artibus pollet, et cognitione rerum aut quae agere debeat eligit, aut animaduersione quod inutile sit contemnit’. His enim qualitatibus expressus ac definitus homo est.

Rec. Φ Tertia species definitionis est, quae graece pyoedes dicitur, latine ‘qualitatiua’. Haec dicendo quid quale sit, id quod sit euidenter ostendit, cuius exemplum tale est ‘homo est qui ingenio ualet, artibus pollet, et cognitione rerum aut quae agere debeat eligit, aut animaduersione quod inutile sit contemnit’. His enim qualitatibus expressus ac definitus homo est.

Rec. Δ (+ marg.) 52

Tertia species definitionis est, quae graece ποιότης dicitur, latine ‘qualitatiua’. Haec dicendo quid quale sit, id quod sit euidenter ostendit, cuius exemplum tale est ‘homo est qui ingenio ualet, artibus pollet, et cognitione rerum aut quae agere debeat eligit, aut animaduersione quod inutile sit contemnit’. His enim qualitatibus expressus ac definitus homo est.

51 La definizione ricorre in molti salmi (pss. 1, 5, 13, 39, 40, 79, 80, 103, 145); qui si dà quella

contenuta nel salmo 1 [cfr. EP salmo 1 divisio (ed. PL 70, col. 27A)].

52 Rec. Δ (marginalia): «Ut est: Tu autem in sancto habitas laus Israhel, in te sperauerunt patres nostri

et reliqua. Quae omnia Deum demonstrat qualis sit et item: Rectus est sermo Domini et omnia opera eius in fide» [cfr. EP pss. 21, 3 + 32, 4 (ed. PL 70, coll. 154D + 227A)].

(16)

25

EP Et est tertia definitionis species, quae graece ποιότης, latine ‘qualitatiua’ dicitur. Haec dicendo quid, quale sit, hoc unde agitur, quid sit euidenter ostendit.

Il passo non presenta elementi degni di interesse per un confronto.

Quarta definitio [= ed.Mynors,p. 121, 14-23]

Rec.

Ω

Quarta species definitionis est, quae graece hypographice, latine descriptionalis nuncupatur, quae adhibita circuitione dictorum factorumque rem quae quid sit descriptione declarat, ut si luxuriosum uolumus definire, dicimus ‘luxuriosus est uictus non necessarii et sumptuosi et onerosi appetens, in deliciis affluens, in libidine promptus’. Haec et talia definiunt luxuriosum, quae species definitionis oratoribus magis apta est quam dialecticis, quia latitudines habet. Haec similitudo in bonis rebus ponitur et in malis. Rec. Φ Quarta species definitionis est, quae graece hypographice, latine

descriptionalis nuncupatur, quae adhibita circuitione dictorum factorumque rem quae quid sit descriptione declarat, ut si luxuriosum uolumus definire, dicimus ‘luxuriosus est uictus non necessarii et sumptuosi et onerosi appetens, in delicias [Def] affluens, in libidine promptus’. Haec et talia definiunt luxuriosum, quae species definitionis oratoribus magis apta est quam dialecticis, quia latitudines habet. Haec simili modo in bonis rebus ponitur et in malis. Rec. Δ Quarta species definitionis est, quam graece ὑπογραφικὴν, latine descriptionalis nuncupatur, quae adhibita circuitione dictorum factorumque rem quae quid sit descriptione declarat, ut si luxuriosum uolumus definire, dicimus ‘luxuriosus est uictus non necessarii et sumptuosi et onerosi appetens, in delicias [Def] affluens, in libidine promptus’. Haec et talia definiunt luxuriosum, quae species definitionis oratoribus magis apta est quam dialecticis, quia latitudines habet. Haec similiter in bonis […] ponitur et in malis. EP … per quartam speciem definitionis, quae graece ὑπογραφικὴν latine

(17)

26

factorumque, rem de qua quaeritur competenti significatione declarat53.

In questo caso la lezione originale di Vittorino in delicias è presente solo nelle

redd. Φ/Δ, mentre in Ω si registra l’innovazione in deliciis.

Quinta definitio [= ed.Mynors,pp. 121, 123 – 122, 2]

Rec.

Ω

Quinta species definitionis est [Def], quam graece cata antilexin, latine

aduerbium dicimus. Haec uocem illam, de cuius re quaeritur, alio

sermone designat uno ac singulari, et quodammodo quid illud sit in uno uerbo positum, uno uerbo alio declarat, ut ‘conticiscere’ est ‘tacere’. Item cum ‘terminum’ dicimus ‘finem’, aut ‘populatas’ interpretamur esse ‘uastatas’.

Rec. Φ Quinta species definitionis est [Def], quam graece cata antilexin, latine

ad uerbum [= Def] dicimus. Haec uocem illam, de cuius re quaeritur,

alio sermone designat uno ac singulari, et quodammodo quid illud sit in uno uerbo positum, uno uerbo alio declarat, […] ‘conticiscere’ est ‘tacere’. Item cum ‘terminum’ dicimus ‘finem’, aut ‘populatas’ interpretamur esse ‘uastatas’.

Rec. Δ Quinta species definitionis […], quam graece κατὰ αντιλεξιν, latine

aduerbium dicimus. Haec uocem illam, de cuius re quaeritur, alio

sermone designat uno ac singulari, et quodammodo quid illud sit in uno uerbo positum, uno uerbo alio declarat, […] ‘conticiscere’ est ‘tacere’. Item cum ‘terminum’ dicimus ‘finem’, aut ‘populatas’ interpretamus esse ‘uastatas’.

EP … quinta species definitionis est [Def], quae Graece κατὰ αντιλεξιν, Latine ad uerbum [= Def] dicitur54.

L’inizio del periodo (

Quinta species definitionis est

) è conservato nella sua forma

genuina nelle redd. Ω, Φ e nell’EP, mentre in Δ si registra l’omissione della copula

53 La definizione ricorre nel salmo 79, 13 [cfr. EP salmo 79, 13 (ed. PL 70, col. 583C)].

54 La definizione ricorre in molti salmi (pss. 16, 32, 45, 50, 56, 67, 83, 85, 95, 118, 138, 139, 144); qui

(18)

27

est. Inoltre, la lezione vittoriniana autentica ad uerbum si è conservata solo in Φ e

nell’EP, mentre in Δ e Ω si è corrotta in aduerbium.

Sexta definitio

[= ed.Mynors,p. 122, 2-7]

Rec.

Ω

Sexta species definitionis est, quam graeci cata diaphoran, nos ‘per differentiam’ dicimus; id est, cum quaeritur ‘quid intersit inter regem et tyrannum’, adiecta differentia quid uterque sit [Def] definitur, id est ‘rex est modestus et temperans, tyrannus uero impius et immitis’.

Rec. Φ Sexta species definitionis est, quam graeci cata diaphoran, nos ‘per differentiam’ dicimus; id est, cum quaeritur ‘quid intersit inter regem et tyrannum’, adiecta differentia quid uterque sit [Def] definitur, id est ‘rex est modestus et temperans, tyrannus uero impius et immitis’.

Rec. Δ Sexta species definitionis est, quam graeci κατὰ διαφοράν, nos ‘per differentiam’ dicimus; id est, cum quaeritur ‘quid intersit inter regem et tyrannum’, adiecta differentia quid intersit definitur, […] ‘rex est modestus et temperans, tyrannus uero impius et immitis’.

EP omittitur

Le recensiones Φ e Ω concordano in due casi: uterque sit (in Vittorino) e id est,

mentre in Δ si registrano un’innovazione (intersit) e un’omissione.

Septima definitio [= ed. Mynors,p. 122, 7-13]

Rec.

Ω

Septima est species definitionis, quam graeci cata metaphoran, latini ‘per translationem’ dicunt, ut Cicero in Topicis ‘litus est qua fluctus eludit’. Hoc uarie tractari potest : modo enim ut moueat, sicut illud: ‘caput est arx corporis’, modo ut uituperet, ut illud: ‘diuitiae sunt breuis uitae longum uiaticum’, modo ut laudet: `adulescentia est flos aetatis’.

Rec. Φ Septima est species definitionis, quam graeci cata metaphoran, latini ‘per translationem’ dicunt, ut Cicero in Topicis ‘litus est qua fluctus eludit’. Hoc uarie tractari potest: modo enim ut moueat, sicut illud: ‘caput est arx corporis’, modo ut uituperet, ut illud: ‘diuitiae sunt

(19)

28

breuis uitae longum uiaticum', modo ut laudet: ‘adulescentia est flos aetatis’.

Rec. Δ (+ marg.) 55

Septima est species definitionis, quam graeci κατὰ μεταφοράν, latini ‘per translationem’ dicunt, ut Cicero in Topicis ‘litus est qua fluctus eludit’. Hoc uarie tractari potest: modo enim ut moueat, sicut illud: ‘caput est arx corporis’, modo ut uituperet, ut […]: ‘diuitiae sunt breuis uitae longum uiaticum', modo ut laudet: `adulescentiae flos aetatis”. EP Haec septima est species definitionis quam graeci κατὰ μεταφοράν,

latini ‘per translationem’ dicunt56.

La recensio Φ concorda con Ω nella lezione illud, mentre in Δ si ha

un’omissione.

Octava definitio [= ed.Mynors,pp. 122, 13 – 123, 6]

Rec.

Ω

Octaua species definitionis est, quam graeci cata apheresin tu enantiu, latini ‘per priuantiam contrarii’ [Def] eius quod definitur dicunt, ut ‘bonum est, quod malum non est’; ‘iustum est, quod iniustum non est’ et his similia; quod se ita naturaliter ligat, ut necessariam cognitionem sibi unius comprehensione conectat. Hoc autem ge nere definitionis uti debemus cum contrarium notum est, nam certa ex incertis nemo probat. Sub qua specie sunt hae definitiones: ‘substantia est, quod neque qualitas est neque quantitas neque aliqua accidentia’. Quo genere definitionis deus definiri potest. Etenim cum quid sit deus nullo modo comprehendere ualeamus, sublatio omnium existentium, quae Graeci onta appellant, cognitionem dei nobis circumcisa et ablata notarum rerum cognitione supponet [Def], ut si dicamus ‘Deus est, quod neque corpus est neque ullum elementum neque animal neque mens neque sensus neque intellectus neque aliquid [Def] quod ex his capi potest’. His enim ac talibus sublatis, quid sit deus poterit definiri.

55 Rec. Δ (marginalia): «Haec fit cum rem aliquam sub breui praeconio quae sit ostendimus, ut est:

Lex Domini inmaculata conuertens animas et reliqua similiter» [cfr. EP salmo 18, 7 (ed. PL 70, col. 140B)].

(20)

29

Rec. Φ Octaua species definitionis est, quam graeci cata apheresin tu enantiu, latini ‘per priuantiam contrarii’ [Def] eius quod definitur dicunt, ut ‘bonum est, quod malum non est’; ‘iustum est, quod iniustum non est’ et his similia; quod se ita naturaliter ligat, ut necessariam cognitionem sibi unius comprehensione conectat. Hoc autem genere definitionis uti debemus cum contrarium notum est, nam certa ex incertis nemo probat. Sub qua specie sunt hae definitiones: `Substantia est, quod neque qualitas est neque quantitas neque aliqua accidentia’. Quo genere definitionis deus definiri potest. Etenim cum quid sit deus nullo modo comprehendere ualeamus, sublatio omnium existentium, quae Graeci onta appellant, cognitionem dei nobis circumcisa et ablata notarum rerum cognitionem supponet, ut si dicamus ‘Deus est, quod neque corpus est neque ullum elementum neque animal neque mens neque sensus neque intellectus neque aliquid [Def] quod ex his capi potest’. His enim ac talibus sublatis, quid sit deus poterit definiri. Rec. Δ

(+ marg.) 57

Octaua species definitionis est, quam graeci κατὰ ἀφαίρεσιν τοῦ ἐναντίου, latini ‘per priuationem contrarii’ eius quod definitur dicunt, ut ‘bonum est, quod malum non est’; ‘iustum est, quod iniustum non est’ et his similia; quod se ita naturaliter ligat, ut necessariam cognitionem sibi unius comprehensione conectat. Hoc autem genere definitionis uti debemus cum contrarium notum est, nam certa ex incertis nemo probat. Sub qua specie sunt aedificationes: ‘substantia est, quod neque qualitas est neque quantitas neque aliqua accedentia’. Quod genere definitionis deus definiri potest. Etenim cum quid sit deus nullo modo comprehendere ualeamus, sublatio omnium existentium, quae graeci unta (sic) appellant, cognitionem dei nobis circumcisa et ablata notarum rerum cognitione subponit, ut si dicamus ‘Deus est, quod neque corpus […] neque ullum elementum neque animal neque mens neque sensus neque intellectus neque

aliquod quod ex his capi potest’. His enim ac talibus sublatis, quid sit

deus poterit definiri.

57 Rec. Δ (marginalia): «Ut est: Beati quorum remissae sunt iniquitates et quorum tecta sunt peccata,

(21)

30

EP … octaua species definitionis est, quae graece dicitur κατὰ ἀφαίρεσιν τοῦ ἐναντίου, latine ‘per priuantiam contrarii’58 [Def].

In questo caso le lezionie per priuantiam contrarii e aliquid trasmesse dalle

recensioni Ω Φ e dall’EP vengono a coincidere puntualmente con la fonte

vittoriniana, mentre Δ riporta le innovazioni per priuationem contrarii e aliquod.

Nona definitio [= ed.Mynors,p. 123, 6-12]

Rec.

Ω

Nona species definitionis est, quam graeci cata typosin, latini per

quandam [Def] imaginationem dicunt, ut ‘Aeneas est Veneris et

Anchisae filius’. Haec semper in indiuiduis [Def] uersatur, quae graeci

atoma appellant. Item accidit in eo genere dictionis, ubi aliquid pudor

aut metus est nominare, ut Cicero ‘cum me uidelicet sicarii illi describant’.

Rec. Φ Nona species definitionis est, quam graeci cata typosin, latini per

quendam imaginationem dicunt, ut ‘Aeneas est Veneris et Anchisae

filius’. Haec semper in indiuinis uersatur, quae graeci atoma appellant. Item accidit in eo genere dictionis, ubi aliquid pudor aut metus est nominare, ut Cicero ‘cum me uidelicet sicarii illi describant’. Rec. Δ Nona species definitionis est, quam graeci κατὰ ὑποτύπωσιν, latini per quandam [Def] imaginationem dicunt, ut ‘Aeneas […] Veneris et Anchisae filius’. Haec semper […] indiuiduis [Def] […] quae graeci ἄτομα appellant. Item accedit in eo genere dictionis, ubi aliquid pudor aut metus est nominare, ut Cicero ‘cum me uidelicet sicarii illi describant’.

EP Haec nona est species definitionis, quam graeci κατὰ ὑποτύπωσιν, latini ‘per quandam [Def] imaginationem’ dicunt59.

58 La definizione ricorre in quattro salmi (pss. 1, 31, 85, 93); qui si dà quella contenuta nel salmo 1,

[cfr. EP salmo1 divisio (ed. PL 70, col. 27A)]. In salmo 31, 1 si legge invece: «Haec enim species octauae definitionis est, quae Graece dicitur κατὰ ἀφαίρεσιν τοῦ ἐναντίου, Latine ‘per priuantiam’ contrarii» [cfr. EP salmo 31, 1 (ed. PL 70 col. 218D)].

(22)

31

In questo passo, la red. Φ è l’unica a tasmettere un testo corrotto o innovato,

mentre le altre due redazioni e l’EP conservano le lezioni genuine (anche se Δ omette

qualche elemento).

Decima definitio [= ed.Mynors,p. 123, 12-19]

Rec.

Ω

Decima species definitionis est, quam graeci os typos, latini ‘ueluti’

diximus [Def] appellant, ut si quaeratur quid sit ‘animal’,

respondeatur ‘homo’. Non enim manifeste dicitur animal solum esse hominem, cum sint alia innumerabilia, sed cum dicitur ‘homo’, ‘ueluti’ [Def] ipsum hominem animal designat, cum tamen huic nomini multa subiaceant. Rem enim quaesitam praedictum declarauit exemplum. Hoc est autem proprium definitionis quid sit illud quod quaeritur declarare.

Rec. Φ Decima species definitionis est, quam graeci os typos, latini ‘ueluti’

diximus [Def] appellant, ut si quaeratur quid sit ‘animal’,

respondeatur ‘homo’. Non enim manifeste dicitur animal solum esse hominem, cum sint alia innumerabilia, sed cum dicitur “homo”, ‘ueluti’ ipsum hominem animal designat, cum tamen huic nomini multa subiaceant. Rem enim quaesitam praedictum declarauit exemplum. Hoc est autem proprium definitionis quid sit illud quod quaeritur declarare.

Rec. Δ (+ marg.) 60

Decima species definitionis est, quam graeci ὡς τύπος, latini ‘ueluti’

dicimus appellant, ut si quaeratur quid sit ‘animal’, respondeatur

‘homo’. Non enim manifeste dicitur animal solum esse hominem, cum sint alia innumerabilia, sed cum dicitur “homo”, ‘uelut’ ipsum hominem animal designat, cum tamen huic nomini multa subiaceant. Rem enim quaesitam praedictum declarauit exemplum. Hoc […] autem proprium definitionis quid sit illud quod quaeritur declarare. EP Haec decima species definitionis est, quam graeci ὡς τύπος, latini

‘ueluti’ appellant61.

60 Rec. Δ (marginalia): «Quando talis est alicuius rei complexio, ut non tantum uni rei de qua dicitur

sed et aliis applicare uideatur» [cfr. EP 48, 12 (ed. PL 70 col. 345B)].

(23)

32

Anche in questo caso le redd. Ω e Φ e l’EP concordano nel trasmettere le

lezioni genuine diximus e ueluti, contro Δ che innova dando luogo a dicimus e uelut.

Undecima definitio

[= ed.Mynors,p. 123, 20-23]

Rec.

Ω

Vndecima est species definitionis, quam graeci cata ellipes olocleru

h<o>mogenus, latini per indigentiam pleni ex eodem genere uocant, ut

si quaeratur ‘quid sit quadrans’ respondeatur; ‘cui dodrans deest, ut sit assis’.

Rec. Φ Vndecima est species definitionis, quam graeci cata ellipes oloclerum

umogenus, latini per indigentiam pleni ex eodem genere uocant, ut si

quaeratur ‘quid sit triens’ respondeatur [Def (mss. MN) + Isid.]62 ‘cui dodrans deest, ut sit assis’.

Rec. Δ Vndecima est species definitionis, quam graeci κατὰ ἐλλειπὲς ὁλοκλήρου ὁμοίου γένους, latini per indigentiam pleni ex eodem genere uocant, ut si quaeratur ‘quid […] triens’, ‘cui dodrans deest’,

respondeatur ‘ut sit assis’.

EP omittitur

In questo caso specifico, la red. Φ è l’unica a conservare la lezione attestata

nei testimoni più importanti dell’opera di Vittorino, cioè i mss. MN (quid sit triens

respondeatur). D’altra parte Ω accoglie la lezione innovativa quadrans, mentre in Δ

si hanno un’omissione (sit) e una trasposizione (respondeatur).

Duodecima definitio

[= ed.Mynors,pp. 123, 23 – 124, 5]

Rec.

Ω

Duodecima species est definitionis, quam graeci cata epenon, latini per laudem dicunt, ut Tullius pro Cluentio ‘lex est mens et animus et consilium et sententia ciuitatis’, et aliter ‘pax est tranquilla libertas’. Fit et per uituperationem quam Graeci psogon uocant ‘seruitus est

(24)

33

postremum malorum omnium, non modo bello sed morte quoque repellenda’.

Rec. Φ Duodecima species definitionis est [Def], quam graeci cata epenon, latini per laudem dicunt, ut Tullius pro Cluentio ‘lex est [Def] mens et animus et consilium et sententia ciuitatis’, et aliter ‘pax est tranquilla libertas’. Fit et per uituperationem quam graeci psogon uocant ‘seruitus est postremum malorum omnium, non modo sed bello sed morte quoque repellenda’.

Rec. Δ (+ marg.) 63

Duodecima est species definitionis, quam graeci κατὰ ἔπαινον, latini per laudem dicunt, ut Tullius pro Cluentio ‘lex ei mens et animus et consilium et sententia ciuitatis’, et aliter ‘pax est tranquilla libertas’. Fit et per uituperationem quam graeci ψόγον uocant ‘seruitus est postremum malorum omnium, non modo bello sed morte quoque repellenda’.

EP Hic duodecima species definitionis est [Def], quae graece dicitur, κατὰ ἔπαινον, latine ‘per laudem’64.

L’esatta successione del testo di Vittorino (

Duodecima species definitionis est

) è

conservata solo dalla red. Φ e dal’EP, mentre nelle altre redazioni si notano

trasposizioni nel testo.

Tertiadecima definitio

[= ed.Mynors,p. 124, 5-10]

Rec.

Ω

Tertia decima species est definitionis, [… ]65.

Rec. Φ Tertia decima est species definitionis [Def], quam graeci cata

analogoan, latini ‘iuxta rationem’ dicunt. Sed hoc contingit cum

maioris rei nomine res definitur inferior, ut est illud ‘homo minor

63 Rec. Δ (marginalia): «Quae singulis diuersisque uersis (uerbis EP) praedicando declarat quid sit,

ut est: Diligam te, Domine, uirtus mea, Domine, firmamentum meum et refugium meum et liberator meus» [cfr. EP 17, 1 (ed. PL 70 col. 124A)].

64 La definizione ricorre nei salmi 17, 67, 85, 88, 110, 111, 135; qui si dà quella contenuta nel salmo

17, 1 [cfr. EP salmo 17, 1 (ed. PL 70, col. 124A)].

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