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non si sentivano di poter raccontare le loro esperienze, a causa dei potenziali rischi di perdere i loro mezzi di sussistenza o le famiglie.

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

Il diritto alla libertà d’espressione è stato significativamente eroso, con le autorità che hanno arrestato almeno 29 giornalisti e operatori dei media nel Tigray, ad Addis Abeba, Amhara e Oro- mia. Le autorità tigrine hanno incriminato cinque giornalisti per “collaborazione con il nemico”;

in altre parti, raramente i giornalisti e gli operatori dei media detenuti sono stati formalmente incriminati. Quando ai giornalisti detenuti veniva concesso il rilascio su cauzione, la polizia ritardava la scarcerazione appellandosi contro la decisione sulla cauzione.

A maggio, la polizia ha arrestato Temesgen Dessalegn, direttore del periodico Feteh, e lo ha successivamente accusato di avere rivelato segreti militari e diffuso dicerie false. È stato rila- sciato a novembre previo pagamento di una cauzione di 30.000 birr etiopi (circa 560 dollari Usa). Alcuni giornalisti, tra cui Gobeze Sisay, Meskerem Abera e Yayesew Shimelis, sono stati arrestati dalle forze di sicurezza a maggio; Yayesew Shimelis è stato riarrestato a giugno, una settimana dopo il suo rilascio. Sono stati trattenuti per quattro giorni senza poter contattare i loro familiari o avvocati, e quindi rilasciati. A maggio, le autorità hanno anche espulso Tom Gardner, corrispondente della sede di Addis Abeba del settimanale The Economist, dopo che aveva subìto vessazioni online da parte di sostenitori del governo, per il suo lavoro d’informazio- ne sull’Etiopia. Meskerem Abera è rimasto in carcere dopo essere stato nuovamente arrestato a dicembre dalla polizia federale, con accuse che includevano l’incitamento alla violenza e la diffamazione delle forze di difesa nazionali.

Il 30 dicembre, la polizia ha arrestato e trattenuto per un giorno il musicista Tewodros Assefa, per un testo che criticava la corruzione delle autorità locali di Addis Abeba.

A settembre, Alemu Sime, un alto funzionario governativo, ha convocato una riunione di organizzazioni della società civile e lanciato un monito ufficiale contro 35 di queste, per avere pubblicamente invocato un cessate il fuoco e l’avvio di colloqui di pace per porre fine al con- flitto in vista dell’Nuovo anno etiope. Pochi giorni prima, le forze di sicurezza avevano proibito una conferenza dei media organizzata da associazioni e privati cittadini per pubblicizzare il loro appello congiunto a favore della pace.

rimaste sottorappresentate nella politica così come nei media. Le carceri sono rimaste carat- terizzate da sovraffollamento e persone sono state sottoposte a custodia cautelare per lunghi periodi di tempo. Sono state condannate a morte almeno cinque persone.

CONTESTO

Adama Barrow ha iniziato il suo secondo mandato presidenziale a gennaio. Ad aprile si sono svolte le elezioni legislative.

DIRITTO A VERITÀ, GIUSTIZIA E RIPARAZIONE

A gennaio, tre ex membri del famigerato squadrone della morte noto come “Junglers” (un commando paramilitare agli ordini dell’ex presidente Yahya Jammeh), incluso l’ex comandante della guardia nazionale, sono stati arrestati al loro arrivo nel paese dalla Guinea Equatoriale.

Un mese dopo, l’Alta corte ne ha disposto il rilascio in quanto nei loro confronti non erano state formulate accuse. A marzo, la commissione per la verità, riconciliazione e riparazione (Truth, Reconciliation and Reparations Commission – Trrc), con mandato di creare un registro imparziale delle violazioni dei diritti umani e degli abusi commessi durante i 22 anni del regime dell’ex presidente Yahya Jammeh, ha raccomandato un’amnistia per l’ex vicepresidente del consiglio governativo provvisorio delle forze armate, Sanna Sabally, il quale ha ammesso la propria responsabilità per l’esecuzione extragiudiziale di alcuni soldati. Le organizzazioni delle vittime hanno criticato duramente la procedura attraverso cui erano state raccomandate le amnistie, senza un loro coinvolgimento, e chiesto al governo di ignorare la raccomandazione della Trrc riguardante l’amnistia per Sanna Sabally.

A maggio, il governo ha pubblicato un rapporto ufficiale e accettato 263 delle 265 raccoman- dazioni formulate dalla Trrc, tra cui quelle riguardanti la sospensione degli attuali funzionari che erano accusati di violazioni dei diritti umani nel rapporto stilato dalla Trrc, e il perseguimen- to giudiziario dell’ex presidente Yahya Jammeh. Il governo ha respinto la raccomandazione della Trcc per l’amnistia a Sanna Sabally. A giugno, il procuratore generale e ministro della Giustizia ha rivelato che il governo non aveva fondi sufficienti a bilancio per avviare l’implementazione delle raccomandazioni della Trrc nel 2022.

A novembre, il ministro della Giustizia ha dichiarato che il governo aveva iniziato i colloqui con l’Ecowas per istituire un tribunale ibrido, al fine di perseguire i crimini commessi sotto il regime di Yahya Jammeh.

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

Durante il suo incontro annuale con gli anziani musulmani di Banjul a maggio, il presidente ha attaccato verbalmente l’attivista Madi Jobarteh, dopo che aveva invocato la destituzione di un ministro per presunta malversazione di terreni demaniali. Il presidente lo ha definito un

“piantagrane” e lo ha accusato di volere distruggere il paese. Ha anche criticato i media per avergli messo a disposizione una piattaforma e avvertito che ciò non sarebbe stato tollerato.

USO ECCESSIVO DELLA FORZA

Il 10 marzo, a Brikama, si sono verificati scontri tra sostenitori del Partito democratico unito (United Democratic Party – Udp), all’opposizione, e l’unità di pronto intervento della polizia,

dopo che il comitato elettorale non aveva ammesso la candidatura di un esponente dell’Udp per il collegio elettorale di Busumbala. Poco dopo gli scontri, ha cominciato a circolare online un video che mostrava alcuni poliziotti che prendevano a calci e picchiavano con i manganelli un sostenitore dell’Udp disarmato. Amnesty International ha verificato l’autenticità del video. Sia il Centro gambiano per le vittime di violazioni dei diritti umani che la Commissione nazionale per i diritti umani (National Human Rights Commission – Nhrc) hanno condannato l’uso eccessivo della forza da parte della polizia e l’Nhrc ha sollecitato l’ispettore generale della polizia ad assicurare l’implementazione delle linee guida sulle operazioni di ordine pubblico da parte delle agenzie di pubblica sicurezza in Africa, stilate dalla Commissione africana sui diritti umani e dei popoli.

DISCRIMINAZIONE Diritti delle donne

A marzo, la Missione di osservatori dell’Ue sulle elezioni ha sottolineato nel suo rapporto che la partecipazione delle donne nella politica del paese era molto bassa: le donne che occupavano un seggio all’assemblea nazionale erano solamente cinque su un totale di 58 parlamentari e quattro quelle che ricoprivano la carica di ministro su un totale di 23 dicasteri. Un mese prima, era stata discussa all’assemblea nazionale una proposta legislativa che puntava a riservare una quota di seggi alle donne e alle persone con disabilità all’interno dell’assemblea nazionale, ma non era passata.

A marzo, il presidente del Sindacato della stampa del Gambia (Gambia Press Union – Gpu) ha espresso preoccupazione per le molestie sessuali e la discriminazione contro le donne nel mondo dei media, dove gli uomini ricoprivano la maggior parte delle posizioni influenti all’interno dei comitati editoriali e delle redazioni dei giornali. Ha chiesto alle società editoriali di adottare la policy del Gpu sulle molestie sessuali e di nominare più donne nelle posizioni apicali.

A ottobre, il presidente dell’Nhrc ha chiesto al Comitato Cedaw di raccomandare al Gambia la criminalizzazione dello stupro maritale. L’attuale legge sui reati sessuali non considera specifi- catamente lo stupro maritale come un reato.

DIRITTI DEI DETENUTI

Diversi organi d’informazione hanno riportato che il rapporto della Trrc descriveva le condizioni di vita all’interno del carcere statale centrale (Mile II) come degradanti e inadatte per gli esseri umani. Durante una relazione davanti alla Commissione delle Nazioni Unite per il peacebuilding, a ottobre, il ministro della Giustizia ha dichiarato che le carceri del paese erano

“seriamente sovraffollate”, e che il Mile II aveva celle con 25 reclusi a fronte di una capienza massima di cinque.

A settembre, dopo che una missione di ricerca aveva visitato la struttura di detenzione, il comitato sui diritti umani dell’assemblea nazionale ha dichiarato che avrebbe fatto pressione sul Chief Justice, affinché indagasse sul caso di un recluso il cui processo era durato 10 anni.

Il ministro della Giustizia ha annunciato un’indagine sul caso, precisando che il suo ufficio era impegnato a stilare un elenco di tutti i detenuti in custodia cautelare, allo scopo di ridurre il tempo che avrebbero dovuto trascorre in attesa del processo.

PENA DI MORTE

A luglio, l’ex direttore dell’agenzia d’intelligence nazionale durante la presidenza di Yahya Jammeh e altri quattro uomini sono stati condannati a morte dall’Alta corte di Banjul per l’omi- cidio del leader giovanile dell’Udp.