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SS. Vergine Consolata,

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Perstiterunt in Amore Fraternitatis

ISTITUT

O MISSIONI CONSOL

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Anno 96–N.06 Giugno–2016

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Da Casa Madre

06 / Giugno 2016

FRAMMENTI DI LUCE

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P. Giuseppe Ronco, IMC

MADRE DI MISERICORDIA

L’amore di Dio per l’uomo non è un amore qualsiasi: è un amore misericordioso capace di prendere su di sé la nostra miseria e liberarci dal male che ci tormenta.

E’ un Dio "ricco di misericordia" (Ef 2,4), che in Gesù rivela perfettamente la misericordia del Padre. “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per Lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,9-10).

Segno visibile della misericordia

La Vergine di Nazareth è il luogo e il segno più trasparente di questo rivelarsi di Dio. “Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù” (MV 24).

“Fu la prima e la più perfetta discepola di Cristo (prima et perfectissima Christi discipula)” (MC 35), ma per vocazione e scelta speciale fu chiamata a diventare la Madre di Dio, dando volto umano alla misericordia del Padre, che è Gesù. Il sacrificio del Servo sofferente e il sacrificio della

Serva si unirono nell’offrire all’umanità intera il dono della divina redenzione. Il Figlio era stato da lei generato perché fosse la misericordia dell’umanità.

Prima di venire riconosciuta e invocata come «madre di misericordia», Maria è testimone della misericordia del Signore. Ne ha fatto un’esperienza unica e irrepetibile, divenendo per noi modello insuperabile da imitare.

Ha sperimentato in sé il mistero della misericordia di Dio che si estende lungo tutta la storia e nella casa di Zaccaria cantando il Magnificat lo riconosce: "ha guardato all’umiltà della sua serva", “di generazione in generazione la sua misericordia si stende a quelli che lo temono”. M.D. Philippe affermava: “La misericordia l’avvolge fin dal punto di partenza, totalmente e completamente; tutta la sua vita non cessa dal ricevere con pienezza la misericordia di Dio. Questa misericordia è destinata a introdurla nell’amore che ha la forma d’un amore di misericordia”.

A Natale e nella Pasqua

L’incarnazione del Verbo, prima manifestazione dell’amore misericordioso di Dio, è accaduta nel suo grembo, luogo di ricamo dell’ umanità del Figlio. La misericordia del Padre si fa persona.

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“Il Verbo si è fatto carne”. E’ diventata “Albergo

santo del Figlio”, dirà Clemente Rebora.

Liberamente lo ha accolto nel suo grembo, facendosi strumento della redenzione e offrendo la sua libera collaborazione: Fiat!

Giungerà a sperimentare in sé “la consolazione di Israele” che tutto il popolo attendeva, e offrendolo nel Tempio perché tutti lo vedano e lo riconoscano.

Già prima lo aveva portato da Elisabetta, lasciando la mistica tranquillità della sua casa e mettendosi in strada. Maria era stata informata che la parente Elisabetta era al sesto mese di gravidanza. Ella si muove e va là dove la chiama l'urgenza di un bisogno. «In fretta» esprime la sollecitudine di recare il giovanile aiuto all'anziana parente. L'amore al prossimo qui rivela la sua grande capacità di compiere opere misericordia, in aiuto all’umanità bisognosa.

Ma la perfetta rivelazione di Dio “ricco di misericordia” avviene nella morte e nella risurrezione di Gesù. Maria è presente, e si rende conto che il modo di amare di Gesù è quello di dare la propria vita per la salvezza di tutti.

“Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio

di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno” (MV 24).

Capisce che il suo essere stata preservata dal peccato dipende da questo mistero pasquale, e in forza della risurrezione del suo Figlio, al termine della sua vita terrena, non conoscerà la corruzione del sepolcro. Nel mistero della sua Assunzione avrà una chiara comprensione dello sguardo di bontà che il Signore aveva posato sulla sua miseria: è stata completamente preservata da ogni peccato e dalla corruzione della morte.

Intercede per noi

La sua misericordia continua ancora. A Cana e nella visita ad Elisabetta, Maria si manifesta come madre di misericordia perché piena di compassione verso ogni persona bisognosa. Sant'Epifanio le attribuirà il titolo di multocula, colei che è tutt'occhi per soccorrere i miseri di questa terra.

Oggi, ai credenti di tutti i tempi ella non cessa di additare Cristo come un tempo lo presentò ad Elisabetta e al Battista, ai pastori e ai magi, a Simeone ed Anna, ai convitati di Cana e agli Apostoli, aiutando tutti ad incontrarlo.

“Con amore di madre ella coopera alla rigenerazione e formazione dei figli” (LG 63), e “Così ora esprime la sua gratitudine verso Dio offrendosi agli uomini come refugium peccatorum, rifugio dei peccatori” (E. Schillebeeckx, Maria, Madre della Redenzione). Sotto il manto della sua misericordia divina, Maria prepara la rigenerazione spirituale dell’uomo.

S. Bernardo, infatti, aveva definito Maria “acquedotto che tramette Dio” e al contempo “Madre che si è fatta tutta a tutti e aprendo il seno della sua misericordia, affinché tutti ne ricevano, lo schiavo il riscatto, l'infermo la salute, l'afflitto il conforto, il peccatore il perdono, Dio la gloria, di modo che non vi sia, poiché ella è sole, chi non partecipi del suo calore”(S. Bernardo, Opera omnia, V, Roma 1968).

La Vergine stessa rivelò a Santa Brigida: “Io son la Regina del Cielo e la Madre di Misericordia:

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sono la gioia dei giusti e la porta per introdurre i peccatori al cospetto di Dio. Non vi è sulla terra peccatore che sia esecrato a tal punto da essere privato della Mia Misericordia” (Rivelazioni a S. Brigida).

Il culto nel Medioevo

“La nascita della devozione in onore della Madonna della Misericordia è legata al ritrovamento della preghiera “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio” in Egitto nel IV secolo, ritrovamento che si è espresso nella venerazione del mantello di Maria a Bisanzio (la copertura della chiesa a Blacherne). L’aspetto giuridico della protezione del mantello Il simbolo del mantello come segno di particolare protezione da parte della Madonna è stato assunto dai credenti cristiani da un retaggio legalizzato nella vita pubblica. Quando tra gli antichi popoli greci ed ebraici qualcuno metteva un bambino sotto il proprio mantello, dichiarava pubblicamente che questo era suo figlio”. (J.-P. BATELJA, La Madonna della Misericordia in Istria, Atti, vol. XLIII, 2013) Massimo il Confessore (+662) nella Vita di Maria ne mise in evidenza il motivo: “era veramente la Madre della misericordia, la Madre del Misericordioso, la Madre di colui che per noi s’incarnò e fu crocifisso, per effondere su di noi, nemici e ribelli, la sua misericordia”.

Nel IX secolo l’idea della misericordia della

Madre di Dio apparve anche nella liturgia. Alcuin (+804), grande teologo di quei tempi, compose alcune messe votive Messe votive a lode di Maria e alcune omelia.

Resta comunque la Salve Regina la preghiera più diffusa alla Madre della Misericordia. Fatta conoscere da san Bernardo e dall'abate Pietro il Venerabile, questa preghiera si diffuse rapidamente nei monasteri dei diversi Ordini Religiosi del Medioevo, e poi anche tra i fedeli. Alcuni storici ne attribuiscono la composizione ad Ademaro di Le Puy († 1098), uno degli animatori della prima crociata, mentre altri l’attribuiscono a Ermanno lo storpio che l’avrebbe composta a Reichenau, un’isoletta del lago di Costanza. San Bernardo l’arricchì con i titoli finali “o clemens, o pia, o dulcis virgo Maria”, aggiunti nella vigilia di Natale del 1146 mentre pregava nel Duomo di Spira. Papa Gregorio IX, nel 1250, la prescrisse come conclusione della preghiera di compieta. La Salve Regina si presenta come una supplica alla Madre di Dio riconosciuta come Madre della Misericordia, che è Gesù stesso. In essa ci si rivolge a Maria come Regina e Madre della Misericordia in quanto è Madre del Figlio di Dio. L’antifona ha il carattere della preghiera cristologica e il testo sottolinea che lo scopo definitivo della Sua Misercordia è Cristo: dopo questo esilio mostraci il frutto del seno Tuo Gesù.

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Nell’Occidente Maria come Madre di

Misericordia fu venerata in modo molto particolare dall’abbazia benedettina di Cluny (fondata nell’anno 910), e diffusore zelante di questo culto era l’abate Sant’Odone (+942). Giovanni di Salerno, nella Vita di Odone di Cluny (942), riferisce che Odone era solito chiamare Maria “madre di misericordia”, perché lei stessa apparendogli gli aveva confidato “Ego sum mater misericordiae” (Vita Odonis cluniacensi). Il titolo esprimeva una maternità misericordiosa, che fu rapidamente accolta dalla devozione privata. Per lei si scriverà il Te matrem laudamus, trasposizione in chiave mariana del «Te Deum laudamus», sorta lungo il secolo XII, che darà a Maria il titolo di vena misericordiae. La diffusione definitiva nella Chiesa del culto alla misericordia di Maria fu merito di San Bernardo da Clairvaux (+1153). Egli godette di grande autorità e il suo insegnamento pose le basi di questa devozione per i secoli futuri.

Per capire meglio il titolo di Madre di Misericordia dato a Maria, bisognerebbe

studiarlo e contestualizzarlo nel periodo in cui nasce: il Medioevo.

Con la caduta dell’Impero Romano di Occidente e le invasioni barbariche alle porte, la società si organizza prima in struttura feudale e poi in Comuni. Il gettito fiscale diminuisce e la gente si impoverisce. Sarà la nascita del monachesimo a ridare fiducia a questa società in crisi e a preservarne la cultura. All’inizio del VII secolo Maometto riuscì a fare degli arabi una nazione, fondando lo stato teocratico e dando origine all’Islam. Cominciano a circolare eresie e nel 1231 nasce il tribunale dell’Inquisizione. In questo clima agitato, quando incominciano ad affermarsi delle etnie berbere e turche a danno degli Arabi, Papa Urbano II indisse le Crociate cui partecipò una larga parte del popolo cristiano. Tre altri avvenimenti caratterizzarono questo periodo, creando incertezze: la cattività del Papa ad Avignone, lo Scisma d’Occidente e la guerra dei 100 anni tra il Regno d’Inghilterra e il Regno di Francia.

In questo clima variegato e turbolento, il popolo cristiano sente il bisogno di avere una Madre che lo protegga, un’avvocata che lo difenda e che lo soccorra. Nella società di quei tempi si ricorreva alla Castellana del Feudo quando i pericoli erano incombenti.

Inizia l’elaborazione di una teologia e di una devozione di notevole grandezza, rivisitando il messaggio biblico e la riflessioni degli antichi Padri. Era sempre viva nella memoria la lettera di Cirillo di Alessandria a Nestorio, in cui afferma “La Vergine santa ha generato fisicamente secondo la persona Dio unito alla carne”.

Bisognerà certo distinguere con cura le esclamazioni ammirative e le laudi devozionali dalle affermazioni dogmatiche esplicite e dai testi liturgici, ma il risultato sarà un patrimonio di valore inestimabile che arricchirà tutta la storia della chiesa.

Anche la preghiera si arricchisce dando origine ad antifone e laudi ancor oggi usate, recitate sotto forma di sacre rappresentazioni sul piazzale delle cattedrali. Si pensi soltanto al celebre Stabat Mater o al Pianto della Madonna di Jacopone

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da Todi, o all’Inno acatisto, opera di Romano il Melode, da recitarsi in piedi, solennemente cantato per salvare Costantinopoli dalla caduta. La Legenda Maior ci spiega da dove proveniva la grande devozione mariana di San Francesco, dicendoci che “circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù per il fatto che ha reso nostro fratello il Signore della maestà e ci ha ottenuto misericordia” (Fonti Francescane, 1165).

In un Oraziale visigotico leggiamo: “Ancella e madre santissima del Verbo nella profondità della tua misericordia accogli il popolo che a te ricorre” (In Lodi alla Madonna, 1979).

Le cattedrali si arricchiranno di un’iconografia della Madre di Misericordia, rappresentando Maria che stende un grande mantello sotto cui trova riparo tutta l’umanità. Famose sono La Madonna della misericordia di Piero della Francesca a Firenze, nella Loggia del Bigallo, e il Polittico della Misericordia a Sansepolcro; oppure quella di Domenico Ghirlandaio, di Lippo Memmi e più tardi la Virgen de las Cuevas di Francesco de Zurbaràn.

Si potrebbe continuare a lungo l’elenco di tali testimonianze e preghiere. Termino proponendo un canto molto conosciuto, della tradizione carmelitana, composto nell’XI secolo:

Salve, o Madre di misericordia, Madre di Dio e Madre del perdono, Madre della speranza e della grazia, Madre piena di santa letizia, o Maria! Salve, o decoro del genere umano, salve, o vergine più degna di ogni altra! Tu, che superi tutte le vergini

e siedi più in alto nei cieli, o Maria! Sii, o Madre, il nostro sollievo; sii tu, o vergine, il nostro gaudio: fa' che anche noi dopo questo esilio possiamo aggiungerci ai cori dei celesti, O Maria!

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BEATA IRENE STEFANI

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Beata Irene Stefani

LETT ERE ALL’ALLAMANO

Limuru, 20-2-1918, Veneratissimo ed Amatissimo Padre, voglia, Veneratissimo Padre, perdonare la mia pigrizia, per il mio lungo silenzio di cui il dovere, anzi il bisogno dell’animo, mi rimproverava ognora, ma che io purtroppo mi lasciai vincere da quella maledetta (pigrizia). Ne sono pentita, gliene chiedo scusa, e Le prometto per l’innanzi maggior impegno e docilità anche a questo mio dovere di viva riconoscenza che a Lei devo per tutto ciò che Lei fece e fa ognora per me. Prestar assistenza a questi miseri ammalati, doppiamente infelici, è grande opportunità, ed il Signore benedetto fa vedere i veri prodigi della Sua grazia anche nelle Anime di questi poveri derelitti. Vi sono Anime bramose e docili agli insegnamenti religiosi, che uniamo all’assidua assistenza che prestiamo loro, alcune ve ne sono avide, altre invece non ne vogliono sapere; e di queste ne successero diverse a me. Oh, sì che in questi frangenti, mi dicevo, essere per me giunte le ore nere, che Lei Veneratissimo Padre ci prediceva costì! Rammentando i Suoi insegnamenti seguivo pure gli esempi della brava Sr. Cristina, unendo alle preghiere qualche sacrifi zietto ed entrambe pratichiamo sempre il consiglio datoci dal Rev. Padre Panelatti: ricordiamoci sempre che il nostro Veneratissimo Padre Fondatore a Torino è un vero Missionario di tutto il mondo, e non della sola Africa, come Egli diceva, non dimentichiamoci dunque di

unire la nostra intenzione all’opera Sua, vi troveremo l’aiuto potente. Difatti in realtà ne constatiamo i salutari eff etti, specie nella conversione di Anime ostinate.

Sua Devotissima e Obbligatissima fi glia Sr. Irene

Limuru, gennaio del 1919, Veneratissimo ed Amatissimo Padre, fui richiamata al Masari per la grazia incomparabile di fare 10 giorni di Santi Esercizi Spirituali ed è proprio in questo sacro ritiro che ebbi la possibilità di sentire le preziose Sue conferenze che Lei tiene là a coteste fortunate Figlie, le quali, da vere e buone Consorelle, vengono partecipando pure a noi che tanto siamo ansiose di così preziosa manna, con il graditissimo e benefi co Diario che ci inviano. Mi sembra di ritornare ai beati tempi trascorsi

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costì, a godere della preziosa Sua compagnia e mi sento come infondere nuova energia a ben praticare quanto ci va additando. In questo Sacro Ritiro feci i seguenti proponimenti. Di prediligere sempre le occupazioni che all’occhio umano sembrano piccole, e di farmi violenza a mantenermi sempre uguale di carattere, per qualunque contrasto che trovasse la mia debolezza, perciò riguardo alla pazienza nel trattare con questi poveri neri. Un solo (atto) contrario anche minimo li impressiona male, tanto che non lo scordano né col lungo tempo, né in luogo lontano. Alfine di poter essere una vera e Santa Missionaria quale mi desidera e ben praticare questi miei propositi, prostrata in spirito ai Suoi piedi, mentre le bacio la sacra destra, sono a pregarla d’una Santa Benedizione. Sua Devotissima e Obbligatissima figlia Sr. Irene.

Alcune sue parole, frasi, pensieri…

Quando era su questa terra, aveva scritto sul un quaderno personale pensieri e riflessioni scaturite, molte volte, dalle giornate di preghiera e silenzio e anche dall’esperienza concreta della

vita missionaria. A volte li ha espressi anche nelle lettere inviate ad alcuni parenti. Ecco qui alcune:

“Gesù solo! Tutto con Gesù. Nulla da me. Tutta di Gesù Nulla di me. Tutto per Gesù! Nulla per me” “Ah mio Signore! Se avessi da vivere anni infiniti, se avessi forze infinite, se avessi un cuore capace di amare infinitamente, tutto, tutto impiegar vorrei in amare e servire Te, per corrispondere a tante grazie da Te ricevute”

“Gesù non vi chiedo che la pace, la pace e più di tutto l’amore, un amore senza limiti, senza misura” “Amare sempre, amare tutti, ma amare con Dio, come Dio, in Dio e per Dio”

“Quando si ama veramente non si prova fatica e tutto diventa possibile”

“Carità grande e sempre molto compatimento” “Poter dire: Io sono Irene di Gesù e meritare la risposta: Io sono Gesù di Irene”

“A me sembra che le prove siano un grande aiuto per distaccarci dalla terra”

“Amerò la carità più di me stessa”

“Gesù! Se avessi mille vite le spenderei per Te” “Magnificat! Esperimento su di me che il trono della misericordia di Dio è la miseria umana” “Dio sopra il nulla dell’umiltà crea un mondo di perfezioni”

“La missionaria è colei che ha cuore per amare, mani per aiutare, bocca per annunciare”

“Seminare gioia e felicità senza raccogliere lodi” “Dolcezza, affabilità grande, molta, molta pazienza”

“Visite frequenti a Gesù Sacramentato: “Tu sei lì, io sono qui”; giaculatorie, occhiate, aspirazioni, comunioni spirituali frequenti”

"L’ultimo nostro pensiero la sera sia a Gesù Sacramentato e pure svegliandoci rammentarlo” “La SS. Eucaristia! Preparazione fin dalla sera; vita eucaristica; orario dettatoci dal Veneratissimo

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nostro Padre Fondatore”

“Il nostro Veneratissimo Padre Fondatore tutte le notti si alza, si mette in ginocchio per terra e fa Comunioni spirituali e preghiere a Gesù Sacramentato. Così anche noi”

“L’Eucaristia è il nostro tesoro, la nostra difesa” “Accostarci alla S. Comunione con umiltà, confidenza, amore”

“Mansuetudine ad esempio di N. S. Gesù Cristo. Rendersi agnelli mansueti”

“Far molto conto delle piccole cose; soffrire con buona volontà tutti i malesseri”

“Non vi è maggior segno di essere cari a Dio che patire allegramente e per amor suo”

“Pensiamo a Gesù, quel nome adorabile ci ricorderà quello che dobbiamo fare per mantenere i nostri propositi”

“O Gesù, se avessi mille vite le spenderei per Te!” “Umiltà. Dio sopra il nulla dell’umiltà crea un mondo di perfezioni. Gesù altro non è che amore” Alle persone della sua Missione:

“Ricordatevi che siete figli della stessa madre, Maria Santissima”

“Abbiate sempre fiducia nel Signore, e non sarete delusi”

“Amatevi e spargete il seme del Vangelo”

“Non dobbiamo essere giudici di pace, ma angeli di pace”

“Ritorna a essere buono, a cercare il bene, tutto il bene, compreso quello dell’anima dei tuoi cari” “Datti da fare per diffondere il Vangelo”

“Vivete in buona armonia e Dio non mancherà di benedirvi molto”

“Se vuoi acquistare qualche virtù rivolgiti a Maria Santissima. Considera l’amore e l’umiltà che ella possiede; modellati su di lei. Ella ti darà la forza per ottenere quanto ti occorre per la salvezza” "Pensieri di Suor Irene riportati nel libro “Al lume

di una lanterna”

“Fatti coraggio e sii felice, perché Dio ti ama molto” “Siate molto contenti perché Dio vi ama assai, ma anche voi amatelo come Egli vi ama”

“Preghiamo molto a vicenda e diffondiamo il Vangelo”

“Dio ha voluto nella sua bontà, che Maria fosse nostra Madre: viviamo degnamente come suoi veri figli”

“Abbiate sempre fiducia nel Signore e non sarete delusi”

“Fortificati con l’amore verso Dio: pensa e desidera con grande fiducia il paradiso”

"Dio non rifiuta niente a chi lo prega bene e con fede"

“Dio sia benedetto! È lui la causa della nostra salvezza”

“Prega il Signore con tanto amor”

“Gesù risorto faccia risorgere i nostri cuori, e ricordati che Egli è morto sulla Croce per noi” “Dove il cuore dell’uomo non riesce da solo a superare la prova, il Signore può sempre giungere a dargli forza”

“Dio ha scelto i nostri cuori e ci insegna che sono essi la cosa che Egli desidera maggiormente”

“Dovunque ti trovi, prega sempre Maria Santissima”

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L’ALLAMANO

NELLE SUE LETTERE

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P. Francesco Pavese, IMC

UNITÀ DI VITA E DI AZIONE

È conosciuta l'idea con cui l'Allamano iniziò l'Istituto. Aveva dato vita ad un gruppo di missionari che vivessero e operassero insieme. Spiegava questa sua idea con due espressioni integrate una nell'altra: “spirito di corpo” e “spirito di famiglia”.

Con “spirito di corpo” l'Allamano intendeva sottolineare l’unità soprattutto di azione dei suoi missionari. Quando scrisse da Rivoli la famosa lettera al Card. A. Richelmy, per sentire il suo pensiero defi nitivo sulla destinazione del lascito di Mons. A. Demichelis, subito prospettò l'idea di un gruppo di missionari «uniti in date regioni, guidati da Superiori e che lavorassero non per arricchirsi, ma per il solo amore delle anime» (II, 459). In quel primo periodo, come appare dalla lettera citata, l'Allamano pensava ancora a missionari piemontesi, ma questa restrizione la superò ben presto, come appare dall'accettazione del P. A. Bellani entrato nell'Istituto nel 1904 e qasi subito partito per il Kenya. Il primo Regolamento, quello del 1901, alla Parte III, art. 17 recitava: «Questa unione di intendimenti e di sforzi è come l’anima e la vita dell’Opera; da essa dipende in gran parte la conservazione del buon spirito dell’Istituzione, ed in essa principalmente troveranno i singoli membri l’aiuto e incoraggiamento vicendevoli che tanto giovano a mantenersi saldi nella vocazione».

Quando parlava di “spirito di famiglia” il Fondatore generalmente si riferiva alla vita in comunità, perché immaginava l'Istituto non come un “collegio”, ma come una famiglia. Non si accontentava di formare a questo doppio spirito i giovani in Casa Madre, ma accompagnava pure i missionari in Africa con suggerimenti per aiutarli a viverlo.

Le sue lettere ne sono una testimonianza eloquente. Lo indicò in modo lapidario, ma effi cace, a Don A. Borda-Bossana, membro della seconda spedizione, nella lettera del 3 aprile 1903: «V. S. ben capisce come il mio cuore è con voi per aiutarvi ad essere santi missionari» (III, 553). Dopo avergli suggerito alcune norme di vita, continuò: «Tante altre norme riceverà dalla mia lettera a Don Gays e da quella dei Vice Rettore al Teol. Perlo. Io desidero fra voi carità, grande tolleranza e spirito di allegrezza...» (III, 554). Questo era il clima che il Fondatore voleva fi n dall'inizio nella missione: unità nell'obbedienza e serenità nei rapporti tra i missionari.

Il 24 aprile 1903 partirono per il Kenya 6 missionari (P. S. Scarzello, P. R. Bertagna, P. G. Giacosa, P. M. Arese, Ch. G. Cattaneo, Fr. B. Falda). Il giorno prima, 23 aprile, il Fondatore scrisse nuovamente a P. A. Borda-Bossana, supponendo che sarebbe stato messo come

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responsabile in una missione e lo incoraggiò a

seguire le norme che egli aveva inviato a P. T. Gays sul modo di comportarsi con gli indigeni riguardo salari, mance e cose di questo tipo. E aggiunse: «Io prego che ciascuno sappia sacrificare le proprie opinioni per il bene, e vi sia tra voi vera fraternità e nessuna scissura o malumore...» (III, 569).

Quando stava per giungere in Kenya il quarto gruppo di nuovi missionari (P. D. Vignoli, P. Francesco Cagliero, P. G. Barlassina, Fr. A. Jeantet, Fr. A. Negro), che sarebbe partito il 24 dicembre 1903, il Fondatore inviò una lettera circolare a quelli che erano già sul posto, datata 27 novembre, nella quale

ribadiva la necessità di vivere lo spirito di fede, di carità, di sacrificio, di umiltà, come aveva loro insegnato prima che partissero. Riguardo lo “spirito di carità” scrisse: «L'ultimo ricordo che diedi a voi primi che partiste, e che rinnovai ai secondi ed ai terzi era questo: che vi amaste come veri fratelli in N.S.G.C., che: “sol non occidesset, non dico super iracundiam vestram [che il sole non tramontasse, non dico

sopra la vostra ira], ma neppure sulla menoma mancanza d'amore vicendevole. Le notizie finora pervenutemi, mi assicurano che siete cor unum et anima una [un cuore solo e un'anima sola], e quanta sia la mia consolazione non ve lo posso esprimere» (III, 687).

Era così forte la convinzione del Fondatore sull'importanza di questo spirito di unione nella vita e nell'azione che trovò addirittura positivo il fatto di aver dovuto affidare a P. F. Perlo la doppia carica di superiore e di economo, dopo le dimissioni di P. T. Gays. Quando scrisse, oggi, forse può sembrare una forzatura, ma le parole della lettera del 23 dicembre 1903 sono

inequivocabili: «Ma in questo io trovo un tratto di provvidenza, che consiste nell'unità di viste e di azione tanto necessaria in principio delle nostre missioni, anche a costo di rallentare alquanto nell'espansione e nel miglioramento materiale […]. V. S. non si consumi in lavori e viaggi faticosi, ma operi per mezzo di tutti; è da prudente il sapere operare per mano altrui anche con qualche difetto nell'esito delle opere» (III, 708-709).

Uno dei testi più significativi sull'unità di azione si ha nella lettera a P. F. Perlo del 6 maggio 1904. Il Fondatore aveva ricevuto le conclusioni della prima Conferenza di Muranja e, dopo

averle esaminate, mandò la sua approvazione, aggiungendo

dei criteri operativi molto belli: «Approvo tutte

le conclusioni senza eccezione, e desidero

che si eseguano in ogni loro parte. È però necessario che V. S. vigili e faccia vigilare per la pronta, costante e cordiale esecuzione. L'uniformità in tutti, a dispetto di qualche idea migliore in qualche caso pratico, deve vincere» (IV, 108-109).

Il Fondatore non si accontentò di offrire dei criteri di azione per i missionari tramite P. F. Perlo, ma dopo alcuni mesi, il 6 gennaio 1905, scrisse loro una lunga circolare, nella quale, oltre a tanti argomenti trattati, si trovano parole di alta saggezza ancora in riferimento alla Conferenza di Muranja: «Le norme dunque il Signore ve le ha ispirate, l'importante è ora il metterle in pratica con esattezza e perseveranza. Anche su questa osservanza ebbi finora notizie assai confortanti; permettetemi tuttavia che io insista sulla piena e costante loro esecuzione. Certo che l'esperienza suggerirà ancora variazioni e aggiunte […], ma per il momento, e fino a nuove istruzioni del vostro Superiore, è indispensabile che ognuno

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si attenga strettamente alle disposizioni fissate, e non si permetta di fare varianti, né coll'idea del meglio, né colla scusa che i metodi stabiliti non danno i risultati che si speravano. Se nell'atto pratico a qualcuno paresse utile qualche cambiamento non conviene che lo faccia di sua iniziativa, ma ne riferisca al Superiore di costì e ne attenda la decisione» (IV, 276-280).

Dopo questa lettera circolare, il Fondatore in breve lasso di tempo ne inviò altre. In tutte il discorso dell'unità è presente. Il 25 settembre 1905, diede notizia della promozione della loro missione da parte della Santa Sede. La comunicazione iniziava con parole di vera soddisfazione: «Col cuore ripieno della più viva gioia vi mando oggi la consolante notizia che la S. Congregazione de Propaganda Fide ha eretta in missione indipendente ed affidata ai missionari della Consolata l'intera Provincia del Kenya». Attribuiva il merito di questo sviluppo alla saggezza organizzativa del Superiore [P. F. Perlo], ma anche alla dinamica coesione dei missionari: «L'unità di azione è specialmente merito vostro perché avete saputo uniformarvi pienamente alle direzioni ricevute. E questo vi sia di sprone ad un'obbedienza anche più perfetta in avvenire» (IV, 456).

Così l'8 dicembre 1906 scrisse ai missionari

indicando come proseguire nell'opera di evangelizzazione, perché dopo avere attirato la confidenza della gente, bisognava anche gradatamente proporre i valori cristiani: «Ora per cooperare da parte vostra a questo risultato occorre l'unione di tutte le forze e la loro subordinazione a chi è da Dio chiamato a dirigerle; è necessario cioè che l'attività vostra e lo zelo siano costantemente informati allo spirito di obbedienza. […]. Le Regole dei Padri Bianchi tra i mezzi indispensabili ai missionari per mantenersi fedeli alla loro vocazione indicano lo spirito pratico di obbedienza assoluta verso i Superiori, senza la quale, aggiungono, non havvi opera comune e per conseguenza non è possibile l'Apostolato» (IV, 610-611). Si noti questo abbinamento: “obbedienza-opera comune”, che appariva già in lettere precedenti, ma che qui è molto esplicito. Il Fondatore era convinto che l'attività missionaria è opera di tutti insieme, ma con il coordinamento di un responsabile, al quale si obbedisce in spirito di fede e non solo per motivi strategici.

L'anno seguente, il 24 dicembre 1907, ancora una lettera circolare ai missionari: «Fra poco vi radunerete per i Santi Spirituali Esercizi, ed io a voi presente in spirito, v'invito a studiare i mezzi più idonei ala vostra santificazione ed alla conversione di cotesto popolo». Dopo

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avere parlato dell'importanza dello studio delle

lingue locali, si soffermava sulle visite ai villaggi, dicendo: «Non vi parlo delle visite assidue ai villaggi, che in qualche rendiconto trovo scarse. Affin di ottenere da esse il maggior frutto, è necessaria l'unità d'indirizzo; perciò ogni sera tutti i membri di una stazione, missionari, suore e catechisti rendano conto al superiore della stazione di quanto hanno fatto nella giornata, e con lui e sotto i suoi ordini concertino ciò che dovranno eseguire il giorno dopo» (IV, 769-771).

Anni dopo, il Fondatore si rese conto che lo sviluppo delle missioni con la creazione di nuovi centri portava necessariamente i missionari a distanziarsi gli uni dagli altri, potendosi incontrare più di rado. Temeva che questa situazione incidesse negativamente su quello spirito di unità sul quale aveva tanto insistito. Il 18 ottobre 1915 scrisse una bella lettera a P. Gays, per incoraggiarlo a continuare a lavorare in favore dei catechisti: «Mi sono rallegrato del lavoro di V. S. col P. Bellani, per iniziare a dare impulso all'opera dei Catechisti anche a Meru.

È certamente questo lavoro, insieme a quello dei seminaristi, della maggior utilità alle missioni. […]. Altra sua missione come primo missionario, sia di procurare con tutta la sua autorità l'unione e il buon spirito tra i missionari. Con l'allargarsi dei campi di Apostolato, e rispettiva lontananza c'è il pericolo che scemi quell'unione di mente e di cuore, che forma il bene dell'Istituto. Potrebbe sottentrare un po' di egoismo ed affievolirsi l'amore e l'interesse del corpo comune» (VII, 222).

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ATTIVITÀ DELLA DIREZIONE GENERALE

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VISITA CANONICA ALLA REGIONE ITALIA

DALLA LETTERA DI CONCLUSIONE

In generale, la visita canonica ha incontrato una comunità regionale serena. Ci siamo imbattuti in molti missionari che, nonostante le difficoltà, la crisi che stiamo sperimentando a vari livelli, la sterilità vocazionale, cercano di vivere la propria missione con coerenza, fede e speranza verso il futuro, impegnandosi nel servizio che viene loro richiesto.

L’età rappresenta sicuramente una realtà di cui tenere conto. La maggior parte delle nostre comunità è formata da missionari anziani e questo influisce certamente nelle scelte che l’Istituto sta portando avanti e porterà avanti nel prossimo futuro.

Non possiamo anche non notare ed apprezzare il fatto che la Regione, nel suo Progetto missionario regionale non rinuncia alla sua proiezione missionaria, esplorando possibilità di valorizzare comunità che possono diventare un segno significativo ad gentes, secondo gli indirizzi che ci vengono dalla realtà del nostro continente in continua evoluzione.

a. Missione di Animazione Missionaria Vocazionale e di formazione

Orientamenti

1. Studiare cammini di accompagnamento vocazionale e proporli alle Diocesi e Parrocchie dove siamo presenti,

2. Qualificare l’AMV con delle scelte ed esperienze missionarie concrete nel paese e anche, per quanto è possibile, fuori,

3. Definire il compito e la finalità di ogni nostra presenza e comunità.

4. Recuperare “l’ antico zelo” missionario, realizzando i “vecchi” gesti di animazione, almeno là dove è ancora possibile.

Una parola va spesa a proposito dei Centri di Spiritualità ed altri Centri e Santuari dove siamo presenti: Certosa, Rivoli, Santa Maria a Mare, Gambettola, Rovereto... Ci sembra che la nostra presenza in alcuni Centri di Spiritualità sia una proposta significativa per la Regione. Certamente le nostre proposte hanno bisogno di rinnovamento e di più partecipazione, ma riteniamo che dovrebbero essere maggiormente valorizzate anche dalle altre comunità, soprattutto per esperienze per giovani.

In particolare, vogliamo riaffermare l’importanza della nostra presenza a Castelnuovo come

P. Stefano Camerlengo, P. Dietrich Pendawazime, Ugo Pozzoli, IMC

UNA MISSIONE DI MISSIONARI DELLA CONSOLATA

PIÙ SIGNIFICATIVA E INCISIVA

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richiamo alle radici, al Fondatore e alla memoria

dell’Istituto, soprattutto ora alla luce dei lavori che sono stati fatti in maniera eccellente sia nella Casa del Fondatore che del Cafasso. Speriamo che quanto fatto possa ulteriormente rilanciare la nostra attenzione e il nostro affetto per la sorgente del carisma, preparandoci all’ auspicata canonizzazione dell’Allamano.

b. Missione di Frontiera

La realtà della mobilità umana sempre più intensa ci chiede nuove aperture e presenze più significative ed incisive.

Siamo sorti per la missione ad gentes, per andare nei luoghi di primo annuncio, specialmente dove l’ azione della Chiesa non è ancora presente. Parrocchie “missionarie”

Non sembra infatti esserci un comune accordo riguardo la necessità o meno di aprirne e allo stile che esse dovrebbero avere per diventare significative nel contesto della nostra vocazione ad gentes.

È fondamentale essere presenti e riconosciuti all’interno della chiesa locale.

Considerazioni

• Crediamo importante definire meglio l’identità di ogni nostra presenza, soprattutto quelle Parrocchiali elaborando un progetto missionario

che possa diventare oltre che guida per la nostra presenza, anche riferimento e proposta per la Chiesa locale e le altre comunità parrocchiali, • Le Parrocchie dovrebbero esprimere maggiormente una pastorale missionaria,

• Accettare e riconoscere alcune comunità come “riferimento di missione” nella testimonianza e nella disponibilità dei suoi membri, senza ulteriori “pretese”.

Rifugiati, Immigrati, Sicilia Considerazioni • La Regione ha fatto un grande sforzo di rispondere all’invito di una “Chiesa in uscita”, attenta ai poveri,

• Occorre curare maggiormente il coinvolgimento di tutta la realtà regionale in questo percorso di

accoglienza a tutti i livelli: pastorale-ecclesiale, amministrativo, legale, sociale...

c. Missione e rivitalizzazione delle strutture

Non c’ è dubbio che alcune delle nostre strutture debbano essere rivitalizzate. Il motivo primo che ci spinge a questo è la fedeltà al carisma del nostro Fondatore. Posizioni assunte e strutture immobiliari acquisite molti decenni fa sono diventati un peso che il nostro Istituto non può più continuare a trascinare avanti.

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d. Missione condivisa con i laici e i volontari

Dobbiamo sentirci in “missione condivisa”. La collaborazione corresponsabile con i laici non è mai fattore di destabilizzazione dell’Istituto. Dobbiamo sentirla come una benedizione e non come una minaccia.

SINTESI CONCLUSIVA

La nostra missione si rivitalizzerà, a nostro avviso, muovendosi nei prossimi anni all’interno del quadro di questi quattro elementi insostituibili. 1. Una forte esperienza di Dio, radicata nella sequela di Cristo povero, casto, obbediente, nucleo centrale della nostra consacrazione, che ha origine nella preghiera intima e profonda con il Signore: “Chiamò a Sé quelli che Egli volle,

perché stessero con Lui e perché andassero”, Mc 3, 13.

2. Una vita fraterna di alta qualità vissuta in comunità. Essa è uno degli elementi essenziali e più profetici della vita consacrata e della missione, che attrae molto i giovani d’oggi.

3. La vocazione radicale al servizio alla missione, che si dimostra più nel modo di essere che nel fare, cercando l’ essenziale della vita consacrata e della missione.

4. Una fedeltà creativa al Carisma, puntando sull’ animazione e la formazione, sulla condivisione della missione con i laici, sulla promozione umana e sulla rivitalizzazione delle strutture. Concludiamo dicendo che, oggi come ieri, la chiave di rinnovamento della missione è sempre il ritorno a Cristo. Solo così possiamo essere testimoni di Dio nel mondo, e trovare la strada ed i modi che ci portano alle frontiere sociali, geografiche e culturali della missione, là dove ci attendono i più bisognosi. Dobbiamo fare i conti con il numero dei nostri membri, tenendo presente che la tendenza non è verso un aumento bensì verso una diminuzione. Ciò significa che in futuro, più ancora di adesso, meno Missionari della Consolata saranno presenti nei diversi contesti sociali della missione. La rilevanza sociale tuttavia non dipende dalla quantità, ma dalla qualità. Di qui l’ esigenza di tornare all’essenziale, alla radicalità evangelica e ad essere là dove la nostra presenza può essere non soltanto socialmente ma anche evangelicamente più rivelante.

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P. Stefano Camerlengo, IMC

VISITA IN BRASILE:

UN PICCOLO CHE INCONTRA UN GIGANTE!

Brasile: paese dalle forti contraddizioni

La prima impressione, arrivando in Brasile è proprio quella di avere davanti un paese di forti contraddizioni. Un paese affascinante, immenso nelle sue estensioni, distanze ed emozioni. Così pieno. Così forte. Così grande. Così vivace. Così come è. Le parole non bastano. Mi rendo conto che, una terra come quella brasiliana, non si riesce a definire solo a parole: servono gesti, sguardi, musica, immagini, e forse neanche così si riesce a dipingere una realtà tanto diversificata quanto unita.

METROPOLI BRASILIANE: LA MISSIONE SULLE STRADE DELLA CITTÀ

Strade ricolme di gente che va e viene, cammina di fretta, entra ed esce nelle mille botteghe che ostentano la propria mercanzia. Alti grattacieli, tutti uguali, ove risiedono migliaia di persone che non si conoscono e a stento s’incontrano sul pianerottolo del proprio appartamento. Condomini che si trasformano in prigioni di lusso, pieni di controlli e guardie private. Traffico intenso per le strade, filobus stracolmi e automobili veloci che, la sera, in un turbinio di luci, portano a casa lavoratori e lavoratrici stanche e sfinite. Notti fatte di suoni e di incontri, shopping che si trasformano in piazze ricolme di gente, vetrine che ostentano cose inutili e corpi che si vendono per pochi soldi. Mi trovo nella grande città di Salvador de Bahia, ma può essere S. Paolo o Londra o Bankoch…metropoli del nuovo millennio, incroci di vite e sfide per la nostra evangelizzazione. E’ importante riconoscere che la città è una nuova realtà, la quale, nella sua complessità, segue una logica di vita che sfida la nostra azione missionaria. Oggi,

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la maggioranza della popolazione brasiliana vive nelle città e abbandona la campagna; un fenomeno che investe tutta l’America Latina. Molti vivono in condizioni disumane, nella ricerca continua di un lavoro e con tanta paura, fomentata dalla violenza e dall’incertezza del domani. Nonostante ciò l’abbaglio della vita cittadina con la sua sensazione di libertà, autonomia e individualità, continua ad attrarre molte persone, soprattutto la gioventù. Come inserirsi in questa realtà? Come dire la Buona Notizia del vangelo?

MISSIONE NELLA BAHIA: IL SERTÃO BRASILIANO

Il sertão è situato nella parte più povera della Bahia zona considerata campione di disuguaglianze sociali, anche perché castigata da siccità cicliche, che distruggono i raccolti, i piccoli allevamenti e aggravano i secolari problemi che affliggono tutto il Nordest Brasiliano: fame cronica, analfabetismo, abbandono e mancanza di prospettive di un futuro diverso per i giovani. Noi, come Missionari della Consolata siamo presenti in tre realtà: Juaguarari, Monte Santo e Feira de Santana. Realtà diverse ma legate da un comune denominatore: la povertà della sua gente.

L’alta concentrazione della proprietà delle terre nelle mani di pochi fazendeiros, la grande siccità e le poche risorse delle famiglie riduce la gente ad una grande provvisorietà. Questo produce, oltre ad un estrema povertà economica, una forte bassa autostima, un’impossibilità pratica di progettare il futuro, causa forti ondate migratorie, che lasciano un gran numero di

famiglie senza il papà, il quale, recandosi nei grandi centri urbani- San Paolo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte in cerca di lavoro, si dimentica spesso e volentieri che già aveva una famiglia, se ne forma un’altra, lasciando sulle spalle della prima moglie tutto il peso di portare avanti la vita dei figli, dovendo provvedere da sola a tutto: alimento, educazione, salute.

In tale situazione i bambini sono coloro che maggiormente soffrono. E’ una dura realtà locale, segnata da grandi sofferenze, da miseria, da fame, da analfabetismo, da gravissime ingiustizie. I missionari sono presenti in tre missioni, grandi come diocesi, cercando di essere lievito evangelico. Si sono posti accanto ai poveri come compagni di cammino, portando insieme ai più poveri le fatiche e i dolori, causate da tremende oppressioni e, nello stesso tempo, suscitando nuovi orizzonti di speranza.

Il problema più grande è l’acqua. In questa zona di mondo la pioggia è il bene in assoluto più prezioso. È vita. Qui ci troviamo in una terra intermedia tra la costa, dove piove abbondantemente e la vegetazione è rigogliosa e l’interno, il “sertão”, terre desertiche dove piove molto raramente. Qui, nella “catinga”, le piogge sono rare ma, prima o poi, arrivano. Solo che da circa 3 anni piove pochissimo, e in certe regioni quasi per nulla. Questo a causa dei cambiamenti climatici e a causa del brutale disboscamento che la gente ha fatto qui. Credevano di poter avere così più pascolo per il bestiame, ma il risultato è stata la desertificazione e la conseguente scomparsa delle piogge. Dove manca la vegetazione viene a mancare quell’umidità che permette la formazione delle nuvole e il collasso delle nuvole che dà la pioggia. La gente si incontra e condivide contenta il fatto che finalmente è arrivato il “bel tempo”, cioè la pioggia. Così come quando pioviggina qui dicono che è “sereno”. Cose d’altro mondo, diremmo noi, ma d’altronde qui siamo appunto dall’altra parte del mondo. Viene premiata la tenace fiducia in Dio che questa gente nutre nonostante tutto. Un Dio che non viene meno. Racconta un missionario che un giorno, prima che piovesse e quindi nel tempo della “seca” (siccità) che stava diventando sempre più

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feroce, un vecchietto gli diceva tranquillo: “Dio

non è cambiato, ed è sempre nello stesso posto!”. Per dire che nonostante tutto la fiducia non era venuta meno. Per fortuna in molti, assieme a questa fede, sta crescendo la consapevolezza della responsabilità umana in questo problema. La vita della gente in tempo di “seca” è impressionante. Non si sa come facciano a vivere. Parlando di questo con una suora originaria di qui anche lei diceva di non sapere come la gente riesca a vivere. Prima di queste piogge la gente nell’interno doveva portare alle bestie il foraggio (spesso solo cactus tagliati e sminuzzati) e l’acqua, coprendo spesso a piedi distanze enormi. E quando le cose diventano impossibili sono costretti a mandare il bestiame “a pensione” in una zona dove ci sia pascolo, verso la costa, e a pagare cara questa pensione, per vedere poi le bestie tornare magrissime e senza latte. In questo territorio così duro e difficile c’è una forte religiosità popolare, la gente viene dal sacerdote a far benedire statue, rosari e oggetti di culto con l’acqua “benedetta”. Questa abitudine è molto diffusa. Al termine di ogni Messa è normale che qualcuno chieda questo.

Le nostre parrocchie sono rurali, con molta estensione, nel semiarido del Nordest (sertão). Una delle scelte principali nella pastorale è la formazione e accompagnamento dei nuclei comunitari, in cui c’è un forte legame tra fede e vita, dove i laici assumono più attivamente

il proprio battesimo. È una regione di molta emigrazione, dove le maggiori risorse sono l’allevamento del piccolo bestiame (più resistente alla siccità), un’area irrigata dove si coltiva banana, cocco e quiabo, e la pesca. Come tutto il Nordest, è una delle regioni più povere del Brasile.

Una frase dei movimenti di convivenza nel semiarido: “Nel Nordest non manca acqua, manca giustizia!”. Di fatto solo il 4% dell’acqua piovana del Nordest è utilizzata. Proverbio popolare: “Il poco con Dio è molto, molto senza Dio è niente”.

Alla fine, capisci che la missione diventa scuola di vita. È una Chiesa che va, che vuol conoscere meglio la vita della gente, soffrire con lei, ringraziare insieme il Signore per tante cose belle che succedono nel silenzio, che vuol rinnovare la speranza dei poveri anche scavando pozzi per dare a tutti la possibilità di attingere un po’ d’acqua dolce e buona.

Termino queste piccole note con il pensiero a Maria Consolata, nostra Madre. Nelle nostre comunità la forte presenza di Maria ha arricchito e continuerà ad arricchire la dimensione materna della Chiesa e la sua disposizione all’accoglienza, che la converte in “casa e scuola della comunione”, oltre che in luogo spirituale che prepara per la missione» (DA 272).

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CASA GENERALIZIA

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P. Renzo Marcolongo, IMC

MAGGIO

Mi è sembrato interessante il commento che un confratello mi faceva riguardo alla pagina del Da Casa Madre dedicata alla Casa Generalizia: “Renzo” mi diceva “i tuoi articoli sembrano un 'taglia e copia' di tuoi articoli precedenti”. Ho dato uno sguardo e sì, aveva ragione. Sembra che le notizie di Casa Generalizia siano sempre le stesse con alcuni cambi di nomi.

Ma questa è la realtà della nostra comunità: gente che va e gente che viene; direzione generale che visita confratelli in varie parti del mondo; amici e parenti che stanno con noi e visitano la città eterna; arrivi di missionari che preparano i documenti per andare in Asia e così via.

Questa volta il racconto non è tanto diverso: i superiori generali sono in giro e torneranno all'inizio di giugno per il mese di consiglio. Sono arrivati lo studente Geoffrey Boriga dal Kenya e il padre Yeinson Galvis dalla Colombia ambedue in partenza per l'Asia ed hanno transitato rapidamente un numero alto di missionari con impegni diversi: visite, riunioni, conferenze e anche riposo. La casa generalizia si distingue per l'accoglienza.

Dopo le vacanze Pasquali, i nostri missionari studenti sono tornati a scuola per l'ultimo round che terminerà con gli esami estivi.

Il 21 aprile, giorno natale di Roma, l’artista sudafricano William Kentridge ha donato alla città un lungo murales di 550 metri dal titolo 'Triumphs and laments'. E’ stato realizzato nel

tratto delle banchine del Tevere fra Ponte Mazzini e Ponte Sisto, comprende 80 figure alte 10 metri e narra le tensioni che hanno animato la storia sociale della Città Eterna dalle origini ad oggi.

Con tristezza abbiamo partecipato il 7 maggio, ai funerali di suor Chrystyna Jaciów, segretaria generale delle nostre sorelle deceduta dopo una

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lunga malattia. Per lei un ricordo nell'Eucarestia

e alle nostre sorelle le nostre condoglianze.

Altre attività di rilievo nella nostra comunità non ce ne sono state.

Il giubileo della misericordia procede e sembra che la gente -dopo le iniziali paure per gli attentati- venga a Roma. I controlli della polizia sono però ancora ingenti, ma questo non sembra essere un deterrente, gruppi numerosi attraversano la Porta Santa.

CRONACA DEL GIUBILEO

giubileo per categorie

Diverse categorie di persone hanno realizzato il loro giubileo:

- i ragazzi provenienti dall’Italia e dal mondo intero;

- le Forze armate e di Polizia.

- Il 5 maggio, nella basilica di San Pietro in Vaticano, papa Francesco ha presieduto una veglia di preghiera per consolare gli afflitti nell'animo e nel corpo. Per l’occasione fu esposto il reliquiario della Madonna della lacrime di Siracusa. Durante la celebrazione Papa Francesco ha distribuito ai presenti, come simbolo di conforto e speranza, l’Agnus Dei, un oggetto di devozione da lui benedetto. Realizzato con cera bianca in forma

di un ovale, l’Agnus Dei donato dal Papa reca da un lato l’impronta dell’Agnello Pasquale e dall’altro il logo del Giubileo della Misericordia. Il suo utilizzo, secondo alcuni risale al secolo IV, mentre è certamente documentato nel secolo IX, quando l’arcidiacono della chiesa romana il Sabato santo rompeva il cero pasquale in uso fino a quel giorno, e, sciolta la cera, vi univa dell’olio benedicendo la miscela, che veniva poi colata in stampi e distribuita nell’ottava di Pasqua ai fedeli. A partire dal 1470, con Papa Paolo II, l’Agnus Dei viene utilizzato anche durante gli anni Giubilari.

- il 7 maggio i volontari, sostenitori e amici, cooperanti di “Medici con l’Africa–CUAMM” (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari) di Padova.

EVENTI PARTICOLARI

- l’ostensione, dal 3 al 15 maggio a Roma, delle reliquie dei Santi Filippo e Giacomo, apostoli di Gesù Cristo nella Basilica dei Santi Apostoli, situata nell’omonima piazza a due passi dall’Altare della Patria.

- la mostra sulle Bolle giubilari dell’Archivio Segreto Vaticano, inaugurata il 3 maggio e visitabile fino a fine luglio a Palazzo del Vicariato Vecchio. Una testimonianza unica nel suo genere che raccoglie diverse Bolle giubilari, dalla prima firmata nel 1300 da Papa Bonifacio VIII, fino a quella vergata da Giovanni Paolo II nel 2000.

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VITA NELLE CIRCOSCRIZIONI

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P. Michelangelo Piovano, IMC

LA CASA MADRE

Vi scrivo per rendere partecipi voi ed i missionari della vostra circoscrizione, quelli italiani in modo particolare, su un aspetto che riguarda l’accoglienza in Casa Madre e un altro legato alle cure mediche in Italia.

Per quanto riguarda la Casa Madre vari sono già al corrente delle decisione presa, a conclusione della Visita Canonica, a riguardo della ristrutturazione: quella della vendita di una parte della casa, in specifico quella che è chiamata “Ala Bruino”. Entro il 20 giugno 2016 tutta questa parte dovrà essere liberata e messa in esecuzione la sistemazione della casa comprendente l’edificio

di Corso Ferrucci e Via Cialdini che ospiterà la comunità di Casa Madre e le attività proprie che continueranno ad essere presenti in essa.

A causa dei necessari lavori di ristrutturazione che si dovranno fare nella casa nei prossimi mesi l’ospitalità dovrà essere limitata e concordata antecedentemente con P. Piero Trabucco, superiore di Casa Madre, che vedrà se ci sarà posto o se indirizzare i confratelli in qualche altra comunità. Ci scusiamo per il disguido, ma si lavora per poter poi accogliere meglio chi vuole passare in Casa Madre.

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Italia

Madre vi sarà solamente un ambulatorio e non più l’infermeria organizzata in modo tale come lo è stato fino ad ora. Per cure prolungate o degenze definitive si ricorrerà alla Casa per anziani di Alpignano.

Il nostro Ufficio Anagrafe del quale è incaricato Padre Franco Bertolo mi chiede di fare presente ai missionari italiani che sono all’estero che devono iscriversi all’AIRE presentandosi al Consolato di appartenenza o inviando la propria iscrizione on line. Se non fanno questa iscrizione ogni volta che vengono in Italia e devono fare la residenza per cure mediche devono pagare una multa. Inoltre non è possibile mantenere attiva la residenza in Italia se per un lungo periodo si è all’estero. Non possiamo più giustificare di fronte al Comune di Torino la residenza di oltre il doppio dei missionari che effettivamente risiedono in Casa Madre.

Per questo ogni volta che si ritorna in Italia per ottenere il Servizio Sanitario Nazionale per cure mediche si deve sempre riattivare questa residenza tramite il nostro Ufficio Anagrafe che inoltrerà la richiesta per la quale i tempi non sono immediati.

Per ogni chiarimento potete sempre entrare in contatto con noi qui in Casa Madre.

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P. Diamantino Antunes, IMC

SUPERIORES REGIONAIS DA CONSOLATA

REUNIDOS EM ÁFRICA

O Centro de Espiritualidade Bethany House de Sagana, no Quénia, recebeu a semana passada a assembleia dos Superiores Regionais dos Missionários da Consolata do continente África: Quénia, Tanzânia, Moçambique, Congo, Costa do Marfim, Etiópia e África do Sul.

O encontro, que decorreu entre 25 e 30 de abril, foi mais um passo no caminho da cooperação entre os vários responsáveis de circunscrições dos Missionários da Consolata no continente africano, à semelhança do que tem vindo a ser feito nos últimos cinco anos.

Em 2012, em Dar Es Salaam (Tanzânia), definiram as prioridades previstas no Projeto Missionário Continental: economia, formação, missão e animação missionária e vocacional; em 2013, em Sagana (Quénia), trataram a questão do autossustento económico das circunscrições e do continente; em 2014, em Maputo

(Moçambique), trataram o tema da formação de base e da formação contínua; e em 2015, em Sagana (Quénia), trataram da questão da missão «ad gentes» e da animação missionária e vocacional.

Este ano, os Superiores Regionais encontraram-se novamente em Sagana (Quénia), para abordarem, entre outras questões, o Projeto Missionário Continental, o modelo de governo do Instituto, a formação de base e a abertura da segunda comunidade dos Missionários da Consolata em Angola.

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P. Diamantino Antunes, IMC

CRÓNICA DA VISITA

DO VICE-SUPERIOR GERAL ÀS COMUNIDADES IMC

De 1 a 25 de Abril, juntamente com o P. Dietrich Pendawazima, visitámos as comunidades IMC de Maputo, Inhambane, Nampula e Niassa. Ficou de fora, por motivos de agenda, a visita ao grupo de Fingoè-Tete. O trabalho realizado, além da partilha da vida das comunidades e do Instituto, foi uma oportunidade para os diálogos pessoais entre os missionários e o vice-superior geral e o superior regional. Houve ocasião também para encontros com os Bispos, as religiosas, catequistas e outros agentes de pastoral.

Queremos partilhar convosco aquilo que vimos, escutámos e celebrámos.

1 de Abril: Início da Visita Canónica

Iniciámos a visita canónica em Maputo. Logo de manhã reúno-me com o P. Pendawazima para combinarmos o itinerário e a agenda da visita às comunidades da Região. Em seguida, fomos saudar o arcebispo de Maputo, D. Francisco Chimoio, e o Núncio Apostólico em Maputo, D. Edgar Pena. À tarde, na Casa Regional, realizou-se o encontro com toda a comunidade.

2-3 de Abril: Celebração do XIVº Aniversário dos Mártires do Guiúa

Viajamos de manhã para Guiúa com o objectivo de participarmos na peregrinação anual ao

Santuário Diocesano de Inhambane, dedicado a Maria, Rainha dos Mártires. Como já é habitual, o Centro do Guiúa acolheu os peregrinos de toda a diocese de Inhambane. No dia 2 de Abril, sábado, chegou a maior parte dos peregrinos. Participámos na Via Sacra realizada no local do martírio dos catequistas e seus familiares assassinados em 24 de Março de 1992. Foi um momento intenso de oração e também de invocação dos mártires, exemplos de coragem por terem abraçado um caminho de paz em tempo de guerra. Os peregrinos, por turnos, fizeram durante toda a noite uma vigília de oração e adoração ao Santíssimo Sacramento. No domingo, dia 3 de Abril, mais peregrinos acorreram ao Guiúa. Cerca de quatro mil e quinhentas pessoas participaram na celebração eucarística, presidida pelo Bispo de Inhambane e concelebrada por mais de duas dezenas de padres da Diocese. Assim se cumpriu mais uma peregrinação diocesana ao Santuário da Diocese, dedicado a Maria Rainha dos Mártires. Com os olhos postos no testemunho dos catequistas assassinados em 1992, hoje, 24 anos volvidos, o centro catequético do Guiúa prossegue o seu trabalho de formação de ministros leigos e catequistas. O P. Pendawazima teve a oportunidade de falar com o Bispo de Inhambane, D. Adriano Langa. À tardinha, viajámos para Vilanculos fazendo uma paragem na Paróquia da Massinga para saudar as Missionárias da Consolata.

4-6 de Abril: Visita às Comunidades IMC de Inhambane

Visitámos a comunidade de Vilanculos. O Padre Faustino e o Padre Bruno apresentam a situação da comunidade e os trabalhos de preparação do Jubileu da Paróquia de Nossa Senhora de Fátima de Vilanculos, celebração dos 50 anos da criação da Paróquia, que terá início no dia 13 de Maio. Visitámos as comunidades da vila sede. À tardinha viajámos para Nova Mambone. Parámos na Paróquia de Maimelane para saudar

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o pároco e as Irmãs da Imaculada Conceição. Chegamos a Nova Mambone a tempo de jantar. A receber-nos, a comunidade: P. Artur, P. Michel, P. Brevi, P. Carlos e a leiga Joana. O dia 5 de Abril foi dedicado aos diálogos pessoais e ao encontro comunitário. Visitámos a salina de Batanhe. Com o tempo quente destes meses, a produção de sal foi abundante. As eiras estão cheias de sal e também os armazéns. A dificuldades estão no escoamento do sal.

No dia seguinte, dia 7 de Abril, partimos para o Guiúa. Fizemos uma paragem na Missão de Mapinhane para visitarmos a Missão e o Seminário Diocesano de São Lucas. Acompanhados pelo P. Jorge Maluzane visitámos a Escola Secundária Padre Gerardo Gumiero. A Missão de São José de Mapinhane foi fundada pelos Missionários da Consolata em 1946, celebra este ano 70 anos de vida, e foi entregue aos Padres Diocesanos em 2013.

Chegamos ao Guiúa a tempo de um almoço já tardio. A receber-nos, a comunidade: P. Sandro e P. Gabriel. Com o tempo a fugir, nem deu tempo para o descanso do viajante: de imediato seguem-se os diálogos pessoais e o encontro comunitário. Antes do jantar, visitámos a comunidade das Irmãs Franciscanas Missionárias de Maria.

7-10 de Abril: Visita às Comunidades IMC de Maputo

No dia seguinte, dia 7 de Abril, às 5 da manhã saímos para Maputo. Chegamos ao Centro de Espiritualidade de Laulane para o almoço. No Centro estavam reunidos os superiores regionais de África dos Padres Vicentinos. Depois do almoço o P. Pendawazima dialogou pessoalmente com cada membro da comunidade: P. Alvaro, P. Guilherme e a leiga Raimunda. Seguiu-se o encontro comunitário onde foi apresentado o programa formativo do Centro e os planos para o futuro. No dia seguinte, dia 8 de Abril, foi a vez da comunidade de Liqueleva. Antes, visitámos o Seminário Maior de Santo Agostinho da Matola onde estudam os nossos seminaristas de Filosofia. Em Liqueleva receberam-nos o P. Toussaint e o P. Moisés, em fase de inserção. Da comunidade faz parte o seminarista Lázaro Gil que está para ingressar no seminário IMC da Matola. O P. Phelix Odongo já partiu para as férias no Quénia. Depois do encontro comunitário, acompanhados pelo P. Toussaint visitámos a Paróquia da Liberdade e as duas comunidade de religiosas que trabalham na Paróquia: As Servas de Nossa Senhora de Fátima e as Franciscanas de Susa.

No sábado, dia 9 de Abril, visitámos o Seminário de Nossa Senhora da Consolata da Matola. Depois dos diálogos pessoais com os Padres Andrew, Tavares e Eduardo, recentemente transferido de Fingoè para a Matola, seguiu-se a Eucaristia na capela do Seminário. Depois do almoço seguiu-se um encontro com os seminaristas do propedêutico e da Filosofia. Os seminaristas aproveitaram a ocasião para se apresentarem e para questionar o Vice-Superior Geral sobre algumas questões referentes ao Instituto e à formação em particular.

Domingo, dia 10 de Abril, o P. Pendawazima preside à Eucaristia dominical na Paróquia dos Martíres do Uganda de Maputo. Foi uma ocasião para conhecer a comunidade paroquial que é assistida pastoralmente pelos missionários da Casa Regional. À tarde, visita à Comunidade das Irmãs da Imaculada Conceição, na Rua da Demanda-Maputo

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11-14 de Abril: Visita a Nampula

Na segunda-feira, dia 11 de Abril, o P. Pendawazima celebra de manhã a Eucaristia na Casa Regional das Missionárias da Consolata. Foi uma oportunidade para conhecer e cumprimentar a comunidade MC de Maputo. À tarde, acompanhados pelos Padres Sisto e Osório, viajámos de avião para Nampula onde chegámos já noite, acolhidos pelos Padres Kirikinto e Miru e pelo leigo Tito Abrão. Lá encontrámos os Padres Frizzi e William que tinham chegado nesse dia para participar no Conselho regional. No dia 12 de Abril teve início o Conselho Regional. Antes visitámos a Escola Secundária da Consolata e dialogámos com os alunos e professores desta instituição de ensino da Consolata recentemente inaugurada. A Direcção Regional IMC-Moçambique reuniu-se, pela sexta vez no seu mandato, de 12 a 13 de Abril na Casa Allamano de Nampula. Esteve presente nos trabalhos do Conselho o P. Pendawazima, o qual agradeceu pela alegria fraterna que a visita canónica lhe confere.

Depois de termos visitado as comunidades IMC no Sul de Moçambique (Inhambane e Maputo), continuamos a visita às restantes comunidades IMC do Norte de Moçambique. No dia 14 de Abril foi a vez de visitarmos a comunidade IMC de Nampula. Depois dos diálogos pessoais seguiu-se o encontro comunitário.

15-22 de Abril: Visita ao Grupo IMC do Niassa

Toda a manhã do dia 15 de Abril foi de viagem nos longos 300 kms que separam Nampula de Cuamba, guiados pelo P. William, e que não se percorrem em menos de 6 horas. Quase metade do caminho, entre Malema e Cuamba, é feito em terra batida em péssimo estado. Os trabalhos de asfaltagem decorrem lentamente. Chegamos a Cuamba recebidos pelos Padres Adeka e Salgueiro e pelo leigo Luís Filipe. À tarde visitámos a escolinha José Allamano, recém-inaugurada, e a grande igreja do bairro Mutxora em construção. Começam os diálogos pessoais.

No sábado, dia 16 de Abril, acompanhados

pelo P. Sisto, viajámos para o Guruè. Pelo Caminho, parámos na Paróquia de Etatara para cumprimentar o pároco e as Irmãs da Imaculada Conceição. A meio da manhã chegámos à fresca e verdejante cidade de Gurué, terra do chá e sede episcopal da Zambézia do Norte. Recebe-nos D. Francisco Lerma com a simplicidade e cortesia que o caracteriza. O P. Pendawazima tem um longo colóquio com o nosso confrade e assim tem a possibilidade de conhecer melhor a situação pastoral daquela jovem diocese. Depois do almoço temos a oportunidade de visitar as estruturas da sede episcopal: casa do clero e cúria diocesana. Regressamos a Cuamba para a Missa vespertina, presidida pelo P. Pendawazima.

Domingo, dia 17 de Abril. P. Pendawazima preside à Missa solene celebrada no salão paroquial de Cuamba. Grande participação de fiéis, muito entusiasmo pela presença do Vice-Superior Geral da Consolata. A comunidade cristã foi generosa nas suas ofertas. Almoçamos na Casa Geral das Irmãs da Imaculada Conceição, fundadas pelo Padre Oberto Abondio, Missionário da Consolata, em 1948, na Missão de Mepanhira. A Madre Geral, Ir. Cacilda, agradece todo o apoio dado pelos Missionários da Consolata no trabalho de consolidação desta Congregação Diocesana, a primeira de Moçambique. À tarde, apesar de ser Domingo, realizámos o encontro com a comunidade dos Missionários da Consolata de Cuamba. Discutem-se opções, partilham-se

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Da Casa Madre

06 / Giugno 2016

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dificuldades e problemas, projectam-se sonhos e desenham-se estratégias.

Às 7 da manhã de Segunda, dia 18 de Abril, deixámos Cuamba com o Padre Sisto a caminho de Massangulo. Parámos em Mandimba, na fronteira do Malawi, para recordámos o lugar onde há 90 anos entraram no Niassa os primeiros missionários da Consolata: Padres Pedro Calandri e José Amiotti. De Mandimba prosseguimos viagem até Massangulo, primeira missão da Consolata em Moçambique, fundada em 1928. Somos recebidos pelo Padre Sérgio e pelo Irmão Aires. À tarde, o Padre Diamantino celebra as exéquias fúnebres de um cristão Ayao. P. Pendawazima fica admirado ao ver a vasta igreja-santuário repleta de gente, a maior parte muçulmanos. Começam os colóquios pessoais. Na manhã do dia 19 de Abril, P. Pendawazima celebra a Missa no Santuário da Consolata. Depois realizamos o encontro comunitário. Visitámos as Irmãs da Paz e Misericórdia de Nampula que trabalham na Missão de Massangulo. À tardinha, rumamos a norte em direcção a Lichinga. Pelo caminho, de estrada vermelha, apreciamos os penedos, as montanhas a paisagem deslumbrante e o horizonte inebriante do infinito Niassa. Chegamos a Lichinga para o jantar, acolhidos pelos Padres Edilberto e Neves.

Lichinga continua a ser uma capital de província pacata. Diz quem conhece que o desenvolvimento prometido ainda não se faz sentir. Seja pela instabilidade política, seja pela falta de repercussão do prometido impacto das novas fontes de energia e jazidas de carvão, Lichinga, afigura-se-nos uma cidade que espera conformada melhores dias. No dia 20 de Abril, pela manhã, realizam-se os diálogos pessoais. Antes do meio dia vamos visitar a mãe do Padre Sisto e Monsenhor Miqueias Maloa, o decano dos Padres diocesanos de Moçambique. Em seguida, encontramo-nos com D. Atanásio Canira, Bispo de Lichinga, na Casa Episcopal. Com ele almoçámos. À tarde encontro comunitário. À tardinha fomos visitar e celebrar a Eucaristia em Nzinje. A Paróquia de Nossa Senhora da Conceição de Nzinje, situada na periferia da cidade de Lichinga, é composta por um elevado número de cristãos.

A sua receptividade às propostas da equipa missionária tem demonstrado uma sintonia onde uns e outros encontram na colaboração caminhos de construção, propostas novas, espírito de entreajuda. A reabilitação do enorme salão paroquial e outros trabalhos realizados nos últimos tempos dão prova disso.

Quinta-Feira, dia 21 de Março. Bem cedo deixamos Lichinga. A viajem para Maúa será longa. Prosseguimos viagem. 5 horas de caminho, com uma pargem na Paróquia de Majune, acolhidos pelo Padre Martinho da Sociedade Missionária Coreana. A paisagem de floresta, as árvores com folhas de várias cores, e as enormes montanhas de pedra atrás convocam todos os nossos sentidos. É já ao início da tarde que entramos em Maúa. Na missão à nossa espera o Frizzi. O P. Carlo Biella chega mais tarde de uma visita a uma comunidade. Começam os diálogos. Sexta-Feira, dia 22 de Abril, os sinos da igreja paroquial tocam às 5 horas para a Missa. Preside o Padre Sisto. Pela manhã visitámos a Missão do Sagrado Coração de Jesus de Maúa. A Igreja da Missão, encaixa-se entre montanhas, num enquadramento ímpar. É aqui que deve surgir o futuro catequistado diocesano.

Referências

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