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Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze Target 13.1

Analisi PNRR

Misura (riforma o investimento) e amministrazione titolare

Importo (in mln di euro

Calendario (in trimestri e anno) e descrizione del traguardo e/o obiettivo

Valutazione sul contributo del PNRR al raggiungimento degli SDGs

Stato di attuazione al 31.12 2022

M2C4 - Riforma 2.1:

Semplificazione ed accelerazione delle procedure per l’attuazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico (MASE)

T2 2022 Entrata in vigore della semplificazione del quadro giuridico per una mi- gliore gestione dei rischi idro- logici

L’unico traguardo della riforma è stato con- seguito con la modifica del quadro di rife- rimento normativo e regolamentare che consente di accelerare le procedure per l’elaborazione dei progetti, stabilendo i principi generali per semplificare la realiz- zazione e il finanziamento dei progetti re- lativi al rischio idrologico.

Viene consolidata la capacità amministra- tiva degli organi responsabili dell’attua- zione, rafforzando il coordinamento tra i livelli di governo coinvolti, attraverso l’ar- monizzazione e semplificazione dei flussi di informazioni per ridurre la ridondanza delle segnalazioni tra i vari sistemi infor- mativi dello Stato, nonché sviluppando un sistema di indicatori per una migliore indi- viduazione dei rischi idrologici e creare banche dati comuni in materia di dissesto.

Viene infine rafforzata la capacità degli or- gani coinvolti consentendo il ricorso a sog- getti tecnicamente qualificati e competenti e con una ulteriore dotazione aggiuntiva di risorse umane.

M2C4 -

Investimento 1.1:

Realizzazione di un sistema avanzato ed integrato di monitoraggio e previsione per l’individuazione dei rischi idrogeologici (MASE)

500 T3 2021 Piano operativo per un sistema avanzato e inte- grato di monitoraggio e pre- visione per l’individuazione dei rischi idrologici T3 2024 Approntare un si- stema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione per l’individuazione dei ri- schi idrologici: il 90% della superficie delle regioni me- ridionali deve essere coperto dal sistema avanzato e inte- grato di monitoraggio e pre- visione per l’individuazione dei rischi idrologici

Il traguardo M2C4-8 è stato conseguito con la pubblicazione del decreto ministeriale n.

398 del 29 settembre 2021 recante il Piano operativo (PO) per un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione per l’individuazione dei rischi idrogeologici (“Sistema di Monitoraggio”), elaborato dal Ministero della transizione ecologica d’in- tesa con il Dipartimento della protezione civile.

M2C4 - Sub- investimento 2.1a: Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico (MASE)

1.287.100 T4 2023 Aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per interventi in materia di ge- stione e riduzione dei rischi idrogeologici

T1 2026 Gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico: ridurre di al- meno 1 500 000 il numero di persone esposte a rischi di alluvione e a rischi idrologici diretti

In Italia nel 2020 sono 6.818.375 le persone residenti in aree a pe- ricolosità media1. Rag- giungere l’obiettivo previsto dal PNRR al 2026, significherebbe ridurre del 22,0% la popolazione esposta ai rischi di alluvione.

A fine luglio 2022 si è chiusa la prima rico- gnizione con le Regioni e sono stati indivi- duati 639 progetti coerenti con PNRR per 1.148 milioni di euro (rimanendo quindi di- sponibili circa 138 milioni di euro).

Tali disponibilità sono elettivamente indi- rizzate ad altri progetti nazionali di cui si è avviato lo scouting, per ulteriormente ri- durre il numero di persone esposte a rischi di alluvione e a rischi idrologici diretti.

EMBARGO

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Legge di Bilancio 2023 e lo sviluppo sostenibile

Misura (riforma o investimento) e amministrazione titolare

Importo (in mln di euro

Calendario (in trimestri e anno) e descrizione del traguardo e/o obiettivo

Valutazione sul contributo del PNRR al raggiungimento degli SDGs

Stato di attuazione al 31.12 2022

M2C4 - Investimento 2.1b: Misure per la gestione del rischio alluvioni e la riduzione del rischio idrogeologico PCM - DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

1200 T4 2021 Entrata in vigore del quadro giuridico rivi- sto per interventi contro i rischi di alluvione e idro- geologici

T4 2025 Completamento di tutti gli interventi di tipo E volti al ripristino di strutture pubbliche dan- neggiate

L’articolo 22 del decreto-legge n. 152 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n.

233 del 2021, ha disposto l’emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei mini- stri con il quale provvedere all’assegnazione e al trasferimento delle risorse finanziarie. Nella riunione della Conferenza permanente per i rapporti tra Io Stato-Regioni del 27 luglio 2022 è stata acquisita l’intesa sullo schema di DPCM, che è stato firmato il 23 agosto 2022.

Il citato DPCM detta, tra l’altro, alcuni termini per la realizzazione di tutte le opere:

• entro il 31 maggio 2023: pubblicazione bandi di gara ovvero avvio della procedura di affi- damento;

• entro il 30 settembre 2023: stipula del con- tratto di appalto;

• entro il 15 ottobre 2023: inizio effettivo dei lavori con verbale consegna lavori.

Valutazione

Temi o politiche Obiettivi

quantitativi riferiti all’Agenda 2030

Valutazione sullo stato di attuazione delle politiche ulteriori al PNRR per raggiungere gli obiettivi

Proposte ASviS

Sostegno alla prevenzione nei confronti del rischio climatico

Obiettivi prioritari Entro il 2030 ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas climalteranti del 55% rispetto al 1990

Le misure del PNRR pertinenti - quali le mi- sure di contrasto al dissesto idrogeologico - mancano di un riferimento a un quadro si- stemico di politiche che dovrebbe inte- grarsi nel Piano d’azione per l’adattamento ai cambiamenti climatici, pubblicato nel 2017 e appena adottato a inizio 2023. Il PTE riporta il tema dell’adattamento ai cambia- menti climatici, inserendo richiami in di- versi punti, ma non offre indicazioni di previsione in relazione alla sua integrazione con gli altri strumenti di pianificazione, e in merito all’aggiornamento rispetto alla Strategia europea per l’adattamento del 2021, strumenti organizzativi e finanziari, tabelle di marcia per la messa in pratica.

Si rimarca con sconcerto che nonostante l’evidenza della vulnerabilità ambientale dei nostri territori e i relativi effetti econo- mici e sociali, sperimentati in maniera an- cora più grave quest’ultima estate e con la siccità che sta colpendo le regioni del nord Italia in questi ultimi mesi, una prevenzione strutturale dei rischi ambientali amplificati e indotti dai cambiamenti climatici sia in pratica assente dalle agende politiche.

L’adattamento e la lotta ai disastri naturali, idrogeologici e sismici è un complemento in- dispensabile alla mitigazione e richiede molte risorse e un impegno politico ben diverso, anche se alcune cose si sono potute fare con il PNRR. È sempre più urgente varare il Piano nazionale per l’adattamento che, recependo le indicazioni della Strategia europea per l’adattamento del marzo 2021, sia integrato da misure di finanziamento pubblico.

Le azioni dovranno privilegiare le soluzioni basate sulla natura e in particolare le inte- grazioni con gli Obiettivi dei Goal 2, 6, 9, 11, 14, e 15. Considerato che le azioni si at- tuano materialmente sui territori, Comuni e Regioni devono prevedere entro un con- gruo termine (prima metà del 2023) che per tutti gli atti di pianificazione territoriale, a ogni livello, siano effettuati stress test ri- spetto alle più recenti proiezioni del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Clima- tici (CMCC) sulle vulnerabilità climatiche lo- cali, e che siano riallineati al perseguimento di finalità di adattamento, e che sia di con- seguenza adeguata e assicurata la funziona- lità dei piani d’emergenza comunale.

Sussiste in primis un vero e proprio ostacolo metodologico nella valutazione del contributo del PNRR allo SDG 13. Ferma restando l’assenza di misure per il punto 13.1, salvo che per il dissesto idrogeologico la cui origine climatica è difficile da valutare in termini percentuali, il PNRR non sembra capace di interpretare il ruolo che l’Europa ci attribuisce per la mitigazione. Ci riferiamo al target 7.2 che nell’Agenda 2030 rinvia dichiaratamente

EMBARGO

2. L’Analisi dell’Alleanza

alla COP 21 di Parigi e da qui agli NDC, che per l’Europa sono i più avanzati a livello mondiale. Qui sta il pro- blema: il PNRR deve rispettare il vincolo europeo di destinare almeno il 37% delle risorse all’azione climatica e alla transizione verde, ma non impone vincoli specifici per la mitigazione delle emissioni al suo concludersi nel 2026. Nel PNRR tutte le azioni devono contribuire al 37% green. Si comprenderà come tale vincolo e im- possibile da valutare ex-ante senza esaminare ciascuna misura in dettaglio, operazione improponibile. Bisogna attenersi alle dichiarazioni di ciascun ministero competente, come del resto non può fare a meno la stessa Commissione europea. Per ora le dichiarazioni di conformità sono soddisfacenti solo da parte del MIMS.

Il nostro Paese avrebbe la possibilità di arrivare al 65% di abbattimento delle emissioni, accelerando la transizione energetica, investendo di più su rinnovabili ed efficienza, abbandonando il gas naturale e i pro- getti di confinamento geologico della CO2. Manca però una visione di priorità e trasversalità della lotta alla crisi climatica e non risulta chiarita la governance che deve mettere in relazione in tutti i progetti le misure con gli obiettivi climatici in termini di spesa, impatto e monitoraggio, con specifico riferimento al Principio “do not significant harm”, da verificare per tutte le misure. Non meno preoccupante è la mancanza di una proposta di riforma della fiscalità che assicuri l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi alle fonti fossili (SAD) e contestualmente identifichi nei principi di fiscalità ambientale, nella carbon tax e nella border tax. Non si trovano cenni al phase out del carbone, che il PNIEC comunque vigente fissa al 2025, né misure di transizione a favore della chiusura commerciale ai veicoli endotermici, né ai problemi sociali che derivano da queste misure ineludibili.

Target 13.2 - Entro il 2030 ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas climalteranti del 55% rispetto al 1990

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Fonte obiettivo: Legge europea per il clima | Fonte: Istat | Unità di misura: tonn di CO2 equivalente pro-capite Breve periodo Lungo

periodo Italia

2030 2005 2006 2007 2008 2009

2004

2003 2019 2020

0 2 4 6 8 10 12

2021

4,1

Nel primo decennio analizzato (dal 2003 al 2014) le emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti mo- strano un deciso miglioramento (-29,1%). Nel successivo quinquennio l’indice evidenzia un andamento stabile, dovuto in parte alla ripresa successiva alle crisi economiche. Come ipotizzato nello scorso rapporto ASviS, la riduzione delle emissioni registrata nel 2020 (-9,6%) non si è rivelata strutturale.

Nel 2021, con la ripresa delle attività economiche, l’indicatore è tornato ai livelli registrati prima della crisi pandemica. La valutazione dell’andamento nel breve periodo si conferma, quindi, negativa, in quanto i progressi sono troppo lievi e non sufficienti al raggiungimento del target quantitativo.

Obiettivo quantitativo prioritario associato

Target 13.2

EMBARGO

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Legge di Bilancio 2023 e lo sviluppo sostenibile

Analisi della Legge di Bilancio

Temi o politiche Norme principali Descrizione delle norme Commento e valutazione Riduzione delle

emissioni climalteranti

Commi 707 e 708 (Proventi aste CO2)

La misura reca alcune modifiche alla disciplina relativa alla destinazione dei proventi delle aste delle quote di emis- sioni di CO2 che è attualmente normata dall’art. 23 del decreto legislativo n. 47 del 2020 prevedendo che la quota as- segnata agli ex Ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico è da inten- dersi, con riguardo ai proventi delle aste maturate negli anni 2020 e 2021, interamente destinata al Ministero del- l’ambiente e della sicurezza energetica (MASE), al netto di un importo di 15 mi- lioni di euro, per ciascuna delle sud- dette annualità, assegnato al Ministero delle imprese e del Made in Italy. Viene inoltre modificata la destinazione dei proventi.

Si prende atto che la redistribuzione delle somme pur rispettando la destinazione delle somme alla decarbonizzazione del sistema pro- duttivo non è attuato con riferimento a un qua- dro strategico di azioni che può essere rappresentato dal nuovo PNIEC, che ancora non c’è.

EMBARGO

2. L’Analisi dell’Alleanza

Target 14.4 - Entro il 2030 azzerare il sovrasfruttamento degli stock ittici

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Fonte obiettivo: Strategia europea sulla biodiversità | Fonte: Istat | Unità di misura: %

Breve periodo Lungo

periodo Italia

2030

2007 2008 2009 2018

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

2019

0

L’indicatore mostra un deterioramento dal 2007 al 2011, raggiungendo la preoccupante quota del 95,6% nel 2011 per gli stock ittici in sovrasfruttamento. Nel corso degli anni successivi l’indice mostra un andamento complessivamente stabile (91,4% nel 2019) determinando una valutazione negativa sia di breve sia di lungo periodo. Dall’analisi risulta evidente che l’Italia non riuscirà a raggiungere il tar- get europeo, che prevede di porre fine alla pesca eccessiva entro il 2030. La condizione di vulnerabilità mostrata sottolinea la necessità di politiche appropriate per una decisa inversione di tendenza, anche considerando che secondo il Sustainable development solution network l’Italia è tra i peggiori dieci Paesi al mondo per quanto riguarda la pesca da stock ittici collassati o sovra sfruttati.

Obiettivo quantitativo prioritario associato