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Interviste a militanti e dirigenti del SI Cobas 6.1 Introduzione

Introduzione

Cap 6: Interviste a militanti e dirigenti del SI Cobas 6.1 Introduzione

Cap 6: Interviste a militanti e dirigenti del SI Cobas

nordafricani. Le donne non lavorano nel trasporto ma solo nel settore amministrativo facendo lavori di contrattualistica e di segreteria.

M: Quanti sono gli iscritti al sindacato nel tuo magazzino?

S: Su 40 driver 12 sono iscritti al SI Cobas tutti italiani, mentre normalmente nella logistica il sindacato ha un'alta quota di immigrati. Generalmente gli italiani sono meno inclini al conflitto, più inclini al compromesso.Tendono ad accontentarsi di avere un lavoro garantito e evitano di coinvolgersi in un confitto sindacale, anche se ovviamente ci sono numerose eccezioni.

2)Come è andato il lavoro durante la pandemia da Covid-19?

S:La gestione del sindacato del conflitto sindacale durante il lockdown è stata inizialmente duro, con uno sciopero a marzo 2020 che si è concluso solo con la dotazione dei necessari dispositivi di sicurezza individuale con la solidarietà anche da parte di altri colleghi non iscritti al sindacato. La merce non era caricata sui furgoni in attesa che venissero fornite le mascherine e gli altri dispositivi di protezione individuale. Le consegne erano effettuate senza contatto e quindi senza firma sul dispositivo mobile per la firma digitale per evitare il contatto e dunque diminuire le possibilità di contagio. Spesso i pacchi erano lasciati in ascensore o davanti la porta dei clienti. Gli operatori erano forniti di mascherine, gel, guanti ecc e periodicamente i mezzi erano sanificati per evitare il contagio. La stessa azienda è stata costretta ad adeguarsi per evitare che blocchi prolungati danneggiassero il fatturato, in una epoca in cui le consegne erano molto aumentate di volume a causa dell'impossibilità di muoversi per molte persone. Lo sciopero dunque, seppure è uno strumento da non utilizzare con molta frequenza per non delegittimarlo e non fargli perdere di efficacia è fondamentale per fare riconoscere i propri diritti.

Le consegne, che avrebbero dovuto riguardare solo i beni cosiddetti essenziali(alimentari, farmaci ecc.) hanno invece riguardato qualsiasi genere di bene, in sfregio a qualsiasi norma sanitaria e al decreto di lockdown274( di paralisi dell'economia con deroghe limitate). I carichi di lavoro sono ovviamente aumentati e le attenzioni non sono calate neanche dopo la fine del lockdown e l'inizio del periodo di convivenza con il virus a partire dal 4 maggio del 2020. La fine dell'emergenza Covid nel 2022 ha prodotto una sostanziale fine di tutte le misure di sicurezza individuali e un aumento della circolazione virale, mitigata solo dai vaccini e dai dispositivi di protezioni individuale.

M: Com'è è andata la gestione della campagna vaccinale e del green pass nel 2021?

S: Sulla questione del green pass il sindacato ha lasciato libertà di scelta ai propri iscritti, non imponendo la vaccinazione ma neanche disincentivandola. Alcuni lavoratori(3) hanno scelto di non vaccinarsi e si sono fatti tamponi a loro spese, finché non è entrato in vigore l'obbligo o si è

274Con tale decreto del marzo 2020 si stabiliva che per ridurre il contagio solo le attività cosiddette essenziali e definite in un elenco apposito avrebbero potuto continuare ad esercitarsi.

ammalato di Covid, esentandosi dall'obbligo in forma indiretta. Io mi sono vaccinato, ritenendo più sicuro farlo, ma non critico chi non lo ha fatto, indipendentemente dalla ragione. Il green pass è stato in ogni caso un ricatto ai danni di lavoratori che non si sono voluti vaccinare e che temevano i possibili effetti collaterali a lungo termine, quindi come tale è stato giusto avversarlo, distinguendo la questione sanitaria da quella politica dell'obbligo vaccinale indiretto introdotto tramite questo strumento.

3) Quali sono gli obiettivi di lotta nel tuo magazzino? Su cosa state lavorando?

S:Il sindacato si pone come obiettivo nel breve periodo di mantenere i diritti acquisiti e ove possibile di allargarli ma allo stato attuale sembra difficile farlo. Il sindacato sta allargando il fronte ad altri sindacati e a categorie come gli studenti, i disoccupati ecc e partecipa a mobilitazioni contro la guerra, per l'ambiente ecc. per connettere settori diversi che hanno però obiettivi comuni. E' un sindacato intercategoriale e a vocazione internazionalista quindi cerca di fare alleanze anche con altri sindacati europei e mondiali.

4) Come organizzate la convivenza tra lavoratori di differenti nazionalità e culture?

S: Molti lavoratori vengono dal Nordafrica, dal Medio Oriente e dall'Asia ma ciò non pregiudica il lavoro quotidiano. In generale si cerca di creare un clima non di prevaricazione ma di collaborazione.

Noto che i lavoratori immigrati tendono a sovrastimare l'aspetto economico a scapito di quello politico e quindi su questo il sindacato deve articolare un intervento che aiuti a dimostrare anche l'importanza dell'ambito politico facendo in modo che i lavoratori riescano ad allargare lo sguardo oltre un ambito meramente economicistico. Tra di loro esistono però leader che riescono a compattare il gruppo e favoriscono lo sviluppo delle lotte.

M:Spesso a livello di propaganda si cerca di mettere i lavoratori l'uno contro l'altro, sia italiani contro stranieri sia che stranieri tra loro, avverti questo pericolo?

S: Si, ma è necessario superare il contrasto tra lavoratori immigrati e autoctoni orchestrato dai media. La collaborazione tra lavoratori di differenti nazionalità favorisce l'ottenimento dei diritti da parte di tutti quindi in nessun caso il contrasto può favorire i lavoratori. L'esercito industriale di riserva di marxiana memoria, non è tale se con la lotta produce un miglioramento della sua condizione e quindi di quella di tutti. Molti immigrati hanno dovuto affrontare lunghi viaggi per arrivare in Italia ma ciò non gli impedisce di fare gruppo; anzi spesso le esperienze di lotta pregresse favoriscono la disponibilità alla lotta degli immigrati quando arrivano in Italia.

I diritti devono essere uguali per tutti e gli immigrati non devono pagare il prezzo della loro origine, ad eguale lavoro deve corrispondere uguale salario; La strategia del Divide et impera serve a dividere i lavoratori tra di loro e a contrapporli, evitando che si costituiscano come soggetto