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Particolarità della crisi europea: conflitto valutario e crisi del debito

Introduzione

1.2 Particolarità della crisi europea: conflitto valutario e crisi del debito

Lungi dal costituire un mero feticcio, per Marx(2022) la moneta ha un ruolo di grande importanza nell'economia. Essa, che apparirebbe all'occhio popolare come una follia, ha invece un ruolo di grande rilevanza, esprimendo la forma denaro del capitale stesso. Le crisi monetarie, ancora oggi spesso viste come il male da molti economisti di impronta monetarista, servivano a

11 https://www.ilgiornale.it/news/crac-parmalat-sp-valut-male-rating-adesso-costretta.html

celare l'origine di esse, ossia la crisi del sistema capitalista.

Il conflitto valutario rimette invece alla necessità di definire per ogni prodotto il suo prezzo in dollari e nelle altre monete, dovendo il capitale a base dollaro, sempre più indebitato e in profonda crisi, evitare che altre monete possano prendere, anche se solo parzialmente, il suo posto come moneta di riferimento su scala mondiale12. Questo anche perché essendo ormai la produzione totalmente mondializzata, ciò che è più importante non il dove risieda l'azienda ma piuttosto la moneta in cui è espresso il valore della merce prodotta, valore definito dal conflitto valutario e dal ruolo regolatore delle banche centrali che emettono moneta. “La capacità di influenza transnazionale di ogni moneta( dollaro in testa) è dunque legata al controllo delle aree valutarie di riferimento13” (SCHETTINO, CLEMENTI, 2021, p.40). Ciò perché evidentemente la riduzione dei costi solamente nell'ambito della produzione, magari delocalizzando parte di essa, non risolve totalmente il problema, dovendo agire non solo nell'ambito dei costi, ma anche in quello dei prezzi di vendita.

La decisione di fare quest'attacco speculativo sarebbe avvenuta nel febbraio 2010 durante una riunione a Manhattan tra i gestori di alcuni dei principali fondi speculativi. In particolar modo la strategia, descritta da un articolo di un prestigioso giornale internazionale14, sarebbe stata quella di mettere in atto un attacco contro l'euro, con l'obiettivo di portare il cambio da 1,50 a 1 nei confronti del dollaro, facendo leva sull'alta esposizione debitoria dei paesi del Sud Europa, principalmente la Grecia. Il contesto economico europeo, già in profonda recessione dopo l'esplosione della crisi del 2008, si trovò così di fronte a una situazione ancora più complessa.

Dal punto di vista mediatico si è cercato di additare gli speculatori come responsabili di questa situazione, trascurando le dinamiche proprie dell'accumulazione capitalistica. Già Marx(2016) infatti sottolineava come la produzione non necessariamente fosse l'unico mezzo per creare valore, e che il ciclo D-M-D(denaro-merce-più denaro) potesse ridursi D-D', ossia denaro che genera altro denaro. Analizzare dunque come spesso si fa l'andamento delle borse come se realmente ci fosse la possibilità di produrre o distruggere valore in quell'ambito è fuorviante, per non dire erroneo.

Detto ciò bisogna invece definire quali furono i motivi che portarono a scommettere sul possibile successo di quest'attacco speculativo contro l'area dell'euro. Tra i fattori scatenanti sembra esserci stata la scoperta da parte di alcuni analisti economisti, dell'occultamento del reale tasso di indebitamento greco dichiarato dal governo15. Il potenziale default scatenò dunque una corsa alla vendita dei suoi titoli di Stato, riducendone di molto il valore, rendendo necessario un piano di

12 Cfr. La contraddizione, numero 89, articolo di Gianfranco Pala, “Il conflitto tra aree valutarie”.

13 SCHETTINO, F. CLEMENTI F., “Crisi, disuguaglianze e povertà”, p.40.

14 Cfr. WSJ “Hedge funds try to “carrer trade” against euro, 26-2-2010.

15 Cfr. https://www.ilsole24ore.com/art/il-debito-greco-lunga-storia-errori--AEPQskFF

salvataggio da parte delle istituzioni europee, che più che salvare la Grecia aveva l'obiettivo, neanche troppo velato, di salvare le banche tedesche, che detenevano molti titoli del capitale greco.

La BCE, Schettino(2021) concesse a tal fine prestiti per migliaia di miliardi a tassi super agevolati, prestiti alle banche private per fargli acquistare titoli del debito pubblico degli Stati in difficoltà.

Tutto ciò fu necessario perché l'esplosione della bolla speculativo che si era creata avrebbe messo in difficoltà tutto il sistema.

Di certo il caso greco è stato un caso di scuola, per tutto ciò che ha implicato dal punto di vista della stabilità dell'area euro e per aver costretto la BCE a svolgere con forza il suo ruolo di market maker, acquistando sul mercato secondario ingenti quantità di titoli del debito pubblico dei paesi più in difficoltà16. Nel maggio 2012, Schettino, Clementi,( 2021, p.52): “la BCE emanava un maxi-scudo di 750 miliardi di euro, […] con l'obiettivo di fornire stabilità ai mercati borsistici europei, e garantire lo sblocco di liquidità che gli operatori lamentavano17”. L'ingente risposta della BCE provocò il forte aumento degli indici in borsa, ma poco o nulla cambiò dal punto di vista valutario.

In ogni caso è necessario sottolineare che se la crisi del 2007-8 ha avuto il suo epicentro negli USA e quella post 2010 nell'UE, non è possibile renderle un fenomeno specifico dei due continenti, visto che la crisi è propria del sistema capitalistico nella sua interezza e non di appena una parte di esso. Parlare come si è fatto negli ultimi anni di una popolazione europea che avrebbe vissuto al di sopra delle proprie possibilità moralizza una crisi che tutto è meno che morale18.

Le condizioni economiche dell'area euro rimanevano comunque estremamente complicate, e a inizio 2012 si cominciò a parlare di un possibile downgrade della Francia, seconda economia in ordine d'importanza dopo la Germania. La situazione dei paesi del Sud Europa, i già citati PIIGS rimaneva però ancora più grave, nonostante le politiche di austerità adottate da tutti questi paesi, tra cui si distaccava l'Italia, dove “i tagli alla spesa pubblica [...]e soprattutto alla spesa in conto capitale, insieme all'innalzamento del livello di tassazione diretto ed indiretto(Imu, Iva, ecc.) è stato talmente pesante che, […] i conti italiani, da questo punto di vista, erano divenuti i più virtuosi”(SCHETTINO, CLEMENTI, p.63). L'Italia praticava e pratica tuttora una politica molto forte di avanzo primario( la differenza tra ciò che si spende e ciò che si ricava) ottenuta attraverso la riduzione della spesa pubblica e la riduzione costante del salario complessivamente pagato alla classe lavoratrice( diretto, indiretto, differito). L'obiettivo neanche tanto implicito era creare una massa di lavoratori precari e con bassi salari, che fossero assimilabili a quelli dell'Europa orientale,

16 Lo Statuto della BCE le impedisce di acquistare i titoli del debito pubblico direttamente sul mercato primario, potendo farlo solo sul mercato secondario, dovendo però remunerare il capitale.

17 SCHETTINO, F. CLEMENTI F., “Crisi, disuguaglianze e povertà”, p.52.

18 Cfr. ad esempio https://www.ilgiornale.it/news/crisi-premier-i-paesi-dellunione-europea-hanno-vissuto-sopra.html.

dove progressivamente molte aziende avevano esternalizzato la produzione.

Dopo una fase di relativa tranquillità la crisi europea ebbe un nuovo capitolo con il referendum sul quale il popolo greco fu chiamato ad esprimersi, accettando o meno l'accordo con le istituzioni europee per la riduzione del debito. Il governo greco sosteneva la strada della lotta all'evasione fiscale, mentre il FMI pretendeva la diminuzione dei salari e l'allungamento dell'età pensionabile. La mancanza di un accordo tra il governo riformista di centro sinistra guidato da Tsipras e le istituzioni aveva messo in stato di allerta tutti i principali mercati, europei e non solo, che si trovarono di fatto costretti a dipendere dall'esito di questo referendum19. In realtà la situazione non era poi così grave come era stata descritta, sia per le limitate dimensioni dell'economia greca rispetto al totale dell'area euro, sia perché la maggior parte dei titoli del debito pubblico ellenico erano stati acquistati dai singoli Stati europei. In ogni caso il dogmatismo con cui le istituzioni europee hanno gestito questa situazione sembrano Schettino, Clementi(2021, p.66): “l'ipotesi di una strategia indiretta; in sostanza, l'atteggiamento apparentemente […] irrazionale e allo stato dei fatti controproducente, avrebbe avuto come obiettivo primario quello di minacciare tutti gli altri paesi a rischio”. In questa crisi hanno comunque cercato di inserirsi anche Russia e Cina, provando a trarre vantaggio da un possibile indebolimento dell'area euro. Proprio per questo motivo Obama intervenne chiedendo al presidente della Commissione europea Juncker di fare di tutto per mantenere la Grecia nell'area euro. Il referendum comunque a sorpresa vide la vittoria del NO all'accordo, con la conseguente spaccatura del governo greco, le dimissioni del ministro dell'economia ellenico e l'accettazione da parte del premier di un programma lacrime e sangue che a distanza di alcuni anni non è riuscito ad ottenere nessuno dei risultati attesi dal punto di vista macroeconomico, peggiorando unicamente le condizioni di vita della popolazione20.

Ma i tentativi di uscire fuori dalla crisi non si sono limitati unicamente alla riduzione dei costi, hanno riguardato anche il tentativo di costruire un mercato unico UE-USA per contrastare la crescente influenza cinese e favorire il libero scambio. Per dare forza a questa ipotesi sono stati commissionati molti studi, tra cui distacchiamo quello del Cepr21 con l'intento di lodare i virtù e i vantaggi a livello mondiale che sarebbero scaturiti dalla firma di questo accordo. Viceversa studi più autonomi, come quello di Capaldo(2014), sembrano descrivere situazione tutto fuorché positive per la classe lavoratrice europea e per il capitale vincolato all'euro22.

Diversi erano i punti controversi di questo accordo, dal mercato alimentare, con

19 Cfr. https://www.internazionale.it/notizie/2015/07/13/crisi-greca-cronologia

20 Cfr. https://www.ilsole24ore.com/art/la-grecia-e-crisi-che-non-finisce-piu-cosa-spinge-giovani-emigrare-AFF5OIL 21 Cfr. https://cepr.org/content/independent-study-outlines-benefits-eu-us-trade-agreement

22 Cfr. CAPALDO J, “The Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership: European Disintegration, Unemployment and Instability”.

l'introduzione massiccia in Europa di alimenti derivanti da OGM(organismi geneticamente modificati), l'ambito della proprietà intellettuale su diversi settori e infine su come regolamentare la mobilità del cosiddetto capitale speculativo. Ad ogni modo l'elezione di Donald Trump a presidente della Repubblica negli USA a novembre 2016 ha definitivamente stoppato questo progetto, vista la sua idea di promuovere partnership bilaterali con i diversi alleati, accordi dove gli Usa possano far sentire con più forza il proprio peso economico23.

1.2.1 Il quantitative easing come tentativo di soluzione monetaria della crisi europea

Le dichiarazioni di Draghi nel maggio del 2012, allora presidente della BCE, con cui secondo SCHETTINO, F. CLEMENTI F(2021, p.78) “manifestò la volontà di fare di tutto per difendere l'euro(whatever it takes), rappresentarono un messaggio inequivocabile, […] che in qualche maniera si sarebbe alzata una cortina a difesa degli interessi del capitale legato alla valuta continentale”, diminuendo fortemente l'impatto dell'attacco speculativo di cui abbiamo parlato in precedenza. Il principale strumento di tale politica è stato il quantitative easing( che potremmo trovare in Italiano come aiuto al credito) con il quale la Bce mise a disposizione oltre 1000 miliardi di euro con i quali le banche centrali nazionali avrebbero dovuto comprare titoli del debito pubblico sul mercato azionario. Molti furono gli economisti che si ingannarono a tal proposito, pensando

“erroneamente che una inondazione di denaro di questo tipo si sarebbe tradotto, in maniera automatica, in maggiore produzione, superiore occupazione e attraverso questo viatico, verrebbe raggiunta, secondo costoro, la anelata luce in fondo al tunnel”(SCHETTINO, F. CLEMENTI F., 2021, p.80) Altri, più lungimiranti, si posero la questione del perché la BCE non potesse fungere da prestatrice di ultima istanza, non dovendo più sottostare alle fluttuazioni del mercato. Il problema era l'impostazione marginalista dominante all'epoca, che riteneva che aumentando la massa monetaria si sarebbe creato un aumento inflazionario oltre il 2 per cento annuo, obiettivo dei trattati costitutivi.

Secondo Schettino, Clementi,(2021, p.81):“Ciò che è cambiato, significativamente, attorno al 2015 rispetto al passato non è l'impianto normativo che regola le azioni della BCE, bensì il quadro economico dei paesi aderenti all'unione monetaria. […] L'andamento degli indici dei prezzi è stato negativo(deflazione) in alcuni Stati”.L'iniezione di liquidità è stata dunque considerata positiva. Viceversa negli USA la Banca centrale( FED) ha iniettato oltre 2000 miliardi di dollari nell'economia americana, per scaricare i costi della crisi sull'euro, potendo addirittura permettersi il lusso tra il 2013 e il 2014 di varare un QE settimanale dall'importo totale illimitato.

Nonostante ciò gli effetti del quantitative easing statunitense sono stati molto minori di

23 Cfr. http://dream.luiss.it/2017/01/30/trans-pacific-partnership-le-prime-iniziative-di-donald-trump/

quanto ci si sarebbe aspettati, visto che solo una piccola parte è finita nella produzione, ma non è questo il punto. Le teorie monetariste, come dimostrato efficacemente da Micheal Roberts(2020) nel suo libro, occultano il valore della moneta e presentano i valori sociali come immutabili. In generale non è indifferente il momento in cui viene fatta l'iniezione di liquidità: se in una fase di espansione può svolgere un ruolo positivo, l'esatto opposto “avviene nelle fasi in cui la radice dell'interruzione del ciclo di accumulazione è l'eccesso di sovrapproduzione di merce che a sua volta determina una contrazione del tasso di profitto e una pletora di capitale monetario”(SCHETTINO, F. CLEMENTI F., 2021, p.84). In questo caso immettere nuova liquidità nel mercato non farà altro che aumentare la quantità di capitale fittizio investito nell'ambito speculativo, visto che non sarà conveniente elargire prestiti a famiglie e imprese, le cui condizioni di solvibilità rimarranno inalterate dalla maggiore o minore disponibilità di denaro sul mercato.

I capitali legati all'euro e al dollaro si sono così trovati costretti a dipendere da iniezioni sempre più grandi di liquidità, per evitare il collasso del sistema. Non a caso quando il governatore della BCE Mario Draghi ha annunciato a metà del 2016 una riduzione del piano di acquisti di titoli del debito pubblico, in un contesto di generalizzata riduzione del valore dei titoli azionari, c'è stata subito la richiesta da parte degli operatori finanziari di mantenerlo in vita, portando Draghi nel settembre 2019 a considerare il QE a tempo indeterminato24.

Sebbene come detto in precedenza le iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali non necessariamente sono risolutive, “la tempistica con cui le diverse Banche centrali, strumento di diverse cordate di capitalisti, è intervenuta, ha fatto senza dubbio la differenza25”(SCHETTINO, F.

CLEMENTI F., p.89). L'economia messa peggio, quella statunitense, è riuscita ad intervenire per prima, rendendo meno efficaci le mosse tardive adottate dalla BCE. Dal punto di vista internazionale ciò che ha sparigliato le carte è stata però la strategia messa in atto dalla Cina di una svalutazione competitiva, che le ha permesso di sottrarre ingenti quote di mercato ai concorrenti euro e dollaro. Ma in ogni caso la guerra valutaria è solo uno degli aspetti del conflitto Inter- imperialistico26, ma è comune a tutti i blocchi economici speculare sul cambio per dare ossigeno ad un'economia asfittica.

1.2.2 La crisi globale e l'elezione di Trump

È evidente come l'elezione di Trump abbia cambiato almeno in parte le carte in tavola, visto il suo appoggio tra la classe media in via di proletarizzazione americana, mentre la Clinton aveva avuto il supporto di gran parte dell'establishment americano. Ad ogni modo il processo di proletarizzazione non è nuovo alla storia del capitalismo, di esso parlavano a loro tempo anche

24 Cfr. https://www.money.it/riunione-bce-12-settembre-2019-attese-previsioni-qe-taglio-tassi-forward-guidance 25 SCHETTINO, F. CLEMENTI F., “Crisi, disuguaglianze e povertà”, p.89.

26 Cfr. articoli sul tema ad opera di Gianfranco Pala sul sito www.contraddizione.it

Marx ed Engels(2008), e spesso ha costituito anticipazione dell'affermarsi di tendenze reazionarie, come avvenuto nel corso degli anni 30. Spesso però si tende ad occultare il carattere di classe di tale fenomeno, concentrandosi unicamente sull'aspetto reddituale, come fatto per esempio da Piketty(2016).

Tale fenomeno ha favorito l'emergere in molti paesi di movimenti xenofobi e proto fascisti, che in questa crisi cercano ad esempio di fare leva sulla contrapposizione tra lavoratori autoctoni e immigrati, occultando così le reali cause della crisi. In Italia durante il primo governo nel 2018 Salvini ha provveduto ad esempio a fare due decreti sull'immigrazione, volti a peggiorare le condizioni degli immigrati e a renderli più facilmente ricattabili sul mercato del lavoro27. Evidentemente le contro-riforme del mercato del lavoro fanno da contraltare per quanto riguarda la forza lavoro italiana.

Ma per comprendere meglio questa situazione è necessario riportarla sul piano dei rapporti di produzione. Per SCHETTINO, F. CLEMENTI F.,(2021, p.96) “Ciò che sembra si stia verificando in questa fase matura dell'imperialismo è l'inversione temporale tra sottomissione formale e quella reale ossia del rapporto tra le figure struttura e sovrastruttura”. Tale fase si caratterizzerebbe per il vincolo tra una crisi molto forte e un altrettanto forte repressione sulla classe lavoratrice.

L'amministrazione Trump si è caratterizzata fin da subito per il tentativo di riportare negli USA le fabbriche che avevano delocalizzato all'estero in cerca di più bassi costi del lavoro e di produzione e per la volontà di uscire dai principali accordi internazionali, come quello di Parigi sul clima, giudicato dannoso per l'economia americana, adottando politiche che potremmo definire protezioniste. Tale ipotesi è tipica del capitale in fase di crisi, ma si scontra con le catene globali della produzione, rischiando di essere velleitaria. “Anche la Brexit deve essere letta in quest'ottica:

non è un caso che una parte del capitale britannico […] abbia tentato di evitare il problema […]

provando più volte a sovvertire l'esito referendario”(SCHETTINO, F. CLEMENTI F.,2021,p.96).

Nonostante ciò la crisi capitalistica sembrava prossima al crollo già prima del Covid-19, che ha avuto un effetto scatenante di tutte le contraddizioni, come un moderno vaso di Pandora28.

La crisi del 2008 aprì la strada alla lunga depressione dell'economia mondiale, che, forse solo con l'eccezione della Cina, non accenna a finire. Per Michael Roberts(2016), ad esempio, l'economia mondiale si trova in una crisi tale non solo da non riuscire a recuperare i tassi di crescita

27 Cfr. https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2019/10/07/news/decreti-sicurezza-mostruosita-1.339494. In seguito tali decreti sono stati parzialmente modificati, seppur in modo insufficiente, dal successivo governo di centro- sinistra nel 2020.

28 Nella mitologia greca in tale vaso erano conservati tutti i mali del mondo, Pandora aprendo inavvertitamente il vaso li scatenò nel mondo, provocando sofferenza, guerre e conflitti. Dopo averlo chiuso fu costretta a riaprirlo

nuovamente, per permettere agli uomini di avere la speranza del cambiamento.

precedenti alla crisi del 73-75, ma anche quelli anteriori alla crisi 2007-8. 29 Depressione non significa evidentemente che l'economia non cresca, ma che cresce a dei tassi così bassi, che in poco tempo è possibile trovarsi di nuovo in una situazione di recessione. In ogni caso depressione non può essere confusa con recessione: nel primo caso c'è un andamento altalenante, nel secondo caso unicamente una caduta. Negli ultimi dieci anni, dopo la grande crisi del 2008, la crescita delle economie centrali non è tornato agli standard anteriori, ma si mantiene ancora basso o quasi insostenibile se comparato con la crescita media degli anni prima della crisi.